Harry Potter e la resa dei conti, a Keira's production

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-Keir@-
icon1  view post Posted on 1/8/2007, 14:23




Nome: Harry Potter e la resa dei conti
Rating: R (non so esattamente cosa significhi sta R, me cumpletament gnurant, se è qualcosa di anomalo chiedete alla signorina wataaa)

A proposito, i nomi e i luoghi appartengono alla Row, ma la storia è tutta materia grigia del mio cervelletto. ;)


HARRY POTTER E LA RESA DEI CONTI

Capitolo 1


Quell’estate era stata un inferno. Faceva davvero molto caldo e anche se i
ventilatori erano accesi in mezza casa, nessuno sembrava essersi accorto di
Harry, che annaspava sudato davanti alla propria finestra in Privet Drive.
Era stato chiuso in camera per aver rovesciato un bicchiere d’acqua sulla preziosa moquette di zia Petunia, ma era stato un incidente: Dudley voleva che gli versassero l’acqua da almeno mezz’ora e nessuno dei due genitori gli dava retta perché attentamente presi da una partita di calcio in tv…
Dudley non si sarebbe mosso da dov’era anche se ci fosse stato un terremoto perché voleva il suo bicchiere d’acqua, ed essendo totalmente stupido da non potersela versare da solo, Harry alzò la bottiglia.
<< Dammi il bicchiere, te la metto io… Sei peggio di un bambino di tre mesi che ha perso il ciuccio, sai? >> disse mentre gli versava l’acqua e Dudley, irato per il suo spregevole ma vero insulto, allontanò il bicchiere e Harry rovesciò l’acqua sulla tovaglia che pian piano gocciolò verso la moquette.
<< Mamma!!! Harry ha rovesciato l’acqua, Harry ha rovesciato l’acqua!!! >>.
Fino a un momento prima al richiamo del loro povero figlioletto che voleva essere imboccato il biberon con un po’ d’acqua non avevano risposto, ma adesso che Harry aveva fatto il madornale sbaglio di aiutare quella scimmia di suo cugino sembrava che tutto il mondo si fosse rivoltato.
<< La moquette! >> urlò imbestialita zia Petunia.
<< Lui ha allontanato il bicchiere, è logico che l’acqua sia caduta!! >>
strillò Harry.
<< L’hai rovesciata tu lo stesso, questa tua banale scusa non cambia i fatti! >> disse Dudley.
<< Allora ammetti di averlo allontanato tu il bicchiere! >>
<< Tu avresti dovuto avere la prontezza di allontanare la bottiglia, in fondo sei uno Svitato che fa tu-sai-cosa con quel bastoncino che ti porti dietro, perché non pulisci? >> rispose Dudley.
<< Non rischierò di farmi espellere di nuovo come feci due anni fa per salvare la tua miserabile vita da fifone che viene servito da due camerieri che ti fanno da genitori!! >> sbraitò Harry in preda alla rabbia.
<< Non usare quel linguaggio in casa mia, ragazzo! >> urlò zio Vernon.
<< E perché mai? Non è forse vero? Non immaginate neanche che danni state facendo a questo smidollato! Trattandolo come un bambino gli state decimando i neutroni del cervello! Diddino qua… Didduccio là… Ti fa male il pancino, hai la februccia… >>.
<< Ora basta… >> disse zio Vernon inviperito.
<< E perché? In fondo Diddino ha ragione… lui voleva l’acqua e i suoi camerieri non l’hanno ascoltato… invece Harry si, Harry si è preso la briga di servirlo… >> disse Harry ma fu interrotto.
<< …chiamandomi bambino di tre mesi che ha perso il ciuccio! >>.
<< Certo, perché sei così idiota da non saperti versare un bicchiere da solo, mentre invece sai andare a pestare i bambini di dieci anni… >> disse Harry diventando rosso per la rabbia.
<< Cosa? >> chiese zia Petunia guardando suo figlio.
<< Perché, non lo sapevi zia Petunia? Oh, ma certo, voi da cari genitori, pardon, camerieri apprensivi, credevate che vostro figlio andasse a fare merenda da i suoi cari amichetti? Oh… diglielo, Diddino, cosa facevi invece… >>.
Dudley divenne rosso come un peperone.
<< Cosa facevi, Didduccio caro? >> fece la madre ma Dudley non rispose.
<< Oh, non parli? Peccato, sai, perché allora sarò io a parlare… Quella notte in cui lo salvai dai Dissennatori, non era di ritorno dai suoi cari amichetti, ma era stato accompagnato dai suoi scagnozzi, ridendo di un bambino che avevano pestato con tanta facilità… >>.
<< Mio figlio non lo farebbe mai >> disse Vernon.
<< Ah no? Chiamate tutti i bambini di Privet Drive, dubito che non ce ne sia ancora uno che non sia stato pestato da Big D e i suoi scagnozzi… >>.
<< Non dire baggianate, Potter, le tue non sono altro che scuse… >> urlò Vernon.
<< Il tema principale riguardava la moquette di mamma che tu hai rovinato versandoci dell’acqua! >> disse Dudley irritato.
<< “Il tema principale”… dove hai imparato queste paroline nuove, dal dizionario per i bambini di due anni? >> rise beffardo Harry.
Da tanto aveva desiderato deridere il cugino come lui aveva fatto con Harry da più di sei anni.
<< Diddino, è vero? >> disse la madre.
Lui non rispose.
<< Vi aspettate anche che risponda? Le uniche frasi che conosce è “Mamma è stato Harry” oppure “Papà punisci Harry”… La totale mancanza di regole lo sta sviando… Cosa credete che farà quando voi schiatterete? >>.
<< Potter! >> gridò zio Vernon.
<< Non fare il fifone, zio Vernon, perché prima o poi accadrà e voi lo sapete meglio di me… Comunque, quando voi verrete meno cosa crederete che farà? Si aspetterà di essere servito giorno e notte e se non accadrà potrebbe anche morire di fame aspettando di essere trattato come un re! Lo state trattando come un vegetale, lo capite questo si o no? >> disse Harry arrabbiato al massimo, ma poi si rese conto che i suoi tentativi di farli ragionare erano del tutto inutili. << Oh… ma con chi sto parlando, tanto voi date ragione solo a Diddino, che pesta i bambini di dieci anni per avere il possesso di videogame e poche sterline… >> disse Harry salendo le scale per sparire dentro la sua stanza.
<< Torna giù subito, devi pulire! >> gridò ancora una volta Vernon.
<< E’ stato Diddino, zio Vernon, io non c’entro niente! >> disse chiudendosi nella sua camera.
Sentì i passi pesanti di un bisonte che saliva la rampa, così prese subito la bacchetta dal suo cassetto.
<< Scendi immediatamente o… >> disse Vernon bloccandosi alla vista della bacchetta.
<< O? >> disse Harry che se ne stava tranquillamente seduto sul suo letto.
<< Mettila giù immediatamente >>.
<< Altrimenti? >> disse Harry.
<< Verrai espulso da quel manicomio, lo sai >>.
<< Meglio, così potrò torturarvi qui con la mia bacchetta >>.
Petunia e Dudley salirono le scale e si bloccarono insieme a Vernon sulla soglia della porta.
<< M-mettila giù… >> disse Petunia.
<< Davvero, e perché? Chi siete voi per ordinare me? Me che sono un mago che può facilmente incatenarvi a vita al muro con un colpo di bacchetta! >>.
<< Non puoi farlo, sarai espulso >> disse zia Petunia preoccupata.
<< Meglio per me, così potrò farvi vivere le pene che ho subito io vivendo in casa vostra… >>.
<< Ma quali pene, svitato?! Noi ti abbiamo ospitato qui sapendo che eri un tu-sai-cosa che avrebbe usato una tu-sai-cosa… Abbiamo fatto un sacrificio immane per tenerti qui senza destare troppi sospetti… >> disse Vernon.
<< Se mi aveste capito sin dal primo momento in cui mi “ospitaste” e aveste accettato la mia natura come io ho accettato la vostra di grandi sfruttatori sin dal primo giorno, magari avemmo potuto andare d’accordo! Non siete stati capaci di trattare un mago come vostro eguale! Sono anch’io un essere umano, anch’io bevo, mangio e dormo come voi! E invece no! Invece avete trattato lo Svitato Harry Potter come uno schiavetto, lì dove serviva là c’era, mentre voi e Diddino vivevate nel lusso più sfrenato, tanto avevate un servo, non c’era mica da preoccuparsi…>>.
Petunia abbassò lo sguardo su Dudley.
<< E’ ora che puniate vostro figlio per una volta come avete fatto con me per tanto tempo. Prima o poi qualche genitore di uno di quei bambini che ha pestato insieme ad altri ragazzi verrà a farvi causa, e non sarà solo lui ma anche la comunità vorrà un riscatto per aver sfasciato le giostre di Magnolia Road >> disse poi calmandosi.
<< Dudley non è il tipo che se ne va sfasciando le giostre su e giù per il paese >> disse Petunia.
<< Bè… invece si… fare il bullo e distruggere le cose sono comportamenti tipici di ragazzi che vengono trattati come dei bambini di tre anni… Ringrazio Dio per non essere al suo posto >> disse Harry. Poi aggiunse: << Alcuni di quei ragazzi, però, hanno l’intelligenza di ribellarsi ai loro genitori facendo capire il loro senso di umiliazione. Dudley invece no, a lui piace essere trattato come un lattante, quale privilegio migliore, vero, Dud? Sono veramente contento di non essere nei suoi panni, adesso sarei davvero uno Svitato, perché se non ve ne siete accorti, i veri svitati in questa casa siete voi! Adesso sparite di qui, prima che vi faccia una Fattura… >>
<< Che cos’è? >> disse Vernon. << Una… una tu-sai-cosa? >>.
<< Si, zio Vernon, è una tu-sai-cosa che, per tua informazione, si chiama magia… - I Dursley sussultarono quando Harry pronunciò quel nome - Ne esistono tante di magie, però… Le Fatture in particolare, sono degli incantesimi che provocano il mutamento di alcune parti del corpo, tipo la coda che spuntò a Dud cinque anni fa >>
Dudley sussultò spaventato.
<< Non ti sarà servito cibo per tre giorni, solo acqua la mattina e il permesso di andare in bagno la sera. Verrai chiuso a chiave in questa stanza per tutta la giornata, non uscirai da qui dentro fin quando non andrai a quella scuola di matti che sto incominciando ad amare perché mi tengono lontano da te! >> tuonò Vernon.
<< Non sai quanto sono felice io di andarmene da qui ogni volta che viene il primo settembre che per inciso è anche la data del mio compleanno che voi non mi avete mai fatto festeggiare!!! >> urlò Harry mentre Vernon chiudeva a chiave la porta.
Era stato così che da un giorno lo stomaco di Harry brontolava insofferente, aspettando che qualcosa venisse mandato a bordo.
Aveva anche una gran sete a causa del caldo ma non poteva effettuare alcuna magia o sarebbe stato espulso sul serio: non aveva ancora compiuto diciassette anni.
La notte, anche se più fresca del mattino, restava comunque afosa e Harry andava a letto stanco come non mai, sempre più magro ogni ora che passava.
Edvige gli stava accanto in ogni momento della giornata rischiando anche lei di non mangiare, ma quando Harry la obbligava a uscire per andare a caccia durante la notte e ritornava con un topo morto in bocca, molto spesso ne offriva una parte a Harry che all’alba del secondo giorno stava per accettare l’offerta. Meno male che la sua razionalità lo fece ragionare: se avesse mangiato un topo di strada chissà quali malattie avrebbe riportato.
<< Emh… no, grazie, Edvige, emh… io non ho uno stomaco forte come il tuo >> disse mentre il suo stomaco si ribellava.
Quella sera sentì gli zii discutere nella stanza affianco.
Avvicinò un bicchiere, quello che gli era stato dato la mattina stessa, alla parete per poter sentir meglio le voci.
<< Forse dovremmo sfamarlo, Vernon. Con quell’affare che ha nella stanza potrebbe avvertire i suoi simili… >> era la voce di Petunia. << E tu ricordi cosa mi disse quel vecchio barbone quando ricevemmo Harry in casa… >>.
<< Domani è il terzo giorno, Petunia, ed è l’ultimo. Dopodomani potrà mangiare anche lui, ma mi raccomando: non voglio che consumi i pasti dove li consumiamo noi. Non credo che gli altri Svitati obietteranno se non lo facciamo mangiare alla nostra stessa tavola…diremo che volevamo un po’ di privacy… >>.
<< Aveva ragione a chiamarci degli sfruttatori. Trattiamo meglio il cane di Marge che lui che è un essere umano >>.
<< Che pensieri vai facendo? Se abbiamo il terrore del cane di Marge? >>.
<< Appunto. Se di lui abbiamo il terrore, per Harry cosa proviamo? >>.
“Totale ripugnanza” pensò Harry.
<< Totale ripugnanza, Petunia. Adesso dormi >>.
Harry non sentì più nessuna voce e posò il bicchiere vuoto. Se avesse avuto a disposizione un telefono avrebbe chiamato la polizia e loro sarebbero stati incarcerati con l’accusa di maltrattamento di un minorenne che avrebbe compiuto gli anni di lì a poco.
Ormai non credeva che Hermione e Ron sarebbero venuti a prenderlo: l’anno prima aveva detto loro che sarebbe andato alla ricerca degli Horcrux.
Peccato per lui quell’anno a Hogwarts non sarebbe ritornato. L’anno prima aveva detto ai suoi amici che avrebbe giurato vendetta al famigerato Lord Voldemort che pian piano stava distruggendo la sua vita uccidendo le persone a cui teneva di più.
Ma adesso niente e nessuno gliel’avrebbe impedito: avrebbe ucciso Voldemort. I suoi genitori, Sirius e Silente non erano morti per niente. Tutti loro avevano tentato di difenderlo, ma adesso basta, adesso era il suo turno.
Immerso nei suoi pensieri, prese la foto di Ron ed Hermione che aveva sul comodino, che lo salutavano felici dietro la superficie liscia e trasparente del vetro. Chissà se li avrebbe mai più rivisti.
Posò la foto e fissò il soffitto con lo stomaco che ballava la tarantella dentro il suo corpo.
Mai e poi mai i suoi zii l’avrebbero definito una persona come tutte le altre, solo a Hogwarts si sentiva a casa, e adesso che non ci ritornava più si sentiva quasi male.
Decise di alzarsi e di andare alla finestra, il caldo quella notte era terribile.
Era incredibile come si era ridotto. Viveva in una casa, aveva un letto, ma veniva trattato come una bestia, senza offesa per gli animali che vivevano in condizioni più civili di lui.
Desiderò di non essere mai nato, in questo modo non avrebbe patito le pene che viveva con i Dursley.
Lasciò girare lo sguardo per le case quadrate di Privet Drive e vide la casa della signora Figg. Le luci erano spente ma se fossero state accese avrebbe scavalcato il davanzale fino ad arrivare a casa sua.
D’improvviso, come se fosse stato il cielo a volerlo, la luce della stanza da letto in casa sua si accese e Harry esaminò la distanza che separava la sua finestra dall’aiuola. Era parecchia.
“ Bè… al massimo mi fratturerò un braccio… oppure una gamba… ma gli arti non sono così necessari, in fondo… ” pensò.
Decise di prendere il suo baule e la gabbia di Edvige dove il gufo dormiva beato, acchiappò quello che poté dal pavimento e lo infilò all’interno dell’enorme bagaglio, poi prese la bacchetta dal cassetto del comodino e la mise in tasca.
Alzò di peso il baule e sperando di non fare rumore, lo gettò di sotto. Per fortuna nessuno si era affacciato al rumore di un gatto che scappava via dolorante, miagolando abbastanza forte.
Edvige sbatté le ali infastidita e Harry aprì la gabbietta.
<< Va di sotto, aspettami vicino alla porta d’ingresso… >>.
Edvige lo guardò, poi fece per andare giù per le scale ma la porta era chiusa e lei si appollaiò sul pavimento, aspettando che Harry la aprisse.
<< No, non da quella parte, Edvige, per di qua! >> disse indicando la finestra spalancata. << Vola giù fino a toccare terra e aspettami lì dove sei, hai capito? >>.
Edvige si alzò in volo irritata e prese a scendere per la finestra fin quando non toccò il prato dell’aiuola con le sue fragili zampe.
Harry gettò la gabbia vuota di sotto ed esaminò di nuovo la distanza che lo separava dalla curata aiuola che viveva sotto la casa degli zii, poi si sedette sul davanzale con le gambe fuori.
“ Questo è puro suicidio… “ pensò ancora, ma poi si lanciò.
Cadde di pancia, con un braccio innaturalmente piegato sotto il suo peso, ma subito si tirò su.
<< Auh… >> gemette Harry al dolore.
<< Petunia! Cos’è stato? >> sentì gridare sopra la sua testa.
<< Un gatto, probabilmente… adesso dormi, caro >>.
Meno male. Aveva scampato il peggio. Fece entrare Edvige di nuovo nella gabbia e afferrò la maniglia del baule, pronto a partire alla volta dell’ignoto.
<< Vado a controllare se lo Svitato è ancora nel suo letto… >>.
Oh, no, questa non ci voleva, era nei guai… Si guardò intorno ma non vide nessun nascondiglio adatto e tornare in camera sua era un impresa impossibile. Inoltre, tentare una via di fuga… quella si che sarebbe stata un suicidio… tutta la roba che si portava dietro era pari al peso di Vernon, il che significava che erano della stessa velocità, il che significava che Vernon l’avrebbe acchiappato sicuramente…
Quasi non riuscì a ricordare come avesse fatto a pensare a quanto pesasse il suo baule…
La mente di Harry lavorava frenetica…
<< Petunia! Lo Svitato è sparito! >>.
Avrebbe dovuto fare come nei film, lasciare qualcosa sotto le coperte come se qualcuno ci stesse dormendo, ma con un estate afosa come quella non avrebbe comunque funzionato: nessuno con la testa apposto si sarebbe messo sotto le lenzuola… Ma almeno avrebbe guadagnato tempo…
Sentì i soliti passi da bisonte schiacciare la rampa di scale e Harry trascinò il suo baule nascondendosi dietro la casa.
<< Potter! >> gridò Vernon nel pieno della notte. << Potter, vieni subito
qui!!! >>
<< Sta zitto, stiamo dormendo! >> gridò il vicino accendendo le luci della propria stanza e alzando le tapparelle.
<< Scusate ma ho perso… il… emh… cane… >>.
<< Lo ritroverai domani, ora lasciaci dormire!! >> gridò ancora quello abbassando la serranda.
Zio Vernon lo guardò torvo e ritornò in casa bofonchiando tra sé e sé qualcosa del tipo: << Se lo ritrovo poi mi sente >>.
Sbatté la porta d’ingresso dietro di sé e Harry aspettò parecchi minuti prima di poter lasciare il suo nascondiglio.
