T_T volevo postarne altre, ma purtroppo uno stronzo di fratello me le ha cancellate e mi rimane solo qst T_T
Titolo: Il futuro di Kikyo
rating: generale
personaggi: kikyo (ma chi l'avrebbe detto eh?xD) sesshomaru, principalmente
Genere: boh...penso sentimentale...
InuYasha…perché, perché aveva preferito scegliere quella ragazzina che lo avrebbe abbandonato piuttosto che lei?
Naraku ormai era morto, eppure lo spirito di Kikyo non era stato placato, e ancora vagava sulla terra.
Come mai si sentiva così attaccata alla vita nonostante l’avesse persa da tempo? Sapeva di non voler perire nuovamente, anche se aveva perso ciò per cui era tornata in vita. Sperava forse di che al mondo vi fosse ancora un posto per lei? Erano solo sogni, illusioni. Lei non apparteneva più a quella terra, a quel cielo, ma non voleva farsene una ragione.
Si sedette, era stanca. Aspettò che i suoi fedeli Schimidamachu arrivassero con nuove anime di donne morte nel rancore per permetterle di muovere ancora per qualche tempo quel corpo fittizio fatto solo di terra e ossa.
Ancora una volte si chiese perché il destino le avesse riservato una simile esistenza. Perché non era potuta invecchiare come una normale donna?E perché le era stato tolto anche InuYasha, l’unica cosa a cui ancora tenesse davvero?
Basta farsi domande, non era da lei piangersi addosso, e forse era solo arrivato il momento di dimenticare il passato, però…c’era una cosa che continuava a perseguitarla, una cosa che desiderava con tutta se stessa: una seconda occasione, una possibilità di cambiare il fato, di poter vivere nuovamente.
Una volta riempito il suo vuoto corpo con le nuove anime, si alzò. Non sapeva dov’era, ma in fondo non lo sapeva più da molto tempo, da quando aveva deciso di viaggiare senza sosta, senza fermarsi mai, se non per validi motivi.
Avvertì una presenza demoniaca dietro di lei: prese arco e frecce e si voltò con la solita espressione impassibile che ormai la caratterizzava.
Nel voltarsi incontrò due occhi ambrati e intravide una lunga chioma argentea: per un momento sperò che fosse InuYasha, poi si diede della stupida per averlo fatto.
Alcune nuvole simili a cotone oscurarono il sole, gettando cupe ombre sul volto di ghiaccio del demone.
<sei il fratello di InuYasha?> chiese Kikyo, per niente spaventata, ma senza accennare a lasciare l’arma. <sì. Tu sei la donna che amò cinquant’anni fa e che ha ripudiato per quella ragazzina che non è di questo mondo se non sbaglio>. La sacerdotessa, fremente di rabbia, scagliò la freccia, che evitò volutamente il viso di Sesshomaru per pochi millimetri.
<si, non sbagli, sono io>. <mi fai pena. Ormai non puoi neanche più definirti umana e rimani ancorata a questa vita senza un vero scopo. Ti cibi persino delle anime dei tuoi simili: se un tempo eri una grande sacerdotessa, ormai sei solo ridicola>. Kikyo lo fissò con sguardo pieno d’odio: la cosa che più le dava fastidio era che avesse ragione. Sul volto del demone comparve una sorta di ghigno malizioso, poi questi le girò le spalle, forse non la considerava un pericolo, e se ne andò. Qualcosa la spinse a seguirlo, senza un vero perché, forse aveva letto qualcosa negli occhi di Sesshomaru, che non l’aveva fatta sentire più così sola, o forse aveva solo tanta voglia di compagnia.
<signor Sesshomaru, chi è quella bella donna che la segue?> chiese Rin, una volta che il demone ebbe raggiunto il luogo ove Jaken e la bambina si erano accampati <zitta Rin, non sono cose che ti interessano, e comunque è solo una non morta, la donna che il fratello del padrone amò cinquanta anni fa> disse il demone rospo.
<jaken, Rin: portate con voi la sacerdotessa mentre andate a cercare il cibo che vi è necessario> ordinò Sesshomaru, ma Kikyo non era molto d’accordo <io non ho bisogno di mangiare come umani ormai da molto tempo.> Non aveva intenzione di muoversi da lì, forse una volta rimasta sola con il demone avrebbe avuto l’occasione di parlargli.
<perché alla fine mi hai seguito?> chiese il demone <qualcosa mi dice che non ne sei realmente così sorpreso, che in un certo senso te lo spettavi, anzi, era quello che volevi> la sua non era una vera risposta. <perché mai avrei dovuto volere una simile cosa?> Kikyo fu colpita dal fatto che anche lo sguardo del demone non tradiva mai la minima emozione. <non lo so, dovrei essere io a chiedertelo, non ti pare?> <io non avrò mai niente da spartire con una come te, rifiutata persino da un mezzodemone…rivedi le tue ipotesi, è meglio>. La sacerdotessa si alzò di scatto: non aveva nessuna intenzione di sopportare oltre quegli insulti.