Avanzò piano per l’aiuola, attraversò il vialetto deserto e si intrufolò nel recinto della signora Figg.
Si guardò le spalle nel caso qualcuno l’avesse visto o seguito, posò la gabbia di Edvige sullo scalino e bussò il campanello.
Si sentì qualcuno precipitare per le scale e fermarsi proprio davanti alla porta, che subito si spalancò.
<< Harry? >> chiese la signora Figg sconvolta. << Chi ti ha ridotto così, poverino, entra
dentro… >>.
<< Grazie >> disse lui attraversando la soglia pieno di roba in mano.
<< Ma da quant’è che non mangi, sei così magro… >>.
<< Due giorni… all’incirca >>.
<< O mio Dio, e ti presenti solo adesso? Bisogna punire quella gente, ti trattano come un’animale… In frigo ho un po’ di tutto… Aspetta, ti preparo uno di quei panini col prosciutto, sono una squisitezza! Seguimi, per di qua >>.
Harry lasciò il baule e la civetta nell’ingresso, poi seguì la signora Figg in cucina, una graziosa stanza con i mobili turchesi.
<< Dimmi, che ti è successo, con esattezza? >> disse lei mentre prendeva un panino e il prosciutto dal frigo.
Harry si sentiva un verme.
<< Emh… senta signora Figg, non c’è bisogno che mi prepari nulla, sono qui solo per chiederle di riferire un messaggio ai miei amici… e a Lupin, e a Tonks e a qualsiasi altro dell’Ordine >>.
<< Perché non puoi riferirlo tu? E poi per me non c’è nessun problema nel preparare panini, sono anni che non ne preparo uno per qualcuno >>.
<< La ringrazio, signora Figg, davvero, ma vado di fretta. Sono qui giusto per far sapere a qualcuno che sparirò dalla circolazione in modo che lei lo possa dire agli altri che non staranno in pena per me >>.
<< Sparire dalla circolazione? >>.
<< Esattamente. Voglio andare a cercare Voldemort e ucciderlo. Una volta per tutte… >>.
<< No, Harry caro, non puoi, sei così giovane, non hai esperienza… >>
<< Certo che ce l’ho. Ho un esperienza di sofferenze che dura da quel benedetto giorno che arrivai dai miei zii, e anche se a Hogwarts ho vissuto i periodi più belli della mia vita, io… non posso più tornarci >>
<< Perché, Harry, tu sei al sicuro in quella scuola… >>
<< Lei dice? Allora com’è che da quando sono diventato un alunno di quel castello, Voldemort attacca sempre degli innocenti? Io lo attiro, lo capisce questo? Io lo attiro perché vuole vendicarsi di me… uccidendo altre persone e questo non è affatto giusto >>.
<< Harry non puoi andare da solo a cercarlo, sarebbe troppo pericoloso… >>
<< Sarebbe pericoloso anche attirarlo a scuola, rischiando di uccidere altre persone >> convenne Harry.
<< Harry, forse è meglio che tu discuta di questa decisione con altre persone, io sono una Maganò, non ho il potere di farti restare… >>
<< Io non ho bisogno di discutere, ho preso la mia decisione >>
<< Harry… ti manca ancora un anno di scuola, tu non… non puoi andare via senza aver terminato i sette anni… >>
<< Certo che posso. Infatti lo faccio >> Harry prese il suo baule e lo trascinò via, fuori dalla porta.
<< Harry aspetta! >> disse qualcuno dall’interno della casa.
Era una voce femminile estremamente familiare. Harry si voltò e vide Hermione saltargli al collo.
<< Hermione, c-cosa… Cosa ci fai a Little Whinging? >>
<< Sono venuta a prenderti, Harry. Mio Dio, ma come ti trattano in quella
casa? >>.
<< Tu non mi prendi e non mi porti da nessuna parte… >>
<< Harry, ti prego… >> In quel momento la signora Figg sparì in cucina lasciandoli parlare.
Hermione era preoccupata a morte.
<< No, Hermione, devo andare a cercare Voldemort >> disse Harry deciso mentre apriva la porta, ma Hermione la richiuse sbattendola e si piazzò davanti alla soglia.
<< Tu non vai da nessuna parte senza di noi >> disse qualcun altro dietro di lui e voltandosi, vide un ragazzone alto quasi quanto il soffitto, i capelli rossi e il volto spruzzato di efelidi, vestito in modo decisamente babbano e col volto segnato dalla preoccupazione e dal sonno.
<< Si può sapere che ci fate voi due qui? >>
<< Te l’ho detto, siamo qui per portarti via >> ripeté Hermione.
<< E io ti ho detto che non verrò con nessuno da nessuna parte. A scuola non ci torno >>.
<< Chi ti ha detto che devi tornare a scuola, puoi benissimo stare dai miei per un po’… Non obietteranno affatto, vedrai >> disse Ron.
<< Tu sei pazzo, in famiglia ne siete già tanti… E poi io non verrei comunque, vi ho detto che devo cercare Voldemort >>.
<< Lo cercherai con noi. Anche noi chiediamo vendetta, cosa credi? >> disse Hermione.
<< E’ una cosa che devo fare da solo, non vi permetterò di rovinarvi la vita con me dietro >>.
<< La vita te la rovinerai tu se partirai così senza prima avere un po’ più di esperienza… Pensaci: per uccidere Voldemort hai bisogno di diventare un Auror, non pretenderai mica di fargli qualche Fattura mentre cerca di scagliarti un Avada Kedavra… >> disse Hermione.
<< Infatti… Per diventare un Auror devi venire a scuola… lì impareremo una miriade di altri incantesimi che potranno stanare Voldemort e i suoi Mangiamorte… avanti Harry, non dirmi che a certi ragionamenti non ci arrivi… >>
<< Certo che ci arrivo, Ron, non sono stupido… >>
<< Se non lo fossi, non staresti qui a pensare di rischiare la vita per andare alla Sua ricerca… >> disse Hermione ancora appoggiata sulla porta per non lasciargliela aprire.
<< Avanti, Harry, vieni da me, hai anche il baule, miseriaccia… >>
<< Non ci penso neanche, Ron… Hermione spostati >>
<< Neanche per idea >> disse lei, Harry la guardò attentamente. Nei suoi occhi vedeva la paura di lasciarlo andare ma anche la decisione di non fargli varcare la porta.
<< Harry, avanti, non fare lo stupido… >> disse Ron.
<< Decidere di uccidere colui che ti ha rovinato la vita è un comportamento da stupidi? >> sbottò Harry.
<< No, è un comportamento da incoscienti, Harry, cioè modi di fare non degni di te - disse Hermione - Adesso torna con noi dagli Weasley, promettiamo di non costringerti a riprendere la scuola se tu non vuoi >>
Harry li guardò tutti e due, non li aveva mai visti così decisi.
<< Non vogliamo perdere un amico, Harry, e sicuramente lasciarti andare per uccidere Voldemort significa perdere un amico >> disse Ron molto confuso.
<< Non puoi andare da nessuna parte se prima non ne avrai discusso con i membri dell’Ordine >>.
<< Io non voglio discutere - ribatté Harry deciso - spostati Hermione, dico sul serio >>.
<< Anch’io dico sul serio, Harry, credi che stia scherzando mentre cerco di non perdere una persona a cui tengo molto!? >> disse Hermione in preda alle lacrime. Poi si controllò e abbassò la testa facendo sparire il pianto.
<< Non fare così, Hermione… >> disse Harry in pena per lei.
<< Neanche tu devi fare così, Harry. Credevo di conoscere una persona ragionevole e guarda chi mi trovo davanti pronto a farsi uccidere. Hai tutte le regioni del mondo per abbattere quell’essere, ma aspettare un po’ prima che tu sia pronto non cambia nulla! >>
<< Certo che cambia Hermione! Se io aspetto, lui ucciderà qualcun altro… >>
<< Ha già ucciso, Harry, quello lì non ha scrupoli… - disse Ron serio - Avanti, trasferisciti da me, i miei saranno al settimo cielo, figurati Ginny! Saremo contenti di averti con noi, ma dobbiamo sbrigarci prima che qualcuno si accorga della nostra assenza… >>.
<< Come? >>
<< Nessuno sa che ci siamo allontanati da casa, e non sarà una bella sorpresa per loro non vederci nei nostri letti… >> disse Ron preoccupato.
<< Tanto è inutile… >> disse Hermione osservando Harry. Lui si girò verso la ragazza e la vide rassegnata mentre si toglieva dalla porta. << Ormai è chiaro cosa vuole fare… >>.
Non se lo sarebbe aspettato da Hermione… non era da lei arrendersi subito.
<< Hermione, così se ne scappa, lo stavo convincendo… >> disse Ron a bassa voce.
<< Non è un cane, sa prendere benissimo da solo le sue decisioni. Se vuole andare, che vada allora, noi non possiamo dire di non averci provato >>.
<< E a chi dovremmo dirlo di averci provato? Hermione, se lo sa qualcuno ci ammazzeranno di brutto! >>.
<< Non fare lo stupido, è un modo di dire… >> disse lei sedendosi sul divano e aveva cominciato a lacrimare.
<< Lo so che era un modo di dire, era solo per sdrammatizzare… A quanto pare però Harry non apre la porta… >> bisbigliò poi per non farsi sentire. Hermione si asciugò le lacrime che continuavano a scendere ininterrotte e fissò Harry.
<< So già che se solo mi avvicinerò alla Tana, mi costringerete a tornare a Hogwarts e voi sapete meglio di me che non voglio >>.
<< Non lo faremo, parola mia… >> giurò Ron poco convinto.
Harry abbassò la testa. Loro erano gli amici più pazzi che avesse mai conosciuto. Se ne erano andati in giro per Privet Drive cercando di convincere un Harry che già sapeva esattamente cosa aveva intenzione di fare.
Il suo destino non prevedeva più Hogwarts. Non più ormai.
Harry scosse lentamente la testa. << Non posso. Mi dispiace >>.
Ron abbassò la testa abbattuto. Hermione cercò di calmarsi da quello che sembrava un attacco di singhiozzi.
<< Io non mi arrendo così facilmente, eh no, bello mio. Adesso tu vieni a casa mia e ne discutiamo davanti a una bella tazza di tè, ridendo di questo triste episodio melodrammatico, va bene? >>
<< No, Ron, non va bene. Ho preso la mia decisione. E anche se mi dispiace molto di lasciarvi, non posso fare altrimenti. Salutami i tuoi Ron… >>
Stava per aprire la porta quando un Ron in preda alla rabbia la richiuse con forza.
<< Non ti permetterò di suicidarti. Se proprio ti facciamo schifo, permettici di deprimerti di più portandoci con te.>>
<< Ron, ma cosa diavolo vai dicendo, voi non mi fate schifo! Ti comporti come un bambino di dieci anni che vuole le caramelle >>.
<< Bel complimento, grazie. Adesso dacci un secondo per far comparire i bauli, d’accordo? >>
<< Bauli per cosa? >>
<< Veniamo con te >> disse Hermione rossa in viso.
Harry sgranò gli occhi.
<< Voi non potete! Pensate ai vostri genitori, c-cosa… che cosa diranno quando sapranno che siete andati alla ricerca di Voldemort?! >>
<< I miei penseranno che sono a scuola… >>
<< E i miei saranno felici di sapere che il loro Ron è molto più di un fifone con le lentiggini… >>
<< Voi siete pazzi… >>
<< Abbiamo preso da te, forse >> commentò Hermione scettica.
<< Io ho un buon motivo per uccidere Voldemort… >>
<< E noi ne abbiamo uno altrettanto valido per non lasciarti da solo in un disperato duello suicida! >> urlò Hermione.
Harry ammutolì.
<< Ma non capisci che siamo le uniche persone al mondo che ti vogliono un po’ di bene? E tu ci liquidi così? >> disse Ron calmandosi.
<< Io vi sto liquidando per non lasciarvi morire forse perché sono anch’io una di quelle persone che vi vuole un po’ di bene! >>
<< Lascia perdere i convenevoli e permettici di far comparire i nostri bauli, piuttosto… >>
Harry li fissò entrambi. Pazzi…
<< State combattendo una battaglia già persa. Io non vi lascerò venire con me, né tantomeno mi farò trasportare alla Tana come una bambola di pezza! Credo di essere abbastanza maturo per poter prendere le mie decisioni da solo e anche se possono sembrare pazze, sono le mie decisioni! Decisioni di uno che ha sofferto in diciassette anni e che adesso vuole solo un po’ di vendetta, decisioni di qualcuno che vuole un po’ di giustizia non solo per se stesso ma anche per tutta la comunità magica che non dovrà più piangere per la morte dei propri parenti! >> esplose Harry. Poi, ripreso il fiato, sussurrò:
<< Contenti adesso? >>
Ci fu un attimo di pausa, un attimo che sembrò durare in eterno, un attimo durante il quale Hermione e Ron si fissarono allibiti.
<< E’ per questo che non voglio farvi venire con me. Io voglio vendetta perché ho visto morire troppa gente, troppa per i miei gusti. Voi cosa desiderate? Aiutare il vostro pazzo amico che non vuole altro che ucciderlo? Convincere Harry Potter che è un pazzo a voler provare sentimenti omicida? Spronarlo a rifugiarsi nella Tana, coccolato dai genitori che non ha mai avuto? Spiacente, ma Harry Potter non è d’accordo >>
Afferrò il suo baule e la gabbia di Edvige, spostò la mano di Ron dalla porta corse via nel caldo afoso della notte.
<< Harry! >> sentì urlare da Hermione. Lui si arrestò, pronto a scoppiare in un altro attacco d’ira tale da svegliare tutta Little Whinging. << Buon compleanno, Harry… >>
Un mezzo sorriso comparve sulle labbra di Harry. Almeno qualcuno se l’era ricordato.
Non rispose; non ringraziò; non disse addio ai suoi due migliori amici, ma proseguì da solo nel buio della notte, con il proprio baule che cigolava dietro di sé… Alcuni pochi minuti e avrebbe potuto usare la magia in modo legale, da perfetto maggiorenne.
Gli serviva una scopa, questo era poco ma sicuro. E anche una scorta di cibo che migliorasse le sue misere condizioni. Doveva andare alla Gringott e convalidare i galeoni che gli avevano lasciati i suoi genitori in monete babbane se avrebbe voluto sopravvivere.
Aveva un sacco di cose da fare prima di darsi alla vita di vagabondo.
Primo fra tutte, doveva raggiungere Godric’s Hollow e stare un po’ con i suoi genitori, parlando con loro di tutte le cose che non aveva potuto confidare grazie a Voldemort.
Faceva davvero caldo quella notte e Harry si chiese se stesse bene perché si sentiva estremamente accaldato. Forse era il desiderio di vendetta.
Aveva bisogno di un piano. Come poteva un ragazzo di diciassette anni a breve, uccidere il più grande Mago Oscuro degli ultimi cento anni?
Impresa difficile, complicata, pericolosa, irta di ostacoli… ma non impossibile.
Qualcuno doveva pur mettere fine alla sua miserabile vita. E quel qualcuno sarebbe stato lui. Harry Potter.
Sapeva che quello che stava facendo era estremamente azzardato; Voldemort aveva un esercito di Mangiamorte agguerriti, desiderosi di morte, distruzione, disperazione… Invece Harry era da solo per libera scelta, consapevole che sarebbe stato un suicidio, ma consapevole anche del fatto che non era debole, poteva farcela, se solo avesse avuto sangue freddo, tanto coraggio, e la sua fidata bacchetta al proprio fianco.
Un cane ululò in lontananza alla pallida luna piena che sovrastava le stradine isolate di Little Whinging. Harry non poté fare a meno di ricordare il cane nero che vide poco più di tre anni fa per le strade di Magnolia Crescent. La sua mente ripercorse gli ultimi anni a Hogwarts, l’enorme mezzo gigante sgrammaticato, le avventure nella Foresta Proibita, il Torneo Tremaghi, Dolores Umbridge, la sua mano lacerata, Fiorenzo… Il bacio con Ginny, la morte di Silente… l’Avada Kedavra di Piton…
Immediatamente scosse la testa, come per liberarsi da pensieri simili.
<< Non è questo il momento, Harry… >> si disse deciso mentre svoltava in una stradina costeggiata da alberi e cespugli insidiosi, come se celassero qualcosa o qualcuno pronto ad attaccarlo. La sua mano ricorse immediatamente alla sua tasca, dove aveva riposto la bacchetta magica.
Si guardava intorno con circospezione, come aveva visto fare da certi agenti nei film polizieschi che amava tanto zia Petunia.
Il cane ululò di nuovo in lontananza. Un segno di avvertimento o un semplice comportamento animale?
Qualunque cosa fosse, Harry affrettò il passo.
Si disse che non era il momento migliore per andare in un cimitero, meglio rifugiarsi nella casa dove era finita la vita dei suoi genitori.
Percorse un mare di stradine per un tempo che sembrò eterno, fin quando…
<< Eccoti… >>.
Era davanti alla casa dei suoi genitori, non distante dal cimitero dove adesso riposavano. Un brivido gli percorse la schiena. Non era mai entrato in quella casa, almeno non dopo la morte dei suoi.
Cercò di raccogliere tutto il coraggio che aveva, ed estraendo la bacchetta si fermò davanti al portone d’ingresso lacerato in quegli ultimi diciassette anni.
Se quella era la porta, l’interno non sarebbe stato un vero spettacolo…
Guardò l’orologio che aveva al polso. Non era ancora mezzanotte. Niente magia.
Doveva quindi forzare l’entrata sbarrata da aste di legno ammuffite.
Cercò di staccarle con le mani, con il solo risultato che una scheggia gli finì nel dito, il quale cominciò a sanguinare. Harry estrasse dolorante il pezzettino di legno e succhiò il sangue che continuava a scendere.
Poi si guardò intorno. Doveva pur esserci qualcosa che l’avrebbe aiutato ad aprire quella porta…
Niente. Non c’era niente in quel giardino incolto. Tranne la cassetta delle lettere che Harry non riuscì a estrarre dal terreno.
Decise allora di fare un giro della casa, trovando qualcosa su cui arrampicarsi, o una finestra casualmente rotta dalla palla dei figli dei vicini.
Niente di niente. Quella casa era impenetrabile.
Harry tornò sul davanti della casa e, con più attenzione osservò i tubi delle grondaie, che salivano fino al tetto affiancando una finestra chiusa.
Niente di più facile che sfondare un vetro.
Dopo aver lasciato il baule e la gabbia in giardino deciso a riprenderli quando avesse avuto diciassette anni e un secondo, si arrampicò per il tubo incrostato.
Era scivoloso e sporco di una strana sostanza verde, per cui, al primo tentativo cadde rovinosamente a terra di schiena.
Dopo aver imprecato contro il tubo, si issò nuovamente a esso e cominciò a salire sempre più in alto finché non si trovò sopra la porta d’ingresso. Con un complicato movimento di gambe riuscì a raggiungere in davanzale della finestra con la mano sinistra, ma d’improvviso sentì il tubo cedere sotto il suo peso…
Harry non ci pensò due volte ad appendersi al davanzale con due mani e proprio in quel momento il tubo si spezzò in due e finì sul prato a pochi centimetri di distanza dal suo baule.
Adesso però restava la speranza di non spezzarsi in due proprio come il tubo…
Harry poggiò il piede su una trave che fuoriusciva arrugginita da un buco appena sopra la porta e con l’altra mano cercò di issarsi sul davanzale. Troppo lontano. Ebbe appena la possibilità di guardare l’orologio prima che la trave si spezzasse sotto il suo peso.
Rimase però saldamente attaccato al davanzale e sperò con tutto il suo cuore che il marmo fosse indistruttibile.
Alzò la gamba destra e cercò di spingersi fino alla finestra. Dopo svariati tentativi, si ritrovò steso accanto alla finestra. Ora il problema era sfondarla.
Ti tolse una scarpa e cercò di sfondarla con quella. IL vetro era vecchio, si sarebbe rotto subito… Ma non accadde.
<< Oh, no… >>
Si dichiarò uno scemo per non essersi portato qualcosa dietro per poterla sfondare, come un sasso o qualcosa di appuntito come…
La bacchetta!
La magia non poteva ancora usarla ma la bacchetta sì. La tirò fuori dalla tasca e provò a colpire la superficie del vetro.
<< Evvai! >> esultò Harry vedendo che la lastra era andata in frantumi. Ruppe i restanti pezzi di vetro con i gomiti e scivolò all’interno della casa.
Era la prima effrazione che faceva e si complimentò del fatto di essere in territorio amico.
Quella in cui si trovava doveva essere la stanza in cui aveva dormito fino al giorno in cui Voldemort era entrato in casa.
Vide la sua culla impolverata sbattuta in un angolo e i suoi giocattoli seminati sul pavimento, insieme a pezzetti di legno che sarebbero dovuti appartenere a un mobile sgangherato stipato in un angolo accanto alla porta.
Qui, in questa stanza, doveva essersi consumato il potere di Voldemort.
Dopo aver dato una rapida occhiata alle ragnatele e al legno marcito che emanava un acre odore di muffa, aprì la porta cigolante e scese al piano di sotto.
Poi si arrestò di colpo.
Aveva sentito qualcosa provenire dal piano superiore, dal corridoio a sinistra. I suoi ricordi di bambino gli rammentarono che da quelle parti c’era la stanza dei suoi genitori.
Si convinse che era stata solo la sua immaginazione, ma quando scese un altro scalino, sentì chiaramente un tonfo e un imprecazione.
Chi c’era? Chi poteva starsene in quella casa infestata da topi e ragnatele?
Un altro tonfo, una nuova imprecazione, da una voce diversa.
Con cuore che batteva a mille, Harry ripercorse i suoi passi e si affacciò sul corridoio. Un intensa luce proveniva da una stanza semisocchiusa in fondo alla corsia.
Con la bacchetta stretta in pugno e l’orologio al polso che segnava ancora le ventitré e cinquantuno, Harry si appiattì al muro e lentamente si avvicinò alla porta.
Ora sentiva chiaramente le voci ridotte in sussurri di due persone, forse ce n’era anche una terza, non seppe distinguerle. Aspettò qualche minuto e quando guardò l’orologio erano ancora le ventitré e cinquantadue.
Non poteva aspettare altri minuti. Al diavolo la legge, tanto l’avrebbe comunque violata se si fosse Materializzato, dato che non aveva fatto ancora l’esame…
Pronto a scagliare qualsiasi incantesimo possibile contro i coinquilini, tese una mano nel buio e spalancò la porta…
<< Oh mio Dio! >> sentì gridare da una donna.
<< Ma che diavolo… >> gridò qualcun altro.
<< Expelliarmus! >> urlò Harry contro la persona più vicina a lui.
Solo dopo si rese conto di aver sbattuto Ron contro la parete e che Ginny era rintanata in un angolo terrorizzata dalla sua ira.
<< Ma cosa diavolo ti salta in zucca, Harry! >> era Hermione a parlare. Era spuntata dal buio di un armadio e ora si stava precipitando alla volta di Ron.
<< Ron?! Ron, stai bene? >> Lui si alzò dolorante.
<< Si… Miseriaccia, allora ci odi davvero!! >> esplose il ragazzo.
<< Piantala di fare il melodrammatico, Ron! E poi come potevo sapere che ve ne stavate qui rintanati a casa dei miei? Credevo che fosse qualche
Mangiamorte… >>
<< E invece siamo noi, contento? >> disse Ginny.
<< Tu cosa ci fai qui? >>
<< Anch’io sono felice di vederti… >> disse lei dominata dalla rabbia.
Harry si guardò intorno confuso. << Si può sapere che ci fate voi qui?! >>
<< Sapevamo che saresti venuto a casa dei tuoi e visto che vogliamo venire con te… >> disse Hermione aiutando a mettere Ron sul letto matrimoniale dei genitori di Harry.
<< Credevo di essermi espresso chiaramente prima… >>
<< Anche noi lo credevamo… >> commentò Ron massaggiandosi la testa.
<< Vi siete Materializzati qui prima di me, per caso? >> chiese Harry.
<< Che intelletto… >> commentò Ginny isterica.
Harry la fissò.
<< Si può sapere che ti prende? >> sbottò.
<< Stavo per farti la stessa domanda… Vuoi cercare di fare l’eroe vendicativo? O sei preso da una strana smania di uccidere? >>
<< Anche tu sei contro di me adesso? Cos’è, ti hanno fatto il lavaggio del cervello? >>
<< Non rivolgerti così a mia sorella! >>
<< So difendermi da sola Ronald! >> sbottò Ginny.
<< Scusami se cercavo di stare dalla tua parte! >>
<< EHI, VOLETE DARVI UNA CALMATA O NO? >> urlò Hermione.
Tutti ammutolirono nella stanza.
<< Perfetta imitazione di mia madre, complimenti… >> sussurrò Ron.
<< Tu, piantala di fare l’isterica, tu smettila di fare il melodrammatico e
tu >> disse rivolgendo prima a Ginny, poi a Ron e infine a Harry. << Tu, cerca di convincerti che non sei solo e che hai degli amici su cui contare! >>
<< Tu invece, potresti smettere di urlare, ci tengo ai miei timpani… >> sbottò Ron.
Hermione si zittì paonazza.
Cadde di nuovo il silenzio.
<< Ho… ho sentito dei tonfi prima… che… che cosa è successo? >>
<< Ginny stava cercando di spostare l’armadio per ripulire il pavimento dai ragni… >> disse Hermione quando si calmò.
<< E l’imprecazione che sicuramente ha sentito tutto il quartiere era quella di Ron che gridava come una femmina a causa di un ragno che tentava di arrampicarsi sul letto dove si era rintanato… >> disse Ginny.
<< Ehi, non posso farci niente se ho paura dei ragni! >> sbottò Ron.
<< Frignone… >> commentò Ginny sottovoce.
<< Cos’hai detto? >>
<< Ho detto FRIGNONE >> scandì Ginny.
Ron aprì la bocca per protestare ma Hermione fu più rapida. << Se ricominciate, giurò che vi taglio la lingua e il Diffindo è molto utile in certi casi, credetemi! >>
<< Dov’è il tuo baule? >> chiese poi Ron dopo un momento di pausa.
<< Oh no, l’ho lasciato fuori! >> Harry fece per correre verso la porta ma Hermione disse: << Fermo >>.
Harry si arrestò di colpo e in battibaleno il suo baule e la gabbia di Edvige furono davanti a lui.
<< Oh… be’… grazie… >> disse Harry vedendola con la bacchetta in mano.
<< Non c’è di che… >> mormorò Hermione.
<< Mi chiedevo… come hai fatto ad entrare? Credevo che l’entrata fosse sbarrata… >> chiese Ron.
Harry raccontò loro della sua scalata.
<< Ecco cos’erano quei rumori! >> esclamò Ginny. <<e tu che dicevi che era il vento! >> disse indicando Hermione.
<< Ehi, avevo paura anch’io, non sono mica fatta di ghiaccio! >> disse lei.
D’improvviso Ron sbadigliò. << Sei già stato al cimitero dai tuoi? >>
<< Lo farò domattina >> buttò lì Harry.
<< Come mai? >> chiese Ginny sorridendo.
<< Insomma… be’… diciamo che l’ultima volta che sono tornato da un cimitero di notte ero piuttosto sconvolto, quindi… Ho preferito rimandare >>
<< Afferrato il concetto, adesso che ne dite di dormire? >> chiese Ron tra uno sbadiglio e l’altro.
<< Dormire? Ehi, voi non potete stare qui, dovete tornare alla Tana! Gli Weasley saranno in pensiero per voi! >>
<< Fred e George ci hanno assicurato che se non saremmo tornati, avrebbero detto ai miei che dormivamo da loro per un po’… >> disse Ron.
<< Bella scusa! E se vi cercano nel loro appartamento, eh? >>
<< Allora diranno che saremo andati a Diagon Alley… >> disse Ginny.
<< Voi siete impazziti! I vostri genitori vi cercheranno fino in capo al mondo, e quando vi troveranno passerete la mezz’ora più brutta della vostra vita… >>
<< Ne abbiamo viste di peggiori… Adesso voglio dormire… >> disse Ron scoppiando in un nuovo sbadiglio.
<< No! Voglio dire… è pericoloso, voi non capite! >>
<< Lo capiamo eccome… >> disse Ginny.
<< E poi tu non dovresti essere affatto qui! Credevo che fossi quella più ragionevole in famiglia e invece ti trovo al mio fianco pronta a morire! Ma dove ce l’avete il cervello? >>
<< Nello stesso posto in cui ce l’hai tu, cioè nei calzini… >> commentò Ron.
Ginny rise.
<< E poi non trattarmi come se fossi una bambina… Anch’io vorrei dirgliene quattro a Voldemort se non ti dispiace… >>
<< Certo che mi dispiace! Non voglio cercare Voldemort con la consapevolezza di avere tre vite sulla coscienza! >>
<< Non andare a cercarlo, allora… >> disse Ginny seria.
Harry sospirò. << Non voglio essere ripetitivo. Una cosa preferisco dirla una sola volta. Io cercherò Voldemort e se il cielo me lo concede, lo ucciderò. Chiaro? >>
<< Trasparente. >> disse Hermione.
<< Non vedo quale sia il motivo di ribattere, allora… >>
<< Sai cosa penso? >> disse Ginny con gli occhi socchiusi, cercando di non far vedere le lacrime.
<< Aria >> disse Ron trascinando Hermione fuori dalla stanza.
<< Penso che tu abbia una strana voglia di morire. >>
<< Ti sbagli. >> disse Harry mentre la porta della stanza sbatteva alle proprie spalle.
<< Allora spiegami perché vuoi andare a cercare Voldemort, e non rifilarmi la storia della voglia di vendetta perché l’ho sentita talmente tante volte da poterci scrivere un libro… >>
<< Spiacente, perché è sempre quella. Almeno devo riconoscermi coerente, non credi? >>
<< Tu sei solo un vigliacco. >>
<< Se con vigliacco intendi aver paura che tu, o Hermione o Ron o qualunque altro a cui voglia bene muoia se prima non stendo Voldemort, allora sì, sono un vigliacco >> disse Harry con aria di sfida.
<< Dove credi di andare senza un istruzione, eh? A scuola potresti imparare gli incantesimi adatti per situazioni come queste… >>
<< Si, l’ho già sentita questa storia >> disse Harry. A stento si riconobbe in quelle parole piene di ironia e scetticismo. Non erano da lui.
<< Stai cambiando maledettamente, Harry. Non ti riconosco più >> disse Ginny come se gli avesse letto nel pensiero.
<< Neanch’io mi riconosco, a dirtela tutta… Sette anni fa ero un semplice ragazzino che veniva maltrattato dagli zii e guarda adesso chi sono diventato a causa di Voldemort. Il Bambino Sopravvissuto, il Prescelto… quale altro nome mi affibbieranno dopo che sconfiggerò o sarò sconfitto da Voldemort? >>
<< Se avrai la meglio, EROE. Se avrai la peggio, PAZZO. Sì, ecco cosa sei, un pazzo, uno che va alla ricerca di Voldemort come se fosse un giocattolo che desidera tanto, ma tu non ti rendi conto che la posta in gioco è molto più alta di un trenino o una bambola di pezza… >>
<< Certo che me ne rendo conto, Ginny. Qui si parla di vendicare i miei, Sirius e Silente e tutti gli altri innocenti che sono morti a causa sua! >> disse Harry surriscaldandosi. << Ma come puoi non capirmi? Come puoi essere così refrattaria Ginny, proprio tu che sai cosa vuol dire soffrire a causa di Voldemort! >>
Ginny non rispose. Rimase immobile a fissarlo. Forse cercava di ricordare come si era sentita quando Voldemort l’aveva usata attraverso il diario…
Harry gelò. Anche l’atmosfera si fece pesante. Harry ora poteva chiaramente distinguere delle lacrime negli occhi di Ginny.
<< E’ stato orribile… orribile quanto il tuo tentativo di suicidarti! >> esplose lei, piangendo.
<< Ginny… >>
<< Ho l’impressione che Hermione abbia ragione. Tu sei solo un ragazzo assetato di vendetta e basta… >>
<< E’ questo che dite di me? Che sono un vigliacco? Tu non hai idea di come ci si senta ad essere trattato così dai propri amici… >>
<< Stanno solo cercando di metterti sulla strada giusta, Harry! Perché diavolo non lo vuoi capire?! >> disse piangendo. << Ma tanto è fiato sprecato con te, giusto? >>
Ci fu una pausa di alcuni minuti che durarono un secolo, secondo Harry.
<< Giusto >> disse alla fine.
Ginny abbassò la testa, cercando di calmarsi.
<< Bene. Adesso ti pregherei di seguire Ron in soggiorno, io e Hermione dormiremo su questo letto stanotte. Sempre che a te non dispiaccia. In fondo, stiamo profanando la casa dei tuoi defunti genitori… Dev’essere un brutto colpo per te… >>
<< Ti comporti come Malfoy, lo sai? >>
<< Forse è quello che ho intenzione di fare, non credi? >>
<< A quanto pare non sono l’unico che è cambiato… >>
<< No, a quanto pare no… >>
Harry guardò Ginny con tristezza. Crescere fa male.
Uscì dalla stanza e vide Hermione giocherellare con un ragno e Ron che la guardava schifato giù in salotto.
<< Allora? >> chiese Hermione.
<< Allora niente. Ti aspetta per dormire. >>
Lo sguardo di Hermione si spostò da Harry a Ron, poi, dopo aver dato loro la buonanotte, filò di sopra.
<< Avanti, che è successo, a me puoi dirlo! >> supplicò Ron.
<< Ron, non è successo niente, adesso dormi >>
<< Oh, va bene… peccato però, Ginny ci teneva tanto in una riappacificazione… ‘notte… >>
<< Un momento, cos’hai detto? >>
<< Che Ginny ha voglia di tornare a stare con te. Mi ha fatto un testa così durante questo mese… >> Ron si mise sul divano e Harry si guardò intorno.
<< Un momento, io dove dovrei dormire? >>
<< Mi sa che ci tocca fare metà divano per ciascuno… a meno che tu non voglia dormire sul pavimento… >>
<< No, no… >> disse Harry guardando a terra. Le ragnatele e la polvere non erano una prospettiva invitante. Si accoccolò sul divano ammuffito, portando le ginocchia al petto e la testa su di esse. Ron fece lo stesso, e in non meno di qualche minuto russava più di un ghiro.
E’ il momento giusto per evadere… si disse Harry.
Si alzò con cautela e si avvicinò alla porta, cercando di aprirla.
Era bloccata. Forzarla avrebbe provocato solo un mare di rumori.
Il suo sguardo cadde su una finestra lì accanto. Perfetto.
Si avvicinò per aprirla, quando sentì dei passi dietro di sé…
<< Cosa stai facendo? >> era Hermione.
<< Niente… E’ solo che… non c’è aria qui dentro, fa caldo… >>
<< Ah si? >>
<< Si… >>
<< Ti dispiacerà sapere che tutte le finestre sono bloccate, allora. >>
Harry si voltò a guardarla, più spaventato che mai. Non aveva pensato che quelli potevano essere tre Mangiamorte Metamorfomagus…
<< Hermione, che cos’è il C.R.E.P.A.? >> chiese, per essere sicuro.
<< Hai paura che sia una Mangiamorte? >>
<< Rispondimi… >>
<< Il Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbrutiti… Contento, ora? >>
<< Si. Hai bloccato le finestre e la porta per impedirmi di uscire? >>
<< No. L’ha fatto il tempo per me… Ginny mi ha detto tutto… >>
<< La tua curiosità supera la tua stessa logica, lo sapevi? >> disse Harry, accusandola chiaramente di essere una ficcanaso.
<< Scusami se voglio solo sapere come sta la mia migliore amica… >>
Harry chiuse gli occhi: una discussione era l’ultima cosa che avrebbe voluto affrontare.
<< Perché sei scesa di sotto? >> chiese alla fine, mentre la stanchezza gli chiudeva le palpebre.
<< Avevo sete >>
<< Bella scusa, queste tubature non funzionano da diciassette anni… >>
Hermione aprì il rubinetto e l’acqua cominciò a scorrere limpida come Harry non l’aveva mai vista.
<< Non è potabile… >> disse Harry sicuro di sé.
Hermione riempì un bicchiere e ne bevve il contenuto. Nessun attacco improvviso di pancia e nessuna bolla carica di pus e cose del genere si manifestarono in lei.
<< Ho rimesso in funzione l’impianto oggi pomeriggio quando siamo arrivati a Diagon Alley… >>
<< Siete arrivati oggi pomeriggio!? >>
<< Già. Qualcosa in contrario? >>
<< Be’, si, visto che vi ho detto di andarvene… >>
<< Io non ci vedo nulla di sbagliato visto che abbiamo intenzione di
restare… >>
<< Sei maledettamente prepotente… >> disse Harry avvicinandosi a lei.
<< E tu incontenibilmente testardo… >> disse lei facendo lo stesso.
Per un breve momento, un istante durato un secondo, Harry si perse negli occhi di Hermione e il suo cuore prese a battere più forte di come non avesse mai fatto.
Il russare di Ron li fece scostare, più allibiti che mai.
<< Che cosa… >> stava dicendo Hermione, ma poi si interruppe, arrossendo.
<< Non ne ho idea… >> disse Harry come leggendole nella mente.
<< Hermione, vuoi salire o no? >> gridò Ginny dal piano superiore, affacciandosi sulle scale.
Poi vedendo che erano ancora vicini, cominciò a balbettare.
<< Ho… ho… ho int… ho interrotto qualcosa? >>
<< No, adesso… adesso vengo… emh… be’, buonanotte Harry… >> disse Hermione imbarazzata a Harry, il quale fece un mezzo sorriso in risposta, ancora scosso.
Di cose strane ne erano successe tante nella vita, ma quella… lui… lui si stava innamorando di… no, impossibile, forse era solo la stanchezza… probabilmente si era solo incantato in preda a un attacco di sonno…
Decise di rimettersi a letto, scostando i piedi di Ron che avevano occupato il suo posto.
Sprofondò nel sonno facendo uno strano sogno in cui Ron veniva aggredito da un ragno gigante da cui Harry lo salvò e Hermione euforica, gli saltò al collo…