Cadde a terra…qualcosa le stava strappando via tutte le anime, ma cosa?
<le tue condizioni peggiorano a vista d’occhio, non riesci neanche più a reggerti in piedi>. Si voltò, come pensava il tono canzonatorio era proprio quello del demone.
Sesshomaru la prese in braccio sorprendendola (non chiedetemi come fa con un braccio solo…usate la fantasia XD). <ma…cosa…perché mi hai seguita?> non se ne capacitava. <ti consiglierei di fare meno domande o potrei decidere di lasciarti qui>. Kikyo sorrise: forse iniziava a comprendere il modo di pensare e di agire del fratello di InuYasha.
<non è che forse eri preoccupato per me?> già si immaginava la risposta <per te? Pfui>. Come previsto, ma aveva capito che non doveva dargli troppo peso.
<sacerdotessa!E’ giunta per Voi l’ora di tornare alla morte, ormai da tempo non dovreste più camminare tra i vivi!!> il monaco aveva sorpreso Kikyo mentre questa si era allontanata dal demone per attendere nuove anime, che non erano ancora arrivate: in quelle condizioni era troppo debole anche per difendersi da quel campagnolo. Sorrise di un riso amaro: ormai sembrava esser giunta la sua ora.
Il vento…cosa voleva dirgli?Era forse lì per ricordargli quel qualcosa che voleva dimenticare? Per parlargli ancora una volta della sua padrona? No, questa volta il vento aveva un obbiettivo ben diverso: gli portò l’odore della sacerdotessa e quello del monaco. Qualcosa gli suggerì che la situazione non era così calma come sembrava, forse era il suo istinto.
<spero che la vostra anima trovi la quiete. Pregherò per Voi>. Kikyo chiuse gli occhi: era pronta. Forse finalmente la sua anima avrebbe trovato la pace…no, ne dubitava fortemente.
Non avvertì niente, così riaperse gli occhi e notò subito il monaco disteso a terra ed il demone di fronte a lei. Fissò il bonzo <tranquilla, non è morto, non mi sporcherei mai le mani con il sangue di un insulso umano>.
Sesshomaru si avvicinò: il vento aveva forse voluto avvertirlo che stava per perdere un’altra donna alla quale ormai teneva?
<non capisco perché continui a venirmi a salvare>. Lui si avvicinò ancora di più <forse spero di ricavarci qualcosa>. La sacerdotessa si perse in quei freddi occhi ambrati, che le ricordarono tanto quelli di un’altra persona, provocandole un’acuta fitta al petto.
Lui la tirò a sé con decisione e, come sempre, senza tradire alcun sentimento. Il battito ed il respiro di Kikyo accelerarono. Era sempre riuscita ad essere così fredda e distaccata, eppure ora il suo cuore non voleva più obbedirle.
Sesshomaru si chiese cosa mai stesse facendo, cosa mai avesse fatto nascere in lui il desiderio di baciare quella donna. La guardò ancora una volta: erano vicinissimi e gli occhi di lei erano ormai chiusi, quasi ad indicare una sorta di rassegnazione o un assenso.
Si scostò e la sacerdotessa si risvegliò come da una specie di trance. <ma cosa…?> chiese stupita <pensavi davvero che mi sarei abbassato a baciare una stupida umana come te?Ma fammi il favore…> se ne andò, senza essere convinto delle proprie parole.
Ancora una volta respinta; cosa aveva fatto per meritarselo? Quale colpa le impediva di essere felice? A quel punto più nulla la legava alla vita terrena, si doveva rassegnare: non avrebbe avuto altre possibilità dal destino.
Sapeva cosa fare e come: doveva tornare al luogo al quale era stata strappata da quella maledetta strega; quello raggiunto per la prima volta cinquanta anni prima.
Allontanò gli schimidamachu: non le sarebbero più serviti una volta che si fosse liberata da quel corpo.
Kikyo venne avvolta da una strana luce, che la avrebbe guidata nel suo viaggio.
<non ti facevo così idiota> Sesshomaru era lì. Estrasse la Tenseiga e con un unico gesto tagliò la luce e anche la donna si sentì immediatamente diversa. Provò a chiedere spiegazioni.
<non volevi avere una seconda chance?! Ce l’hai anche se non da umana: non potevo farti tornare in vita come tale, visto che non lo eri più da tempo. Ora sei un demone, non ti sembra uno scherzo del destino?> <no. Forse è una delle cose migliori che mi sia capitata^^> infondo così gli sarebbe potuta stare per sempre accanto.
<vieni, andiamo> <aspetta…grazie Sesshomaru…grazie per tutto^^>. Lui fu così veloce che quasi non lo vide e una volta scioltisi dal bacio, rimase a fissare il vuoto per la sorpresa.
<te l’ho detto che non do mai niente per niente. Ora andiamo>.
Forse finalmente le cose sarebbero andate per il verso giusto.
Fine