 
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wataaaaaaaa
view post Posted on 2/8/2007, 00:07




Wa..ma dico,come si fa?Come si fa a finire sul più bello?!Nonono,voglio il continuo,pensa che l'ho letto e nello stesso tempo mi sono guardata hp5...sarà l'euforia del momento,però..mi è piaciuto,e figurati,anche il film..
Oddio,ho paura di quello che dico!!!
Cmq,si,lo ammetto,è...carina....grrr,nn farmi umiliare di più e posta il secondo cap.
ps:avrei preferito dracoxharry..oppure,va..dracoxhermione,ma vabbè,accontentiamoci..^^'''.
Posta il continuooooooooo!!!
 
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-Keir@-
view post Posted on 2/8/2007, 14:27




Voilà il secondo capitolo, chi è riuscito a leggere il primo, faccia lo sforzo di leggere anche questo :)


GODRIC’S HOLLOW

Capitolo 2


Il mattino dopo, Harry si risvegliò con i piedi di Ron che si muovevano accanto al suo orecchio destro, provocandogli uno strano solletico.
Una volta in piedi, si accorse che Ginny era accanto alla cucina e che andava avanti indietro con quattro tazze e un sacco di fette biscottate con la cioccolata in un ampio vassoio azzurrino. Posò tutto sulla tavola e quando si accorse della sua presenza, disse: << Buongiorno >>
<< ‘Giorno… >> disse Harry guardandola. << Cosa stai facendo? >>
<< Preparo la colazione… >>
<< Lascia fare a me, in fondo siete degli ospiti… >> disse Harry avvicinandosi.
<< No, faccio io. Tu, piuttosto, va a svegliare Hermione. Credo che sia in preda ad un attacco di sonno… Non è da lei dormire fino alle dieci del
mattino… >> disse in tono sbrigativo.
<< E’ un sogno oppure mi trovo davanti una signora Weasley in miniatura? >> scherzò Harry.
<< Piantala e va a svegliare Hermione! >> disse lei sorridendo divertita.
Harry sorrise a sua volta e dopo aver percorso le scale, avanzò lungo il corridoio che portava alla stanza dei suoi, dove Hermione e Ginny avevano dato una bella ripulita.
Harry bussò prima alla porta per essere sicuro di non entrare in un brutto momento, ma poi vedendo che non rispondeva, entrò.
Stava dormendo, come previsto. Aveva alcune ciocche di capelli sul viso e mormorava qualcosa nel sonno.
Quando Harry si avvicinò, sentì cosa stava dicendo. Alcune parole incomprensibili, forse di qualche lezione di Antiche Rune particolarmente eccitante da essere ricordata dell’anno prima. Ma poi riuscì a distinguere chiaramente le parole “Harry” e “Non andare via”. Qualcosa gli strinse il petto.
Era ora di svegliarsi da quel brutto sogno.
<< Hermione… Hermione svegliati… >> disse, scostandole i capelli dal viso.
<< Harry, ti prego… >> mormorò lei.
<< Hermione, svegliati, sono qui… >>
<< Harry, non andare! >>
<< Hermione! Hermione! >>
Hermione si alzò subito a sedere, svegliandosi. Sembrava molto turbata e aveva cominciato a sudare.
<< Tu cosa ci fai qui, mi spiavi?! >> disse vedendolo.
<< No, credimi… >>
<< Mi stavi spiando, non è così? >> continuò Hermione prendendolo a cuscinate.
<< Hermione, basta! Basta! Mi ha mandato Ginny, ha detto che dovevo
svegliarti! >>
Hermione lanciò il cuscino sul letto dopo aver incastrato Harry in un angolo.
<< Davvero? >> chiese.
<< Davvero… chiedi a lei se non ci credi… >>
Si guardarono intensamente per qualche istante, il tempo necessario perché Hermione cominciasse a parlare a ruota libera.
<< Fa… fa caldo, non credi? >>
<< Oh, si… molto… emh… >> stava dicendo Harry, poi cambiò discorso. << Ho sentito che mormoravi qualcosa nel sonno, prima… Cosa… cosa hai sognato? >>
Hermione si staccò da Harry e lui poté giurare di aver visto un lampo di paura nei suoi occhi.
<< Ho sognato te che scappavi verso una luce verde… Un’Avada Kedavra, forse… In pratica, ho sognato la tua morte >>.
Cadde un silenzio pesante, durante il quale Harry si chiese perché continuava a fissare Hermione in quel modo.
E anche lei sembrava confusa quanto lui.
<< Forse è meglio andare di sotto. Sento l’odore del cioccolato… Ginny sta preparando la colazione? >> chiese Hermione fissandolo.
<< Si. Una perfetta imitazione della signora Weasley >>
Hermione sorrise, ma poi tornò seria.
<< Non so cosa diamine mi sta succedendo. >> confessò.
<< Neanch’io… >> disse Harry a sua volta, spontaneamente.
Erano così vicini che Harry poteva distinguere le grinze delle coperte impresse sulla sua guancia.
<< Harry, Hermione! Cosa state combinando lì sopra?! >> era la voce di Ron.
<< Si è svegliato… >> disse Harry.
<< Perché, prima dormiva? >>
<< Non te l’ho detto? >> chiese Harry.
<< Perché avresti dovuto? >>
<< Già… perché? >> disse Harry confuso.
Hermione sorrise. << Sembri sconvolto… >>
<< E’ che… non credo di aver mai provato tante emozioni tutte insieme… >>
<< Ragazzi! Mi state facendo preoccupare, scendete, avanti!! >> urlò Ginny.
<< Sarà meglio andare di sotto o ci prenderanno per dispersi… >> disse Hermione staccandosi dall’angolo.
<< Già… >> disse Harry allontanandosi dall’angolo. Lo aspettava una giornata imbarazzante.
Harry percorse le scale titubante come non mai, con Hermione che sembrava apparentemente tranquilla davanti a lui.
<< ‘Giorno… Ehi, ti sei messa all’opera… >>
<< Già e a quanto pare anche voi due non perdete tempo… Che diamine combinavate là sopra? >> chiese Ron infastidito.
<< Niente di allarmante, non preoccuparti… Ho il sonno pesante di questi
tempi… >> borbotto Hermione.
<< La prossima volta prendo un cannone per svegliarti, d’accordo? >> commentò Harry togliendo dal tavolo un po’ di polvere per poterci mangiare.
Hermione lo guardò come a dire: “Non esagerare”, poi disse: <<harry, credevo che tu fossi maggiorenne ormai, perché non pulire il tavolo con un semplice incantesimo? >>
Harry guardò l’orologio che aveva ancora al polso. Erano passate ben 10 ore e mezzo dal suo compleanno, e lui che la notte prima sperava che un quarto d’ora potesse passare in fretta!
Euforico, gridò: << Accio bacchetta magica!! >> e immediatamente il suo fidato bastoncino contenente la stessa piuma di fenice di quella del suo acerrimo nemico, gli volò in mano. Un semplice incantesimo e la polvere sparì: il tavolo era tornato lucido.
<< Bene, ora si può mangiare… >> disse Ginny posando le fette biscottate sul tavolo.
Durante la colazione nessuno fiatò, le bocche erano intente a divorare la colazione, che era a dir poco squisita.
<< Allora, hai intenzione di andare al cimitero oggi? >> chiese Ginny, mentre toglieva il momentaneo ed enorme pezzo di tovagliolo che aveva fatto apparire a mo’ di tovaglia.
<< Oh, si… se solo Hermione si sbrigasse con quella doccia… >> mormorò Harry guardando il piano superiore.
<< Vuoi che ti accompagni? >> chiese Ron che esaminava un fitto strato di polvere che si era depositata su uno degli antichi mobili marciti.
<< No, no, ci andrò da solo… >> disse Harry sicuro di sé.
<< Harry, il bagno è libero!! >> si sentì urlare sopra le loro teste.
<< Alleluia… >> mormorò Harry, prima si salire le scale.
Raggiunse lo scricchiolante attico maleodorante e dopo aver guardato in una serie di stanze alla ricerca del bagno, trovò Hermione in una di esse, con gli occhi spalancati, i capelli bagnati e un asciugamano avvolto intorno al corpo.
Indicava qualcosa che Harry, dal corridoio, non poteva, così si addentrò nella stanza…
<< Cos’è quello! >> gridò Hermione.
Harry diede un’occhiata. In un mobiletto stipato in fondo alla stanza, in un posto dimenticato da Dio, qualcosa si muoveva facendo sobbalzare il comodino stesso.
<< Un Molliccio, direi… >> disse Harry estraendo la bacchetta. Con un piccolo gesto, lasciò che il cassetto si aprisse e qualcosa di simile a un Mangiamorte ne uscì…
<< E’ Voldemort! >> urlò Hermione spaventata.
<< E’ un semplice Molliccio, Hermione… Riddikulus! >>
Il Molliccio Voldemort si trasformò in una Mandragola vecchia e raggrinzita, e in quel breve attimo Harry ebbe paura di perdere il dono dell’udito a causa delle sua urla, poi, in un gesto disperato, gridò un incantesimo Tacitante.
La mandragola tacque all’istante.
<< O mio Dio… >> disse Hermione sollevata.
<< Perché sei entrata qui dentro? >> chiese Harry contrariato, guardandola. Distolse subito lo sguardo, il suo cuore stava letteralmente spaccando le costole a causa del rapido battere.
<< Ho sentito dei rumori… Ehi! Ehi, ehi, ehi, fuori di qui! Non vedi come sono conciata, maiale! >> disse spingendo Harry fuori dalla stanza.
<< Ehi, non è colpa mia se ti ho vista con la mascella fino a terra, mentre cercavo il bagno! >> si scusò Harry mentre usciva di forza sul pianerottolo.
<< E’ la porta in fondo a destra… >> disse Hermione. Harry sentì che era appoggiata alla porta, proprio come lui che se ne stava immobile sulla soglia della porta.
<< Ti dispiacerebbe sparire adesso, questa stanza è a dir poco terrificante… >>
Harry non ci pensò due volte e si chiuse nel bagno, pronto per farsi una doccia.
Quello che stava accadendo era troppo inverosimile. Ed Hermione sembrava pensarla come lui.
Poco dopo era sulla stradina isolata che portava a Godric’s Hollow, con la mente annebbiata da pensieri che non riguardavano certo i suoi genitori.
Il cielo era terso e limpido, neanche una nuvola sembrava avere il coraggio di offuscare quella meravigliosa mattinata.
Il caldo era ancora soffocante malgrado settembre fosse già iniziato, e il tempo sembrava voler rimanere così fino alla comparsa di novembre.
Novembre… Dove si sarebbe trovato a novembre? In una tomba a riposare accanto ai suoi genitori? O ad esultare con tutti i suoi amici della morte di Voldemort? Ora come ora, non poteva saperlo.
Sapeva solo di essere l’unica anima viva che vagava per le strade che portavano al cimitero, anch’esso isolato e pieno di erbacce.
Varcato il cancello, Harry si ritrovò davanti un immensa distesa di lapidi su cui molta gente aveva indubbiamente versato fiumi di lacrime, triste come Harry, per aver perso dei parenti.
Cercò speranzoso fra le varie insegne che dicevano R.I.P. e infine trovò quella che apparteneva ai suoi genitori: all’ombra di un vecchio albero, i suoi genitori riposavano esamine sotto il duro terreno incolto.
Qualcosa si strinse nel petto di Harry.
Si chinò e strappò con forza le erbacce che crescevano parassite sulla lapida dei suoi. Poi osservò la superficie della pietra. Gli occhi pieni di lacrime.
Avrebbe voluto dir loro tante cose, talmente tante che non sapeva da dove cominciare, tanto che rimase in silenzio a fissare la tomba, gli occhi lucidi.
Voleva confessare tutta la sua paura in un incarico così grande che una stupida profezia gli aveva affibbiato, avrebbe voluto gridare che era stufo di vivere circondato dalla paura che lui o qualche suo amico potesse morire da un momento all’altro a causa di Voldemort.
Si sentiva estremamente debole, si vergognò da solo del suo stato d’animo, si asciugò il volto bagnato con la maglietta che indossava.
Doveva essere forte.
Mentre fissava i nomi dei suoi genitori come se avesse potuto vederli in carne e ossa da un momento all’altro, pensò a ogni cosa che doveva dirgli, e difficoltosamente proferì parola. Si sentiva uno sciocco a parlare con un pezzo di pietra.
<< Io… vorrei dirvi che… be’… ho paura. Io… non so perché l’ho detto >> cercò di correggersi come se avesse confuso gli Incantesimi Levitanti con quel Tacitanti davanti ad un’adirata professoressa McGranitt. << so solo che difficilmente lo riconosco a me stesso… >>
Fissò la lapide. Stava parlando a un pezzo di pietra marmorea. Improvvisamente sentì l’impulso di lasciare quel posto.
Si alzò, non staccando mai i suoi profondi occhi azzurro cielo dalla pallida roccia. Prese ad asciugarsi di nuovo la guancia.
<< Stai bene? >> chiese qualcuno dietro di lui. Harry si voltò di soprassalto.
Ginny era dietro di lui.
<< Oh, ciao… emh… che ci fai qui? Hai qualche tomba su cui piangere come un bambino di tre anni? >> chiese Harry cercando di non mascherare la sua tristezza.
<< No fortunatamente… Be’… a casa tua ci chiedevamo se stessi bene e Hermione ha pensato ad una tua fuga… Così mi ha mandata a controllare… >>
<< Che pensiero dolce… >> ironizzò Harry.
<< Vero… >> disse Ginny, imbarazzata. Era la seconda volta che si ritrovavano soli dopo una concitata discussione. <<allora, stai bene? >>
<< Si. >> Poi tornò a fissare la lapide, cosa che non lo fece sentire meglio.
<< Da quanto sei qui? >> chiese poi Harry agitato, temendo che avesse ascoltato quel suo briciolo di imbarazzata conversazione che aveva sostenuto con i suoi defunti parenti.
<< Giusto quel poco che mi è bastato per capire… >> disse lei avvicinandosi, i capelli rossi che rispecchiavano il colore del sole.
<< Mi hai ascoltato? >> chiese Harry più imbarazzato che sconvolto.
<< Si. E non vedo il motivo per cui debba sentirti così… >>
Harry abbassò la testa, gli occhi di nuovo lucidi.
<< Alle volte fa bene sfogarsi. Guarda Ron che piange come una femmina tutte le volte che vede un mostriciattolo a otto zampe! >>
Harry sorrise. Ginny sapeva come tirar su il morale della gente.
<< Allora? Qual è la tua spiegazione? >> chiese Ginny, tornata seria.
<< Sono solo spaventato, niente di preoccupante, Ginny… >>
<< Si che lo è. E’ allarmante, aggiungerei, non ti ho mai visto così
depresso >>
<< Depresso, io? Hai sbagliato persona… >>
<< Non fare il finto tonto. Se c’è una persona che ti sa leggere dentro, ce l’hai davanti. Quei tuoi occhi blu celano qualcosa di molto più angosciante di una semplice “paura”… >>
Harry la fissò. << Cosa, esattamente? >>
<< Harry, vuoi compiere un omicidio o sperare che la tua vita finisca con un omicidio? >> chiese lei, estremamente seria.
<< Cosa stai insinuando? >>
<< Lo sai bene… >>
<< In questi tempi sei molto strana, Ginny. Hai in mente di diventare una psicologa? >>
<< Babbanologia non fa per me. E poi adesso non posso diventare niente visto che Hogwarts è stata chiusa. E non sperare di rivoltare il discorso chiedendomi non voce scandalizzata: “COME? Hanno chiuso Hogwarts?!”, perché ho intenzione di andare fino in fondo a questa situazione e capire cosa ti turba… >>
Harry chiuse la bocca che aveva effettivamente aperto per esprimere la sua ripugnanza nel fatto che Hogwarts fosse stata chiusa.
<< In effetti sapere che alla fine dovrò sostenere una lotta contro Voldemort non è una prospettiva invitante, ma essere consapevoli che uno di noi ucciderà l’altro è un fatto sconvolgente. Mi dovrò dare alla macchia se lo ucciderò, i Mangiamorte sono troppo numerosi e sicuramente qualcuno di loro si eleverà sopra la folla per essere il nuovo Voldemort. Se invece sarà Voldemort a uccidere me, bè… allora… non dovrò darmi alla macchia ma sarò una macchia. Morire non fa per me… >> confessò alla fine Harry, fissando la lapide.
<< Morire non fa per nessuno. >> disse Ginny, confortandolo.
<< Allora perché continuate a credere che voglia morire? >> chiese Harry disperato, guardandola. << Non è un consiglio morale molto incoraggiante… >>
<< Lo so, scusami, Harry, io… non volevo… E’ solo che… bè… era strano che tu non ci volessi intorno, ma ora credo di aver capito. Bè… adesso vado, se vuoi restare un altro po’ con i tuoi sarà meglio che… >>
<< No! >> la interruppe Harry. Voleva lasciare quel posto alla svelta. << Cioè, io… vengo con te. Ho già detto quanto più mi sarei immaginato di dire. >>
Ginny annuì e insieme si diressero di nuovo alla casa abbandonata, più taciturni che mai.
<< Ben ritrovati! >> esplose Ron aprendo la porta. << Non sono mai stato più felice di rivedervi! >>
<< Problemi? >> disse Ginny entrando in casa, seguito da Harry, che appena varcata la porta, chiuse la porta.
Ron si gettò di peso sul divano e uno piccolo sbuffo di polvere si sollevò dai cuscini.
<< Problemi? Eccome se ci sono problemi! Hermione è chiusa in bagno da ore, io ho un urgente bisogno di… >>
<< … chiaro, Ron, ho afferrato il concetto, non c’è bisogno che ti spieghi oltre… >> disse Ginny interrompendolo. Salì di corsa le scale e sparì sul pianerottolo superiore.
<< Forse le donne non apprezzano i particolari, chi le capisce? >> commentò Harry con un’alzata di spalle. Si sedette su una delle sedie e aspettò che Hermione si presentasse in cucina dicendo che aveva avuto un momentaneo sfogo di diarrea, ma non accadde. Le uniche voci che si sentivano erano quelle di Ginny che bussava furente alla porta del bagno, implorando Hermione di aprirla.
<< Ma che diavolo sta succedendo? >> chiese Ron accigliato.
<< Forse si è addormentata sul water… >> mormorò Harry.
<< Ehi, quello posso farlo solo io quando leggo la Gazzetta, chiaro? Non le permetterò di rubarmi questo primato! >> disse Ron furente salendo le scale di corsa. Harry lo seguì.
<< Che primato? >> gli chiese, raggiungendo Ginny.
<< Quello del sonnellino sulla tazza, è chiaro… >>
Appena raggiunsero l’unica figlia femmina della famiglia Weasley, era a dir poco sconvolta.
<< Hermione non risponde, comincio ad essere spaventata… >> mormorò.
<< Sfonda la porta se necessario. Non ti preoccupare, io e Harry ci rintaniamo in quella stanza aspettando che sia uscita dal bagno… >> aggiunse Ron vedendo l’espressione ripugnante della sorella. Poi lui e Harry se ne andarono nella stanza lontana tre porte dal bagno, quella accanto all’aula in cui Harry aveva trovato il molliccio.
<< Certo che questa casa è piena di porte… Che se ne facevano i tuoi di tante stanze visto che eravate solo in tre? >> chiese Ron guardandosi in torno.
<< Non lo so, forse volevano una famiglia numerosa, chi può saperlo? >> disse Harry amaramente.
<< Com’è andata al cimitero? >> chiese poi Ron, estremamente serio.
<< Mi sono sentito un imbecille… Ho parlato per una frazione di secondo a un vecchio pezzo di pietra e mi sono sentito un’idiota… >>
<< In fondo il tuo messaggio non era mica riferito alla pietra, no? Ti basta questo per non sentirti uno scemo >>
<< Che pensiero profondo… >> ironizzò Harry, subito dopo aver sentito un rumore simile a quello di una porta che viene sfondata.
<< Grazie… >> commentò Ron.
Un urlo spezzò la loro conversazione.
<< Hermione! >> era Ginny.
Harry, spaventato a morte mentre già si preparava psicologicamente al peggio, aprì la porta della stanza e corse per il piano, seguito da Ron.
Ginny era inginocchiata accanto a Hermione, che giaceva con le braccia aperte sul pavimento dello spazioso bagno.
<< Hermione… >> mormorò Harry in preda ad un infarto, mentre si inginocchiava accanto a lei. Ron, col terrore negli occhi, si chinò accanto a lui.
<< Cos’ha? >> chiese tremante.
<< Non lo so, era qui quando ho sfondato la porta… >>
Harry le controllò il battito, premendole un dito sulla pelle morbida del collo.
<< E’ ancora viva… >> disse, sollevato.
<< Bisogna portarla al San Mungo… >> disse Ginny.
<< No… >> mormorò Hermione, riprendendosi. << Sono… sono solo svenuta… Sto, sto bene… >> si mise a sedere, incerta, mentre Ron le sorreggeva le spalle con il suo braccio.
<< Hermione, cos’è successo? >> chiese una spaventatissima Ginny.
<< Non lo so… sono solo svenuta… Forse è a causa del caldo… >>
Harry sapeva bene che c’era poco di vero in quell’affermazione. Decise di chiarire le cose quando si fosse ripresa.
Insieme a Ron la trasportarono sul letto dei genitori di Harry e Ginny cominciò a trafficare per la cucina intenta a preparare il tè al piano inferiore.
<< Il tè non fa mai male in certi casi. >> disse Ron guardando la sorella. << E io che credevo che ammutolisse per dispetto! Ti rendi conto, era svenuta nel bagno! Se Ginny non avesse sfondato la porta con la magia… >> disse Ron scendendo le scale dopo essere stato un po’ con Hermione.
<< Non sarebbe mica morta, come sempre sei melodrammatico >> disse Ginny.
<< Io mi riferivo alla mia vescica! >> scherzò Ron.
Ginny gli fece volare la propria ciabatta davanti al naso.
<< Com’è che è svenuta? >> chiese Harry serio, sedendosi al tavolo.
<< E’ quello che le ho chiesto anch’io. E lei continua a dirmi che fa molto caldo in questo periodo… >>
<< Le persone anziane svengono per il caldo, non le ragazze di appena diciassette anni… >> convenne Harry.
Ron fece spallucce, come a dire.” Se vuoi una spiegazione non cercarla da me”.
<< Io vado di sopra. Voglio vedere se sta bene… >>
<< Portale questo >> disse Ginny dandogli una tazza fumante con una massa brodosa e dorata all’interno.
<< Così sì che sviene, è bollente quel coso! >> disse Ron, massaggiandosi la faccia che un momento prima era stata colpita dalla pantofola di Ginny.
<< Vuoi avere anche l’orma della mia seconda pantofola piantata in faccia? >> chiese minacciosa Ginny.
<< Sei peggio di mamma… >>
Harry li guardò, poi raggiunse il piano superiore lasciandoli litigare nervosamente.
Bussò con la mano libera alla porta della stanza di Hermione, lei disse un debole << Avanti >> e Harry abbassò la maniglia.
Era stesa sul letto, con dei cuscini dietro la schiena, intenta a leggere un libro di Antiche Rune.
<< Te lo sei portato dietro? >> chiese Harry vedendolo.
<< Un piccolo ricordo di una vita passata… Mettilo lì… >> disse a Harry vedendolo con la tazza e indicando un comodino poco distante dal letto matrimoniale.
<< Come stai? >> chiese poi. Hermione abbassò il libro e Harry si sedette accanto a lei.
<< Meglio di quanto voi tre possiate credere. >>
<< Allora perché ti abbiamo appena ritrovata svenuta nel bagno? Credimi, quando Ginny si è messa ad urlare ho temuto il peggio… >>
<< Sai meglio di me che Ginny è una che s’impressiona facilmente, anche se ha un carattere davvero coraggioso per la sua stazza… >>
<< Perché sei svenuta? >> le chiese Harry a bruciapelo.
<< Te l’ho detto fa caldo… >>
<< Io ti ripeto quello che ho detto poco fa a Ron e Ginny: Solo un vecchio di ottant’anni potrebbe svenire per il caldo, e non mi sembra che tu abbia ottant’anni, ma diciassette. E non sembra neanche che tu abbia quelli, visto che sei dimagrita spaventosamente. >>
<< Non sono dimagrita… >> disse Hermione indignata.
<< Ah, no? E perché allora, hai preso a portare le cinte sui pantaloni? >>
Hermione lo fissò scioccata. << Non devo spiegare di certo a te il motivo per cui metto le cinte, Harry! >> I suoi occhi dorati lo trafissero e lui si sentì morire.
<< Hermione, voglio solo sapere che ti sta succedendo… Ho l’impressione che tu ci stia nascondendo qualcosa… >>
Hermione non parlò, ma continuò a fissarlo adirata.
<< Hermione, avanti… Eri stesa davanti allo specchio del lavandino, questo significa che hai visto qualcosa lì dentro… Cos’era? >>
Ora le labbra di Hermione si erano dischiuse in segno di shock.
La mente di Harry lavorava febbrilmente su tutte le cose che potevano fare quelle labbra color ciliegia, ma non era questo il momento di pensarci.
<< Credo che tu abbia sentito parlare di Avversa Specchio in vita tua >> disse alla fine.
<< Oh, si… >>
<< Bene, lo specchio sul lavandino è un Avversa Specchio. >>
<< Cosa?! >> chiese Harry sconvolto.
<< C’erano alcune immagini che fluttuavano all’interno. Le loro iridi sono diventate bianche… >> disse con voce tremante.
<< Questo significa che… >>
<< Questo significa che in quel momento qualcuno del Lato Oscuro o Voldemort stesso era molto vicino a me. >> lo interruppe Hermione, fissandolo spaventata. << Non credo di essere mai svenuta di terrore in vita mia… >> disse abbassando lo sguardo.<< Ma credo che le tue paure si stiano avverando, Harry. >> continuò.
Harry la fissò esterrefatto.
<< Uno di noi, o tutti e quattro, è in pericolo di vita… >>
 
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wataaaaaaaa
view post Posted on 2/8/2007, 15:50




Weeeeeee,compagna!!!Grazie per avermi delucidato su alcune cose che nn sapevo proprio.^^E come hai detto prima,me cumpletament gnurant,se nn fosse per le tue accurate spiegazioni non sarei riuscita a leggere la fic fino in fondo,grazie.Molto intringante!!!Complimenti.
 
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-Keir@-
view post Posted on 2/8/2007, 15:55




Sperando che wataaa arrivi fino alla fine...



LA LETTERA MALEDETTA

Capitolo 3

La mattina dopo Harry si svegliò presto e come al solito, sceso di sotto, vide Ginny che preparava la colazione, ma questa volta anche Hermione la aiutava.
<< Ragazzi, propongo di dare una pulita generale alla casa… >> disse Ron osservando con timore un ragno che si arrampicava sulla parete dietro a Harry.
<< E’ quello che dico anch’io… >> sentenziò Ginny.
<< Ehi, ma stai bene, sembri sconvolto… >> notò Ron guardando Harry.
<< Ron, sono solo le otto del mattino, sono ancora pieno di sonno… >> si giustificò Harry. Hermione lo guardò in tralice.
Dopo aver consumato la colazione, Harry si diresse di sopra e si cambiò, e, dopo aver aspettato che gli altri facessero lo stesso, si riunirono in soggiorno…
<< Allora. Direi che sarà meglio dividerci, per fare il lavoro in fretta… Oh, no, io non sono maggiorenne, dimenticavo… Ron, vieni con me, ho bisogno di qualcuno che possa compiere magie legalmente… Harry tu perlustra il bagno, io e Ron ci occupiamo dello sgabuzzino… >>
<< Sgabuzzino? Intendi dire una stanza piccola e buia dove di sicuro troveremo un intero casato di ragni?! >> disse Ron terrorizzato.
<< Piantala… Hermione, tu puoi dare una controllatina nella stanza degli ospiti se ti va… >>
<< Ne abbiamo una? >> chiese Harry.
<< Certo che ne avete una… andiamo Ron… >>
Salirono tutti e quattro le scale e infine si separarono.
Harry, la bacchetta sfoderata, si diresse al bagno, Hermione nella stanza degli ospiti, dove il giorno prima avevano trovato il Molliccio. Ron, titubante, si lasciò trasportare dalla sorella fino allo sgabuzzino, alla destra della camera dei genitori di Harry.
<< Gratta e netta! >> gridò Harry appena raggiunta la stanza.
In quel momento la polvere sparì in una nuvola, scomparendo oltre la finestra. Il pavimento tornò lucido, gli accappatoi ormai neri che erano ancora appesi accanto alla doccia, tornarono più bianchi di quello che sicuramente erano stati una volta. Uno sbuffo di fumo venne emanato anche dalle pareti ammuffite.
Harry tossì tante e tante volte, aspettando che la polvere si diradasse, poi, quando fu pronto per uscire, con la coda dell’occhio vide dei piccoli ragni scappare furtivi dalla parete nascosta dall’Avversa Specchio.
“ Un’allucinazione… “” pensò Harry. “ Il sonno gioca dei brutti scherzi… “
Infatti lo specchio era saldamente attaccato alla parete e non era possibile che dei ragni potessero fuoriuscirne, a meno che…
Altri ragni zampettarono da dietro lo specchio, questa volta l’aveva visto bene.
Piano piano si avvicinarono alla finestra, imperterriti, e sgattaiolarono fuori, sparendo come la nuvola di polvere che si era appena diradata.
Harry si avvicinò lentamente allo specchio, la bacchetta pronta.
<< Wingardium Leviosa… >> disse titubante, rivolto allo specchio, il quale si sollevò dalla parete, poggiandosi sul bancone poco più in là.
Harry avvicinò la faccia al incavo quadrato che adesso c’era sulla parete.
Un’enorme puzza di muffa lo investì e lui allontanò subito la faccia, tossendo.
Quello specchio doveva servire coma una specie di tappo, quindi…
L’incavo era talmente profondo che era nascosto dal buio anche se erano le dieci di mattina.
<< Lumos… >> Un lampo di luce scaturì dalla sua bacchetta, illuminando la piccola incavatura.
Quello che Harry vide lo devastò.
Una lettera, ingiallita dal tempo, intestata a lui, datata diciassette anni prima, che diceva:


Caro Harry James Potter,
com’è la vita lì, all’alba del tuo diciassettesimo compleanno? Spero bella, anche se non credo che troverai mai questa lettera, di poche parole, anche se ci sono molte alte cose che vorremmo dirti, cose che non si possono esprimere in un foglio di pergamena…
Quando leggerai questo messaggio, noi saremo già morti, ma ti saremo accanto, credimi, ogni giorno della tua vita, e credo proprio che ora siamo al tuo fianco mentre leggerai questo pezzo di carta ora bianco, ma quando sarà in mani tue giallo, macchiato, rosicchiato dai ragni…

Harry si guardò intorno, quasi come se l’affermazione di quella persona misteriosa potesse essere vera. Non c’era nessuno, tranne lui, solo nel bagno, circondato da ragni che zampettavano fuori in giardino spaventati.

Sono tuo padre, Harry.
Credimi, non avrei mai fatto una cosa del genere, ma Lily ci tiene a dirti ogni cosa.
Scommetto che ormai sarai abbastanza informato sulla nostra vita passata, magari sai anche che è stato Peter Minus a tradirci, perché se ora ti devo spiegare tutta la storia com’è andata, occuperei troppo spazio.

Harry sapeva, eccome se sapeva…

Ci siamo rassegnati, Harry… Voldemort sarà qui a breve, non abbiamo dove scappare, ormai ci ha rintracciati.
Sappi che tu non corri nessun pericolo perché tua madre ti ha protetto dai suoi incantesimi con uno molto potente, molto al di là di una semplice fattura.
Non avere paura di lui, Harry, perché è solo assetato di potere e basta, e credo che ora sai che le persone assetate di potere non vanno mai da nessuna parte…
Lo sconfiggerai, un giorno, Harry, e credimi, quando accadrà noi, io e tua madre, saremo al tuo fianco a sostenerti, ad aiutarti, per quanto ci è possibile…
Non sei solo, Harry, conta sempre sui tuoi amici…
E, un’altra cosa, se hai ereditato il mio fascino, le ragazze per te non saranno un problema!

Con affetto
Tuo padre


A Harry venne quasi voglia di piangere a quelle parole, ma allo stesso tempo si sentì sollevato, contento di aver trovato quelle lettere.
Controllò di nuovo l’incavo con la bacchetta ancora accesa.
Un’altra busta. Probabilmente era di sua madre. La afferrò e si sedette sul bancone in marmo del bagno, le gambe non lo sorreggevano più.
La aprì con calma, cercando di non piangere.


Ciao Harry,
stai bene? Oh, come vorrei essere al tuo fianco adesso, e darti l’affetto di una madre che non hai mai potuto avere…
Mi dispiace per quello che è successo, credo che sarai arrabbiato al massimo con noi, ti abbiamo lasciato da solo. Avevi solo un anno, chissà come stai adesso, come sei fisicamente, se sei forte e bello come tuo padre… Be’, io credo di sì, quand’eri piccolo gli assomigliavi in maniera impressionante, Sirius non faceva altro che ripetertelo quando eri un bambino.


Harry sentì gli occhi appannarsi a quel nome…


Ma gli occhi. Quegli occhi che hai, quelli… li hai ereditati da me e ne sono molto fiera… Stavano molto meglio a te che a me quando eravamo ancora vivi.
E’ strano parlarti attraverso una lettera, io l’avevo detto a James di usare una Strillettera, così avresti sentito le nostre voci e le avresti ricordate…
Ma lui ha detto che era meglio di no, le Strillettere servono a rimproverare le persone, se non lo sai, e sgridarti è l’ultima cosa che vogliamo fare, credimi…
In effetti non so cosa sai e cosa sì, non so se hai mai sentito parlare di noi, se sai di Voldemort, se sei sano, se sei malato, se sei contento con i tuoi amici e se ti comporti bene con le ragazze…


Un sorriso apparve sulle labbra di Harry.


Spero che tu sia un gentiluomo con le donne, e che non abbia preso da tuo padre in fatto di carattere…
Erano belli i tempi in cui ci odiavamo a vicenda, io e lui, e ora guarda con chi sto parlando… con mio figlio. Il figlio che ho avuto da James.
Sai, lui aveva la consueta abitudine di toccarsi i capelli, da ragazzo, e questa spero sia una dote che hai ereditato, perché piace molto alle donne, o almeno, io ne andavo matta…
Ma ora sto andando oltre, Voldemort sarà qui fra poco e noi non abbiamo modo di fuggire… Non preoccuparti tesoro, ti ho fatto un incantesimo di Protezione, sarai al sicuro, finché il mio amore per te cesserà di esistere… MAI…
Quindi Harry, non aver paura, sei al sicuro, noi ti proteggeremo, ti seguiremo, e ti ameremo per sempre, come una vera famiglia, una famiglia che tu non potrai mai avere a causa di Voldemort…
Io e James siamo sicuri che lo batterai alla fine, Harry. Non ti stiamo incitando ad una battaglia con lui, non è questo il nostro scopo, ma se lo sfiderai, sta attento. Ha molti punti deboli, le emozioni, l’amore, qualunque cosa che non riguardi il Male. Lui è potente Harry, non smetterò mai di dirtelo, perciò fa attenzione, figlio mio…

Con tanto amore
Tua madre

Qualcosa si contorse nelle viscere di Harry.
Era contento, ma triste nello stesso tempo.
Avrebbe voluto gridare, sbraitare, prendere a calci qualcosa, fuggire via, cercare Voldemort, ucciderlo… vendicarsi…
Era triste. Immensamente triste. E aveva paura, nonostante ciò che gli avevano detto i suoi genitori nelle lettere. Ma non voleva ammettere a sé stesso di essere spaventato. Era un comportamento debole. E lui era forte.
E l’avrebbe ucciso.
Uscì dal bagno più deciso che mai; le lacrime erano sparite dal suo bel volto.
Scese al piano inferiore, dove trovò Ron, da solo.
<< Perché sei qui? >> gli chiese.
<< Perché ci sei tu… Io ho pulito il bagno, tu? >>
<< Ho vomitato >> disse imbarazzato. Harry non poté fare a meno di ridere, la prima risata che si faceva da prima della morte di Silente.
<< E perché hai vomitato? >>
<< I ragni nello sgabuzzino sono esageratamente troppi, mi sono sentito svenire. E dovevi vedere Ginny come mi incitava ad ucciderli con la bacchetta… Ma io non ce l’ho fatta, ho il terrore di quei cosi… >>
<< E ora Ginny che sta facendo là sopra senza la magia? >>
<< Si sta occupando dei ragni… Ha trovato una scatola, l’ho vista che li faceva entrare lì dentro e che li gettava giù dalla finestra della tua stanza… Intelligente mia sorella, non è vero? >>
<< Già… Hermione? >>
<< Sta ancora ripulendo la stanza degli ospiti… E non è svenuta, tranquillo, ho controllato… Tu, piuttosto, sembri sconvolto, che ti è successo là dentro? >>
<< Niente… niente… >> disse Harry cercando una scusa ma non ne trovò.
<< Sarà… ma adesso posso usarlo il bagno, o è ancora in fase di
manutenzione? >>
<< No, no, puoi entrare… >>
<< Bene… >> disse salendo di corsa le scale.
Harry tirò di nuovo fuori le due lettere che aveva messo nella tasca dei jeans. Prima di uscire aveva rimesto a posto l’Avversa Specchio, Ron non si sarebbe mai accorto che c’èra un incavo là dietro, né tantomeno si sarebbe reso conto che quello specchio in realtà mostrava la vicinanza di Mangiamorte e o di Voldemort stesso.
<< Ehi, hai già finito? >>
Harry si voltò di colpo, nascondendo le lettere.
<< Avresti finito anche prima di me se fossi maggiorenne, Ginny… >>
<< Già… che peccato, mi manca ancora un anno… Hai visto Hermione? >>
<< No, ma Ron assicura che non è svenuta… >>
<< Chissà perché le è successo… >> disse sedendosi sul divano. << Io ho l’impressione che stia mentendo… Hermione non è proprio la persona che mente spudoratamente senza farlo capire… >>
<< Vedo che siamo dello stesso parere… >> disse qualcun altro alle loro spalle. Hermione stava scendendo le scale.
<< Oh… Herm… Hermione… >> balbettò Ginny.
<< G… G… Ginny, perché credo che stia mentendo? >> chiese Hermione, prendendola in giro.
Harry la guardò. Stava facendo cadere l’amica quando sapeva che aveva ragione.
Anche Hermione guardò Harry. Ben presto abbassarono la testa.
<< Ehi, cos’è questo silenzio? >> chiese Ron scendendo le scale.
<< Oh, fratello, vieni qua, la cucina ti aspetta… >> disse Ginny chiamandolo.
<< Cosa? >>
<< Hai capito, mi hai lasciata da sola a prendere quei ragni e a pulire lo sgabuzzino, adesso tu vieni qui e pulisci i mobili! >>
<< IO I MOBILI NON LI PULISCO, non andiamo mica d’accordo… >> disse Ron terrorizzato all’idea.
<< Mi sembrate i signori Weasley… >> commentò Harry ridendo.
<< Certo che li pulisci, vieni qua, pelandrone! >> disse Ginny vedendo che il fratello saliva di corsa le scale alla ricerca di un riparo. Subito partì alla rincorsa del fratello.
Nella cucina rimasero soltanto Harry ed Hermione.
<< Sembri sconvolto >> disse Hermione guardandolo, mentre se ne stava appoggiata al bancone in marmo della cucina.
<< Non se l’unica che l’ha notato… >> disse Harry guardandola.
<< Ciò significa che sei davvero sconvolto… Cosa c’è che non va? >> chiese avvicinandosi. Si sedette di fronte a Harry a tavola, dove lui si era appena accomodato.
<< Niente… >>
<< Se io non sono brava a dire le bugie, tu sei pure peggio… Gli occhi sono lo specchio della verità, lo sapevi? >>
<< Allora dev’essere stato grazie a quelli che ho capito che non eri svenuta dal caldo, ieri… Questo spiega molte cose… >> disse Harry. Hermione sorrise.
<< Smettila di fare il gentiluomo e dimmi cosa ti prende… A proposito… >> disse fissandolo. << Ho notato due buste ingiallite dal tempo fuoriuscire dalla tua tasca anteriore destra… Cosa sono, lettere dei tuoi? >>
Harry si guardò i jeans. Effettivamente le due lettere sporgevano dalla sua tasca.
<< Come Auror saresti perfetta, scoveresti una tana di Mangiamorte sotto terra solo con un’occhiata al pavimento… >>
<< Non cambiare discorso, sai che non mi piace. Allora, cosa dicono? >>
Harry rimase in silenzio, fissando Hermione.
<< Avanti, a me puoi dirlo… >> disse lei dolcemente. << Ma… se non vuoi non fa niente, eh? >>
<< No. >> disse Harry deciso, così prese le lettere dalla tasca e le mise sul tavolo. << Leggile. Ma non dire a nessuno cosa contengono… è personale… >>
<< Certo, non ti preoccupare. Solo che più che personali, adesso queste lettere sono personalmente condivise con me… >>
Harry sorrise, poi Hermione sparì dietro la lettera di sua madre.
Poi lesse anche quella di James Potter con un sorriso sulle labbra.
<< Cavoli… sono… sono molto belle e… be’… non so cosa dire… >>
<< Non dire niente, piuttosto… non è un po’ strano? Insomma, non avrei mai creduto che i miei mi avessero lasciato delle lettere… e dietro l’Avversa Specchio, addirittura! >>
<< Come? >> chiese Hermione alzando lo sguardo, di colpo diventata seria.
<< Dietro l’Avversa Specchio… qualcosa non va? >> disse Harry, preoccupandosi a sua volta.
<< Gli Avversa Specchio non nascondono messaggi, Harry… >>
<< Io li ho trovati lì… dietro… dietro lo specchio, in un incavo quadrato nel muro… >>
Hermione fissò le lettere. << Queste non possono essere dei tuoi genitori. Non possono… >>
<< Hermione, stai bene? C’è la loro firma… >>
<< Come fai a sapere che non è stata falsificata quando a malapena ti ricordi i loro volti? >> chiese Hermione sconvolta.
Harry sembrava scioccato. << Hermione… cosa ti prende? Ti rendi conto di quello che stai dicendo? >>
<< Si che me ne rendo conto. Gli Avversa Specchio ti mostrano la presenza di persone del Lato Oscuro, giusto? >>
<< Si… >>
<< Quando l’altro giorno sono svenuta ho visto le cornee di quelle anime diventare bianche, e guarda caso tu scopri che dietro allo specchio stesso c’erano delle lettere… >>
<< Be’? >>
<< Be’? E’ tutto quello che sai dire? Queste lettere sono state scritte da Mangiamorte, Harry! E inoltre era anche strano che ci fosse qualcuno di Oscuro accanto a me… Prima, quando ho ispezionato la stanza degli ospiti, ho visto qualcosa che luccicava sotto la finestra, così mi sono calata fino al prato e ho visto che questa casa è protetta da un potente incantesimo protettivo, il che significa che nessun Mangiamorte avrebbe potuto mai avvicinarmi nel raggio di tre chilometri… >>
<< Questo è impossibile, Hermione… Come credi che abbia fatto Voldemort a varcare la soglia di questa casa diciassette anni fa? >>
<< Chi ti dice che la magia sia stata compiuta allora? >>
<< Chi avrebbe potuto farla, altrimenti? >> chiese Harry disperato.
<< Non lo so… emh… Silente quando era ancora vivo, magari, perché sapeva che un giorno saresti venuto qui attendendo di uccidere Voldemort… >>
<< Non c’è ragionamento, Hermione! Come faceva a sapere di questa storia… non poteva… >>
<< Magari la Cooman gli ha rivelato un’altra profezia… >>
<< Hermione… >> disse Harry incredulo.
<< Lo so, lo so! Sono solo supposizioni,ma resta il fatto che la casa è protetta e se tua madre voleva una certa protezione per te allora Voldemort non sarebbe mai entrato in questa casa, cosa che invece ha fatto… >>
Harry la fissò esterrefatto, come se avesse appena scoperto di essere un mago.
<< Credi davvero che la Cooman mi avrebbe predetto il futuro in modo serio? Hermione, sai meglio di me che quella è un impostora… E poi non riesco a capire come diavolo fai a credere che abbia fatto una profezia del genere, tu e lei non siete mai andate d’accordo… >>
<< Lo so, ma questo non c’entra adesso. L’argomento riguardava queste lettere… Oscure… >>
Harry chiuse gli occhi. La testa gli pulsava in un modo orribile e doloroso.
<< So che è difficile da credere ma… >>
<< Difficile? Hermione, è impossibile! Nemmeno la signora Weasley mi ha mai parlato in questo modo e non credo che un solo seguace di Voldemort che mi odia tanto quanto lui, si sarebbe rivolto a me in tono così confidenziale… >>
<< Farebbero di tutto per ubbidire al suo padrone, Harry, lo sai >>
Harry fissò le lettere che Hermione stringeva ancora in mano.
<< Perché? Perché avrebbero dovuto mandarmi delle lettere? Qual è lo scopo? Distrarmi con delle frasi affettuose? Credo che i Mangiamorte abbiano lavori più importanti di questo >>
<< Lo credo anch’io. Quindi c’è sicuramente qualcosa che non va… >> disse Hermione osservandole meglio.
<< Dev’essere una specie di maledizione, qualcosa che uccida chi legge queste lettere, qualcosa del genere… >>
Harry la guardò preoccupato.
<< Non preoccuparti, esistono decine di pozioni per annullarne gli effetti letali… Dopotutto Piton è stato un buon insegnante… >>
<< Non posso crederci. Quelle parole sono così… così… be’… mi hai capito e… >>
<< O mio Dio… >> disse Hermione osservando la lettera di Lily Evans.
<< Cosa? >> chiese Harry spaventato.
<< Non è possibile… >>
<< Cosa, Hermione, cosa? >>
Lei alzò lo sguardo come se fosse appena stata interrotta. Poi tornò in sé.
<< Guarda… >> gli porse la lettera e indicò il foglio, ma Harry non vide nulla di strano.
<< Cosa? Non vedo niente… >>
<< Vedi questa venatura? >>
<< Be’? Tutte le pergamene ce l’hanno… >>
<< Ne hai mai vista una con quelle nere? >> chiese Hermione guardandolo. Lui non rispose. Le venature infatti erano di un insolito nero estremamente denso.
<< Aspetta… >> Hermione prese la sua bacchetta, pronunciò una strana formula in latino antico e immediatamente la striatura si aprì per tutto il foglio, inghiottendolo, facendo sparire le parole che Harry aveva creduto di sua madre, rilevando altre parole, rosse come il sangue su un foglio di pergamena dipinto di nero…
<< “ Opera compiuta in sacrificio per i malvagi piani del Signore Oscuro, il più grande Signore del Male di tutti i tempi “… lesse Harry.
<< Ora mi credi? >>
Harry annuì lentamente. << Non dice lo scopo di questo “ sacrificio “, però… >>
<< Aspetta, stanno comparendo altre parole… >>
Infatti nuove scritte color sangue comparvero sul foglio ormai nero.
<< “ Con questo messaggio, ci auguriamo che Harry Potter, il nemico del Signore Oscuro, muoia appena passate le settantadue ore dalla lettura della lettera e con lui, anche coloro che l’hanno letta stupidamente. Il Mangiamorte Lucius Malfoy “>>
<< Malfoy. Dovevamo immaginarlo… >> disse Hermione leggendolo attentamente per una seconda volta.
<< Avevi ragione. Questa è una maledizione… E… ora siamo entrambi in… pericolo di vita,
vero? >>
<< Non preoccuparti. So cosa fare. Vieni… >>
Harry la seguì nella stanza che aveva lui da piccolo, poi presero una grande cassapanca che risiedeva abbandonata dietro la culla capovolta.
<< Che si fa? >>
<< Accio libro Pozioni Avanzate… - mormorò agitando la bacchetta. All’improvviso comparve il vecchio libro di Pozioni, proprio quello simile al libro del Principe Mezzosangue, che era un po’ più vecchio di quello che custodiva Hermione.- Accio calderone… >> mormorò ancora, e in quel momento un enorme paiolo le comparve davanti.
<< E questo da dove viene? >> chiese Harry guardandolo esterrefatto.
<< Dallo stesso posto da cui proviene il libro. Da Hogwarts… >>
<< Hogwarts? Il castello? Hermione… >>
<< Schhh. Fammi lavorare. Se non te ne sei accorto ci restano altre 71 ore e mezza di vita, non vorrai sprecarle maledicendomi per aver violato la legge. In fondo l’hai violata anche tu quando hai sbattuto Ron al muro l’altra notte… >>
<< Già, e mi domando perché il Ministero non mi abbia mandato un messaggio per una nuova udienza… >>
<< Probabilmente Scrimgeour non aveva niente da cui espellerti visto che la scuola ha chiuso. >>
<< Esiste il sequestro di bacchetta… >>
<< Non fare il saccente, lo so… >> disse Hermione. Harry inarcò le sopracciglia. << Forse quelli del Ministero non riescono a trovarti… >>
<< Loro trovano chiunque in qualunque momento… >>
<< Allora non so cosa dirti. Adesso lasciami lavorare… >> disse lei sfogliando le pagine del libro. Non sembrava particolarmente contenta mentre le girava, ma poi il suo viso s’illuminò e girò le pagine più in fretta, dopo aver letto l’indice.
<< E se fosse successo qualcosa al Ministero? >>
<< Harry, da quando ti preoccupi dell’incolumità dei suoi dipendenti? >>
<< Ehi, lì ci lavora il signor Weasley! >>
<< Lo so, ti ho chiesto di non fare il saccente… >>
<< Ricevi ancora la Gazzetta? >> chiese Harry, lasciando perdere i suoi commenti.
<< Certo che no, adesso che vivo con Harry Potter. >> Arrossì improvvisamente poi aggiunse: << …e Ginny e Ron, s’intende… >>
<< Be’, certo, s’intende… >> disse Harry imbarazzato.
<< Si, be’… sarebbe un terribile rischio lasciare che i gufi mi recapitino il giornale, no? >>
<< Vero… emh… Be’… ora ti lascio emh… lavorare… Io vado a vedere che fine hanno fatto Ginny e Ron. >>
Lei fece di sì con la testa, poi sparì dietro la porta che Harry aveva appena chiuso.
Appena arrivato sul pianerottolo del piano superiore, sentì delle grida provenire dalla stanza dei suoi genitori.
Preoccupato come non mai, corse in quella direzione, la bacchetta alzata, poi aprì la porta ma… vide solo Ginny e Ron litigare…
<< Tu non puoi costringermi a pulire i mobili, mia cara… Avessi diciassette anni mi faresti un Imperio, ma tu non hai diciassette anni e in più l’Imperius è una maledizione vietata nella… >>
<< Lo so, Ronald, non c’è bisogno che me lo ricordi. Quello che invece credo che abbia bisogno di essere rammentato a te è il fatto che ci sei anche tu in questa casa e noi tre non sgobberemo per farti vivere nel lusso… Almeno io sgobberò, visto che mi manca ancora un anno prima di poter usare una bacchetta in modo legale tra i babbani… >>
<< Ecco appunto, quindi non hai nessuna voce in capitolo… >>
<< Cosa c’entra questo adesso? >>
<< Ragazzi… >> li ammonì Harry.
<< C’entra eccome, tu sei solo una ragazzina prepotente che cerca di fare la regina con le sue smanie governative! >>
<< Ripetilo un’altra volta e giuro che ti cancello quell’espressione dal tuo orrendo volto… >>
Ron la guardò con occhi di ghiaccio poi cominciò: << Mi stai provocando? >>
<< Ma tu guarda, credevo che il provocatore fossi tu… >>
<< Piantala con l’ironia… >>
<< E tu piantala con l’aracnofobia… >>
<< Io non sono aracnofobico! E poi che c’entra? >>
<< Centra visto che i tuoi non sono altro che ragionamenti incoerenti e inutili… >>
<< Adesso ripetilo tu un’altra volta e ti spezzo una per una le tue amate unghie… >>
<< Le unghie ricrescono, cosa che invece non può fare la tua intelligenza visto che non è mai esistita… >>
<< Ragazzi! Per favore, datevi una calmata, ma che diavolo vi prende? >> chiese Harry. << Da quando siamo passati alle minacce? >>
<< Da quando Mrs. Universo ha reso schiavo uno dei suoi umili fratelli >>
L’espressione che si dipinse sul volto di Ginny era di fuoco, sembrava che i suoi capelli sarebbero andati in fiamme dalla rabbia da un momento all’altro.
<< Ron per favore… >> disse Harry, mettendosi immediatamente tra i due per paura che dalle minacce si passasse alle mani.
<< Già, Ron per favore… smettila di fare il melodrammatico… fifone, tanto per non usare un’altra parola che non sarebbe molto consona in questo momento… >>
Anche Ron sembrava che stesse per andare a fuoco.
<< Adesso piantatela, d’accordo? Ginny, per favore, torna di sotto, io farò quattro chiacchiere con tuo fratello… >>
<< Credo di poter essere abbastanza matura da chiacchierare con le mie sole forze con mio fratello, Harry… >>
<< Già… >> commentò Ron.
<< Sentite, adesso basta, ok? Ne ho già avute abbastanza di sorprese per questa giornata, quindi vi pregherei di troncare qui queste a lite prima che qualcuno si faccia del male, va bene? >>
<< Che genere di sorprese? Hai scoperto un passaggio segreto che dalla tua culla porta direttamente al nascondiglio di Voldemort? >> chiese Ginny.
<< No, ho scoperto che tra non meno di settantuno ore io e Hermione saremo deceduti perché abbiamo letto una lettera maledetta. Contenta? >>
<< Stai scherzando, vero? >> chiese Ron sconvolto.
<< No. Hermione sta lavorando con delle pozioni nella mia vecchia stanza, crede di poter annullare l’effetto di quella lettera. >>
<< Andiamo, Harry non puoi dire sul serio… >> disse Ginny.
<< Ti farei leggere la lettera che ho trovato per darti una dimostrazione concreta della mia sincerità, ma visto che ci tengo alla tua salute e a quella di tuo fratello, preferirei lasciarvi vivere e basta, piuttosto che farvi vivere tre giorni con la consapevolezza che probabilmente morirete… Adesso piantatela con i litigi e finiamo con le pulizie della casa. C’è ancora molto lavoro da fare. >>
Ron guardò la sorella con una nuova espressione sul viso: sconvolta.
<< Non fare quella faccia, sai che Hermione è brava in pozioni… >> disse Harry guardandolo.<< Forza, andiamo, la casa ci aspetta… >>
Dopo l’ora di pranzo, avevano già finito di pulire metà della casa, restavano solo il seminterrato, la soffitta e la stanza che Harry aveva da piccolo.
<< Mi chiedo perché puliamo questa casa se tra non molto partiremo alla volta di Voi-Sapete-Chi… >> chiese Ron steso sul divano, mentre giocherellava con una matita che aveva trovato nello studio del padre di Harry.
<< Per renderla vivibile durante la nostra permanenza… Una volta andati in viaggio non possiamo mica vagabondare… >> disse Ginny.
<< Dovremo farlo. Non possiamo tornare qui ogni volta, qualche mago qui intorno potrebbe vederci, la signora Figg tipo… >> disse Hermione.
Erano tutti seduti da qualche parte cercando qualcosa da fare: Ron era steso sul divano, Harry sul bancone di marmo della cucina, Hermione sul tavolo e Ginny su uno degli enormi davanzali delle finestre.
<< Come va la pozione, Hermione? >> chiese Ginny.
<< Bene… devo aspettare tre ore perché ho aggiunto le radici di Asfodelo… Sto aspettando che passino… >>
<< Be’ ma… state bene tutt’e due adesso, no? >> chiese Ron preoccupato.
<< Si… io mi sento bene… tu, Harry? >>
<< Ho solo un gran mal di testa… >> rispose Harry in un sussurro.
<< Mi devo preoccupare? >> chiese ancora Ron.
<< Ron, sei entrato in ansia già da un bel po’, e poi i mal di testa non sono contenuti negli effetti di quel tipo di maledizione… >>
<< E quali sono allora? >> chiese Ginny.
<< Emh… nausea… vista sfocata… possibili svenimenti… sudore eccessivo, cose del genere… >>
<< E’ preoccupante… >> disse Ron con una strana smorfia terrorizzante.
<< Sta tranquillo… Hai più paura tu che noi… >>> disse Harry.
<< E’ quello che mi preoccupa… perché siete così sereni? >>
<< Ron, abbiamo preparato distillati contro la morte un centinaio di volte a scuola, ognuna adatto ad ogni maledizione. Questa delle lettere si chiama Maledizione Tre Giorni, e visto che l’ho studiata so come curarla… La conosceresti anche tu se qualche volta ti fossi applicato a Pozioni… >>
<< Come facevo ad applicarmi? Piton era così antipatico da farti odiare qualunque ingrediente… >>
<< Piton non era antipatico, era semplicemente malvagio… >> disse Ginny.
<< Finalmente qualcuno che capisce la natura effettiva delle persone… >> mormorò Harry in un soffio.
Hermione diede uno sguardo all’orologio. << Alleluia! Posso andare a terminare la pozione. Scusate… >> si alzò in fretta e raggiunse le scale.
<< Aspetta! Non ci vorrà un mese per prepararla, vero? No, perché se è così voi due sarete peggio che morti… >> commentò Ron.
<< Secondo te inventavano una pozione contro una Maledizione Tre Giorni la cui preparazione dura un mese? >> chiese Hermione scettica, senza nemmeno girarsi.
<< Scusa, era solo una domanda… >> bofonchiò Ron a bassa voce, quando ormai Hermione era già entrata nella stanza di Harry.
La sera dopo, le condizioni di salute di Hermione e Harry cominciavano già a peggiorare, infatti mostrarono entrambi giramenti di testa e nausea.
<< Avanti, dovete mangiare… Non avete pranzato oggi, fate almeno cena… >> li sforzò Ginny.
<< No, grazie, Ginny, davvero… >> disse Hermione.
<< Già, grazie lo stesso Ginny, ma, credimi, già è tanto che ci reggiamo in piedi… >>
<< Stendetevi un po’, allora… >> disse Ron preoccupato, finendo di mangiare. Ginny nel frattempo sparecchiò la tavola.
<< No! Non posso… Devo restare sveglia fino a mezzanotte, quando dovrò inserire l’ultimo ingrediente della pozione… Se solo provo ad addormentarmi, siamo spacciati… >> disse Hermione, mentre erano tutti radunati in cucina.
<< Non puoi farlo, sei debole… lo farò io questa notte… >> si offrì Ginny.
<< No! Devo… devo terminarla io… >> disse Hermione a fatica.
All’improvviso Harry cominciò a sudare, nonostante le giornate fresche di metà settembre.
<< Tu invece, non hai nulla da fare, perché non dormi un po’? >> chiese Ron.
<< Non posso… non voglio più che altro… voglio restare in piedi >>
<< Voi due siete pazzi… Harry stai sprecando solo forze, Hermione tu pure! Potevi chiedere a me di preparare la pozione, e invece la fai tu sapendo che poi saresti diventata debole per farla! >> disse Ginny con tono alterato.
<< Ginny, calmati… >> disse Ron.
<< Io non mi calmo affatto! >>
<< Non sono debole… mi gira solo la testa, ok? >> disse Hermione di colpo ripresa.
HArry nel frattempo si sentiva quasi di svenire. Le sue palpebre erano pesanti come rocce eppure aveva dormito fino alle undici quella mattina. Forse aveva bisogno di un po’ di riposo, forse…
BAM! Un rumore improvviso, dall’esterno della casa, raggiunse le loro orecchie.
<< Cos’era? >> chiese Harry, di colpo ripreso.
<< Non lo so, vado a controllare… >> disse Ginny uscendo di casa.
<< Aspetta vengo anch’io, tu non hai la bacchetta… >> disse Ron seguendola.
Nel casa ci fu solo il silenzio.
<< Stai bene? >> chiese Harry a Hermione, mentre sedeva pallidamente sul divano e Hermione se ne stava stesa accanto a lui, raggomitolata.
<< No. E credo che domani staremo anche peggio… >>
<< Non è vero, hai quasi finito la pozione… >> la rincuorò Harry.
<< Devo dirti una cosa… >> disse lei all’improvviso.
Harry la fissò. << Cosa? >> chiese preoccupato.
<< Riguarda la pozione. E’ più… difficile di quanto mi aspettassi. Non credo di averla eseguita bene come nelle istruzioni… >>
<< Cosa stai dicendo, Hermione, sai bene che le hai eseguite alla
perfezione… >>
<< No, non è vero… se solo ho sbagliato il numero dei granelli di polvere d’Artemisia, moriremo tre secondi dopo aver bevuto la pozione! >>
<< Non fare così, Hermione, andrà tutto bene… >>
<< Scusa… è solo che… be’, non credo di essermi mai trovata in situazioni così tanto critiche e per di più adesso avverto anche la voglia di vomitare… >>
BAM! Un altro rumore simile al primo arrivò dall’esterno della casa.
<< Ma che sta succedendo là fuori? >>
<< Non ne ho idea… >> disse Harry, che sentiva quasi di perdere i sensi di lì a poco. Si alzò dal divano, deciso di andare a controllare cosa stesse succedendo, poi, un improvviso sussulto del pavimento lo fece cadere a terra.
<< Ehi, stai bene? >> chiese Hermione mettendosi a sedere sul divano.
<< Si… hai sentito? >>
<< Si, era… >> s’interruppe. Una nuova scossa. << O mio Dio, un terremoto! >>
<< Vieni, sotto le finestre!! >> gridò Harry.
La prese per mano e la condusse sotto il muro delle finestre, che creava una specie di tettuccio. Da qualche parte, Harry aveva sentito dire che, in caso di terremoto, bisognava ripararsi sotto le sporgenze di porte e finestre, o più semplicemente sotto i tavoli.
Hermione però, si alzò a fatica e nel frattempo il terremoto stava diventando di maggiore intensità.
<< La pozione! Dobbiamo prenderla o moriremo! >> gridò lei, mentre il caos nelle strade al di fuori della casa stava diventando un putiferio.
<< Non abbiamo tempo, questa catapecchia crollerà da un momento all’altro! >> gridò Harry in risposta.
<< No! Non lo farà, dobbiamo prenderle è importante! >> con questa frase scomparve sulle scale e Harry, sentendo che le forze lo stavano abbandonando, la seguì stremato. La testa gli pulsava quasi fino a far scoppiare le tempie e i piedi sembravano che non lo sorreggessero più, ma lo stesso raggiunse il pianerottolo superiore e la sua vecchia stanza.
Lì trovo Hermione tutta sudata mentre cercava di mettere in salvo la pozione.
<< Ho quasi finito… >> mormorò sfinita. Acchiappò l’ultimo ingrediente, la lettera della madre di Harry, e raggiunse Harry con tre fiale traboccanti di pozione in mano.
<< Perché tre? >> chiese Harry ormai senza forze.
<< Non si sa mai… forza usciamo di qui… >> disse lei allo stesso modo.
Raggiunsero il piano inferiore, quando sentirono un brutto rumore dietro di loro provenire dalla cantina.
<< Cos’è stato? >> chiese Hermione.
<< La cantina sta cedendo, forza, dobbiamo uscire! >>
Ma prima che potessero raggiungere la porta, una nuova scossa raggiunse la casa e un pezzo del soffitto crollò davanti a loro.
<< O mio Dio! >> gridò Hermione.
<< Di qui non possiamo uscire, vieni! >>
Harry la condusse finalmente sotto il muro della finestra, dove sarebbero stati al sicuro. Poi, accertandosi che nessuno fuori potesse vederli, gridò:
<< Bombarda! >> con la speranza che la finestra si sfondasse la quella rimase immobile.
<< Siamo bloccati qui? >> chiese Hermione, tenendo strette le fialette piene di pozione in mano.
Harry non ebbe il tempo di risponderle, che una nuova scossa, più potente, fece tremare tutta la casa. I mobili si rovesciarono, i tavoli tremarono, la polvere si alzò come una nube di fumo dopo un incendio e in pochi minuti la casa fu ridotta in mille pezzi sotto gli occhi dei due ragazzi.
D’improvviso si udì un scoppio, un rimbombo assordante che tuonò in tutta la casa; Harry ed Hermione si voltarono verso la cantina.
<< Il boiler! >> esclamò terrorizzata.
Poi accadde tutto velocemente…
Harry non ebbe il tempo di pensare ad una soluzione che, una gigantesca fiamma rossa a tratti nera, inghiottì la casa.
Harry la vide avvicinarsi a loro e d’istinto, s’abbracciarono, senza forse, consapevoli della loro fine, sapendo che Voldemort aveva vinto…
In un ultimo, disperato tentativo, mentre ascoltava Hermione piangere silenziosamente accanto a sé, Harry gridò: << NOOOOOOOOH! >>
Attese la sua fine mentre il caldo inondava la casa e il suo grido si confondeva a quello degli altri fuori dallo stabile…
Silenzio.
Ecco quello che fu.
Né uno scoppio, né le grida della gente, niente.
Solo una luce abbagliante davanti a sé. Abbracciata stretta a lui, Hermione volse la testa verso la fonte di luce.
Con la vista che diminuiva a poco a poco, Harry la imitò.
Un cervo.
Quello che vide fu un cervo di una luce abbagliante eccezionale,che con le proprie corna tentava di bloccare le fiamme che l’avrebbero inghiottito di lì a poco.
Senza pensarci due volte, HArry e Hermione si trascinarono fuori dalla casa, dopo aver spostato l’enorme pezzo di soffitto che era caduto davanti alla porta.
In strada non c’era un’anima viva, ma non dovevano preoccuparsi di questo al momento. Si allontanarono di tre o quattro case dalla loro, poi si lasciarono cadere sul prato di una delle case evacuate.
La casa dei Potter era ancora visibile da quella distanza, e quando si stesero sull’erba umida, senza più energie, affrontando di nuovo la morte, il cervo corse verso di loro, lanciò uno sguardo al suo padrone e sparì in una nuvoletta argentea. In quel momento lo stabile esplose, liberando il fuoco che era stato brevemente bloccato.
La vista di Harry, intanto, stava venendo a mancare, le palpebre erano pesanti come ogni parte del suo corpo, la testa gli doleva in modo talmente doloroso che si accorse che il suo naso aveva cominciato a sanguinare; accanto a lui Hermione era nelle sue stesse condizioni, tutta sudata, inerme, immobile, le uniche cose che ancora si muovevamo erano i suoi polmoni e gli occhi, che corsero ad incrociare quelli di Harry.
Harry le rivolse un ultimo sorriso, poi, debole come non mai, chiuse gli occhi, sudato e stanco.
Accanto a lui, sentì Hermione fare la stessa cosa.
 
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wataaaaaaaa
view post Posted on 2/8/2007, 19:44




E i fratelli Weasley?Che è successo????Noooooooo!!!
 
Top
-Keir@-
view post Posted on 3/8/2007, 09:45




Sempre per wataaa sperando che non s'annoi...


L’IRA DI DRACO E L’ODIO DI HARRY
Capitolo 4


<<oh mio Dio, non si risveglierà… >>
<< Non dire cavolate, gli abbiamo fatto bere la pozione nello stesso tempo in cui l’abbiamo data a Hermione e ti ho già detto che si sta riprendendo >>
<< Lui ha letto la lettera prima di Hermione! >>
<< Ron! >>
<< Scusa… sono solo preoccupato… >>
<< Ragazzi, per favore, non urlate… >> mormorò una voce assonnata sotto le coperte.
<< Harry!! >> gridò qualcuno che lo abbracciò forte, quasi strozzandolo.
<< Ron, così lo affoghi… >>
<< Oh, scusami, Harry… come… come stai? >>
<< Stordito… e per favore, non urlate… >>
<< Certo… emh… >> sussurrò una voce femminile. Harry riaprì gli occhi. Ginny era accanto a lui.
<< Dove siamo? Dov’è Hermione? >>
<< Ehi, calmati fratello… >> esclamò Ron. << Scusa… calmati, fratello… >> sussurrò poi. << Lei sta bene, è nella stanza accanto… >>
<< Quale stanza? Dove siamo? >>
<< Dalla signora Figg. >> disse Ginny.
Harry sgranò gli occhi. << La signora Figg? >>
<< Si, ma non ti eccitare, sappiamo che hai una cotta per lei… >> mormorò Ron.
<< Piantala, non è il caso di scherzare, Ron… Ora Arabella è dai suoi parenti a Edimburgo, l’abbiamo contattata, ci ha detto di poter usare casa sua per quanto tempo desideriamo… >>
<< Come… come l’avete trovata? >>
<< C’erano delle valigie nella stanza da letto, così abbiamo pensato che si fosse trasferita da suoi parenti per la paura del terremoto… >> cominciò Ginny.
<< Così abbiamo cercato in tutta la casa alla ricerca di una rubrica. Quando l’abbiamo trovata… >>
<< …c’era il numero di suo cugino, l’abbiamo contattato e ci ha detto che stava dalla sorella. Della signora Figg, naturalmente… >>
<< La mia roba… il baule… Edvige! >>
<< Be’, emh… la tua Firebolt è schizzata via dalla finestra prima che l’incendio avvampasse e Edvige l’ha seguita… Abbiamo recuperato la tua scopa ma di Edvige nessuna traccia. >> disse Ginny.
<< Siete sicuri che sia uscita? >>
<< La sua gabbia era vuota e lo sportellino aperto. Secondo te cosa può voler dire? >> chiese Ron.
<< Bene… >> mormorò Harry dopo aver tratto un grosso sospiro di sollievo, Per un istante aveva creduto che il suo gufo fosse morto. Poi, cominciò a ricordare tutto velocemente. Il terremoto, il cervo… la lettera!
<< Io… io dovrei essere morto… >>
<< Quando vi abbiamo trovati, Hermione aveva ancora in mano le fialette della pozione. Ve le abbiamo date… ed eccovi qua… >>
<< Noi eravamo morti… >>
<< Ma che dici, eravate solo svenuti. Dovevate morire all’alba del terzo giorno, ma erano solo le undici e mezza. Ginny ha inserito i pezzetti della lettera, voi l’avete bevuta, ed eccovi qui. >>
Harry si mise a sedere, incredulo.
<< Io credevo di stare per morire… Mi sono sentito mancare le forze, ero debole… >>
<< Be’, mio caro, ci volevano solo trenta minuti prima che ci lasciassimo le penne… >>
Harry voltò la testa. Alle sue spalle, sulla soglia, Hermione lo guardava appoggiata allo stipite della porta, con le braccia incrociate sul petto.
<< Hermione! >> dissero in coro Ginny, Ron e Harry.
<< Stai bene? >> chiese quest’ultimo.
<< Me la cavo… >> entrò nella stanza e si mise a sedere su una poltrona.
<< Tu? >>
<< Rimpiango quel maledetto giorno in cui lessi la lettera… >>
<< Cioè tre giorni fa… >> disse Ron.
<< Come? >> chiese Harry stordito.
<< Tre giorni fa hai letto la lettera. L’altro ieri vi abbiamo trovati svenuti su un prato e ieri hai trascorso la giornata dormendo come un ghiro… >> disse Ron.
<< Se non ci aveste trovato… >> cominciò Hermione.
<< Oh, non cominciare con i però… E’ stato un caso che vi abbiamo visti stesi su un giardino… >> continuò Ginny.
<< Una specie di cavallo con dei bastoni in testa ci ha letteralmente fatti correre fin da voi… >>
<< Un cervo >> disse Hermione.
Harry la guardò. L’aveva visto anche lei.
<< Era un cervo. L’ho visto prima di uscire dalla casa… >> continuò.
<< Anch’io l’ho visto. Quel cervo… è il cervo che compare sempre quando faccio i Patronus >>
<< Tu non hai fatto un Patronus, però… >> disse Hermione.
<< Lo so… ma ricordo di aver gridato, qualcosa del genere… >>
<< Già, mi hai quasi bucato un timpano… >> mormorò Hermione.
<< Scusami, ero… abbattuto… Dev’essere allora che è comparso il cervo. Ha bloccato l’esplosione, lo ricordo bene… >>
<< Ma allora da dove è comparso? >> chiese Ginny.
<< Non ne ho idea… ehi, emh… mi è venuta in mente una cosa… >> disse Harry.
<< Tuo padre. >> disse Hermione, riflettendo
<< Esatto. Si trasformava in un cervo quando era giovane. Forse ha sentito che ero in pericolo di vita e… >>
<< Harry, sai meglio di me che tuo padre… be’… è morto e che il tuo cervo non è effettivamente tuo padre… >> disse Ron.
Harry abbassò la testa. << Era solo una supposizione… >>
<< Andiamo, forza, su col morale… vado a preparare la colazione, Ron seguimi… >>
<< Perché? >>
<< Ti ho detto di seguirmi! >>
<< Va bene, va bene… noi ci vediamo di sotto, ok? >>
Harry annuì.
Ron e Ginny uscirono dalla stanza e come tante volte, Harry e Hermione restarono da soli nella stanza.
<< Cos’hai intenzione di fare, adesso? >> chiese Hermione all’improvviso.
<< In che senso? >>
<< Dico… come la metti con Voldemort? >>
<< Oh, ho intenzione di partire appena staremo meglio, si… >>
<< E dove vuoi portarci? >>
Aveva una posa così seducente su quella poltrona, pensò Harry, ma forse non se ne rendeva conto.
Abbassò lo sguardo imbarazzato. << Non ne ho ancora idea… Credo che il cimitero dove sono stato al quarto anno sia il posto migliore per cominciare la battaglia, ma se dovremo farlo dobbiamo essere prudenti con le magie… E in più Ginny non ha il potere di usare la bacchetta… Corre solo sei guai con noi… >>
<< Al cimitero non saremo tra i babbani, non credo che ci siano problemi visto che lì saremo tra maghi Oscuri molto potenti… >> disse seria. << E poi hai ragione, dobbiamo maggiorare la nostra conoscenza sugli incantesimi. Magari domani vado in biblioteca a cercare informazioni… >>
<< Biblioteca? Hermione, vuoi davvero cercare informazioni a Londra, tra i babbani, su cose magiche? >>
<< La bibliotecaria, Geltrude. È una maganò. >>
<< Tu come lo sai? >> chiese Harry esterrefatto.
<< Niente di più semplice dello scavare fra gli archivi del Ministero dicendo che il tuo fratello scomparso forse ha dei poteri magici… >> disse lei.
<< Quando… quando sei andata al Ministero? >>
<< Agli inizi di agosto. La sorveglianza è più scarsa, fa caldo in quei tempi… le guardie mi hanno fatto passare senza problemi… >>
<< Hermione… >> disse Harry sconvolto.
<< Si? Be’, si è rivelato essenziale, adesso so che c’è un’altra Maganò oltre alla signora Figg a Londra… domani vado da lei… >>
<< Non puoi, non abbiamo ancora riacquistato tutte le forze… >>
<< Parla per te… io ho intenzione di fare qualcosa, perché non ho voglio giacere su un letto aspettando che Voldemort venga a cercarmi… >>
<< Sono pienamente d’accordo, quindi verrò con te… >>
<< Non puoi, stai peggio di me, tu… >>
<< Certo che posso! >>
<< Sei troppo individuabile Harry, qualcuno potrebbe riconoscerti mentre raggiungiamo la biblioteca… >>
<< Disilludiamoci… >>
<< Come? >>
<< Ci Disilluderemo. Moody l’ha fatto con me al quinto anno mentre raggiungevamo Grimmauld Place… >>
<< Moody è un ex auror, Harry e l’Incantesimo di Disillusione non è tanto semplice quanto un Incantesimo Tacitante! >>
<< Lo so! Ma se Disilludersi è difficile, allora uccidere Voldemort che missione è? >>
Hermione non rispose.
<< E va bene. Faremo come vuoi. Ma se non ti senti bene non ci penserò due volte ad andarci da sola, d’accordo? >> disse alla fine.
<< Mi sentirò bene vedrai… >> disse Harry sicuro. Non l’avrebbe mai lasciata andare da sola.


Così il giorno dopo si auto-Disillusero, assumendo così il colore e la consistenza di ciò con cui venivano a contatto, in modo da risultare del tutto invisibili. Dopo aver attraversato un mucchio di strade trafficate, raggiunsero la biblioteca di cui parlava Hermione il giorno prima.
<< C’è qualche parola d’ordine, per caso? >> chiese Harry silenziosamente, fuori dalla porta girevole dell’enorme biblioteca.
<< Non ne ho idea, e comunque quando ci mostreremo e vedrà te, capirà chi siamo… In fondo averti portato è un vantaggio, ti riconoscono anche i cechi ormai… >>
Attraversarono l’enorme corridoio che divideva l’entrata dal bancone della bibliotecaria, rimanendo allibiti del silenzio che regnava lì dentro.
<< E ora qual è Geltrude? >> chiese Harry, a bassa voce.
<< Be’… sulla scheda, al Ministero, ho visto la sua foto… E’ bionda con i capelli corti… piuttosto minuta… e anziana, direi, dalla schiena incurvata che si trascina dietro. Porta un paio di occhiali enormi… e basta, non ricordo più nulla… >>
<< D’accordo. Dividiamoci, magari la troviamo più in fretta >>
<< Va bene. Troviamoci a quel bancone tra una mezz’ora. >> Hermione indicò una specie di scrivania dove una donnona grassa all’incirca quanto zia Marge stava scrivendo qualcosa al computer, facendo sobbalzare la tastiera ogni volta che la toccava con le sue enormi dita.
<< Va bene >> mormorò Harry.
<< Harry, guarda che se non sei lì tra mezz’ora mi farai venire un infarto. >>
<< Lo stesso vale per te se ritardi… >>
<< Stai parlando con Hermione Granger non con il tuo alter ego. >> lo rimbeccò, allontanandosi.
<< Lo so. >> mormorò Harry fra sé e sé. Poi si voltò guardando l’enorme biblioteca.
“ Bionda con i capelli corti, vecchia e bassa, con un paio di occhiali enormi e una gobba sulle spalle.” Rammentò Harry. “ Bionda con i capelli corti,
vecchia… “
I suoi pensieri furono interrotti da una donna bionda che gli dava le spalle e che stava ripulendo uno scaffale in fondo alla stanza. Si diresse deciso verso quella direzione.
Appena arrivò da lei, notò che era giovanissima e che non aveva la minima traccia di una gobba né tantomeno portava gli occhiali.
Harry si guardò intorno. Non vide nessuna dipendente. Provò allora di guardare nei reparti.
Cominciò da quello per bambini. Se la donna era come se la immaginava poteva far paura a un leone ma se era gracile allora avrebbe potuto essere anche una dolce vecchietta.
Guardò fra gli scaffali. Quella che lavorava lì non era affatto la signora Geltrude. La donna in questione era sulla cinquantina, slanciata per la sua età ma anche molto gentile con i bambini che le ronzavano intorno con il massimo silenzio. Andò allora nel reparto affianco, quello per ragazzi. Una donna vecchia e burbera con i capelli bianchi stava sgridando una ragazzina per qualche strano motivo che Harry non osò immaginare.
Chissà se Hermione l’aveva trovata.
Harry si spinse poi verso il reparto per adulti. Forse avrebbe potuto essere lì. Chi meglio di una donna con una sessantina d’anni sulle spalle avrebbe potuto consigliare un buon romanzo giallo?
Forse aveva trovato. Anche questa volta una donna bionda le stava dando le spalle. Poi si girò di scatto, come se qualcuno la stesse osservando.
Aveva un paio di occhiali enormi e una gobba. Profonde rughe le solcavano il viso, dandole un aspetto orribile. Ma i dieci centimetri di fondotinta che aveva sul volto la rendevano più accettabile.
<< Chi c’è? >> chiese, con voce stridula.
Harry le andò vicino, cercando di non spaventarla. Poi, con sguardo indagatore, si guardò intorno. Nessun ragazzo né tantomeno telecamere. Poteva mostrarsi. Quando lo fece, la vecchia donna ebbe un sussulto.
<< Oh no, non di nuovo… >> mormorò. << Ehi, ma tu sei Harry Potter… >>
<< Esatto… e lei è… la signora Geltrude? >>
<< Signorina se non ti dispiace. >> disse lei, offesa.
<< D’accordo, signorina Geltrude… emh… lei… lei è una maganò? >>
<< Certo. E ne sono fiera. Non sono adatta alle magie, se devo essere schietta. Cosa vuoi? >>
<< Mi chiedevo se c’è un reparto emh… magico, qui. Lei… lei sa se c’è? >>
<< Oh, ma certo, me l’ha fatto aprire Silente stesso… gran mago Silente… >>
<< Già. >> disse Harry con una nota di malinconia nella voce. << Comunque… potrebbe indicarmelo? >>
<< Terzo piano, quarto corridoio a destra, sesto scaffale a partire da sinistra. Spingi il nono libro del penultimo ripiano in basso e di’ Profers secretum. >> recitò lei. << E’ la stessa cosa che ho detto agli altri due, che noia. >>
<< Gli altri due? >> chiese Harry sconvolto. Uno di loro poteva essere Hermione ma… l’altro?
<< Si. E ora smamma, ho del lavoro da fare. >>
Harry si Disilluse nuovamente e raggiunse le scale a chiocciola situate da un lato. Poi, raggiunto il terzo piano, si guardò intorno. Non c’era anima viva, forse i babbani non sapevano neanche che esistesse un terzo piano. Si affacciò sul quarto corridoio a destra e contò gli scaffali da sinistra finché non raggiunse il sesto. Guardò nel penultimo ripiano e valutò i libri finché non arrivò al nono, il cui titolo era La Francia del XV secolo. Lo spinse e mormorò << Profers secretum >> proprio come le aveva detto la signorina Geltrude.
Lo scaffale tremò pericolosamente, tanto che Harry ebbe paura di trovarsi in balia di un nuovo terremoto. Ma non fu così.
Pochi secondi dopo, quando tutto si era calmato, si ritrovò in una stanza diversa da quella che aveva appena lasciato.
Era un’unica enorme stanza, in cui gli scaffali erano tutti affiancati alle pareti dorate tranne due al centro della sala, che creavano quattro corridoi. I pavimenti erano di un oro lucido e rispecchiavano il soffitto, leggermente più scuro.
Harry alzò lo sguardo ed ebbe l’impressione di trovarsi di nuovo nella vecchia Sala Grande di Hogwarts, dove il soffitto rispecchiava il cielo fuori dal castello, proprio come in quella stanza. Ora si poteva vedere un limpido cielo blu.
Dopo una rapida occhiata intorno a sé, Harry notò che non c’erano banconi con donnone stile zia Marge né bambini che gironzolavano qua e là. In quella stanza c’erano centinaia di libri con soli tre ragazzi maghi.
<< Hermione? >> mormorò Harry silenziosamente, guardando tra i corridoi. << Ehi, Hermione? >>
<< Harry! >> disse qualcuno dietro di sé. Lui sobbalzò, girandosi. Hermione lo guardava tutta contenta con almeno quattro libri che la seguivano a mezz’aria.
<< Hermione… >>
<< Perché parli a bassa voce? >>
<< E tu perché hai sollevato l’incantesimo? >>
<< Perché qui siamo al sicuro, non ci vede nessuno, sta tranquillo… >>
<< No, ascolta. Prima Geltrude mi ha detto che ha fatto passare due ragazzi, ciò significa che non siamo soli… >>
<< Andiamo, Harry, quella lì è vecchia come questi libri e non credo che la sua memoria sia come quella di una volta… E solleva quell’Incantesimo, sono stanca di parlare al nulla. >>
Harry ubbidì poco convinto, poi si guardò intorno con circospezione.
<< Che stai facendo? >> chiese Hermione guardandolo.
<< Non sono convinto d’accordo? Io guardo di là, tu… cerca altri libri. >>
<< Ok! >> fece Hermione, correndo verso altri scaffali.
Quando fu abbastanza lontana, Harry guardò alle sue spalle, esaminando ogni luogo della stanza. Hermione aveva ragione, non c’era nessuno. Ma allora Geltrude…
Qualcosa interruppe i suoi pensieri, un fruscio alla sua sinistra. Aveva controllato, non c’erano finestre lì dentro.
Immediatamente, Harry sfoderò la bacchetta e gridò le parole che sollevavano l’Incantesimo di Disillusione in quella direzione; poco dopo vide un ragazzo seduto per terra che lo guardava con occhi pieni di odio.
Harry, in confronto, non era da meno.
Quello si rialzò, aggiustandosi la lunga veste nera, senza mai distogliere i suoi occhi di ghiaccio da quelli smeraldini di Harry.
L’ultima volta che l’aveva visto era stato a Hogwarts, qualche mese prima, ed era stato reso immobile da Silente mentre lui, il ragazzo che ora gli stava davanti, tentava di ucciderlo, anche se non ne aveva avuto il coraggio.
I suoi lineamenti ora erano più accentuati: le varie ombre sul volto lo facevano sembrare più vecchio dei suoi diciassette anni.
Nei suoi occhi Harry poté scorgere l’odio e la rabbia che provavano l’uno per l’altro da ormai sette anni, che ora era arrivato al culmine della sopportazione.
<< Ehi, Sfregiato. Niente scuola quest’anno? >> disse lui con voce profonda e dura.
<< No, Malfoy. >> disse Harry mentre cercava di controllare la sua voglia di stenderlo con un Avada Kedavra.
<< Come mai? I tuoi G.U.F.O. sono stati così scadenti che ti sei ritirato con la paura di fare una figuraccia ai M.A.G.O.? >>
<< Oh no, in realtà temo che quello sia successo a te. >> rispose Harry.
Il sorriso derisorio si cancellò all’istante dal volto di Draco Malfoy, lasciando spazio a un’espressione iraconda.
<< Non tentare di giocare col fuoco, Potter, o rischierai di bruciarti, anche se credo che ciò potrà farmi solo piacere. >>
<< In realtà, Malfoy, credo che sia tu quello che sta giocando col fuoco, dal momento che non sono io quello alleato con Voldemort, o sbaglio? >>
<< Essere dei Mangiamorte è un onore, Potter. La tua mente contorta non può capirlo. >>
<< E’ la tua mente contorta, Malfoy, che non riesce a capire che così sei condannato alla morte… Ma come hai detto tu, questo può farmi solo piacere. >>
L’ira di Draco sembrò avvolgere l’intera sala. E l’odio di Harry si unì ad essa.
In quel momento Hermione comparve dal corridoio centrale.
<< Malfoy?! >> disse terrorizzata.
<< Esatto, Mezzosangue. Mi sono meravigliato nel vedere una cervellona so-tutto-io non accorgersi che c’era un’altra persona nella stanza oltre lei, sai? Ma grazie al tuo patetico errore mi sono accorto che cercavi libri di incantesimi contro la Magia Nera… cos’è, cercate di sconfiggere il Signore Oscuro? >>
<< Non sono affari che ti riguardano. >> disse lei sprezzante.
<< Ah no? Mi riguarderanno eccome quando riferirò al Signore Oscuro che ho bloccato sul nascere una rivolta fra Bene e Male… >> con gesto fulmineo estrasse la bacchetta dalla veste e puntatola verso Hermione, gridò: << Avada Kedavra! >>
Contemporaneamente a lui, Hermione, che a quanto pareva era riuscita a prevedere la sua mossa, gridò: << Protego! >>
Harry vide un fascio verde e una strana bolla trasparente propagarsi da Hermione verso l’esterno, respingendo la maledizione, la quale tornò a Malfoy, che venne spinto verso uno scaffale alla parete.
I capelli di un giallo pallido coprirono il duro volto di Malfoy, il quale sembrava morto, ma solo apparentemente. Quello infatti, in pochi secondi, tornò in piedi, pronto a scagliare un nuovo incantesimo contro Hermione. Harry fu più veloce di lui e gli scagliò contro un vecchio incantesimo che aveva letto su un libro altrettanto longevo e che lo aveva colpito già una volta…
<< Sectumsempra! >>
Malfoy barcollò, cercando di non perdere nuovamente l’equilibrio e ci riuscì. Ma il suo volto, diversamente da prima, fu coperto di un liquido rosso scuro, il suo sangue.
<< Brutto… >> mormorò lui, prima di dire: << Crucio! >>
Harry prese in pieno la maledizione e subito un dolore allucinante invase il suo corpo, gli annebbiò la testa, lo spinse a sopportare un male incontrollabile, tutto sotto le risa stordenti e incontrollabili di Malfoy.
Quando Harry credette di non poter più sopportar il dolore mentre si contorceva sul pavimento, accadde qualcosa…
Il dolore d’un tratto svanì e Harry respirò profondamente e dolorosamente.
Quando si girò vide che Hermione stava lottando contro di lui per il controllo della bacchetta di Malfoy.
Harry agguantò la sua che era volata poco lontano e pensò rapidamente a un incantesimo efficace. Puntò la bacchetta contro il mucchio di libri che Hermione si trascinava dietro e gridò: << Waddiwasi! >>. Quelli immediatamente, sotto il controllo della bacchetta di Harry, furono indirizzati contro Malfoy.
<< Hermione! >> gridò Harry. Hermione si girò e quando vide i libri puntati contro lei e Malfoy, si staccò subito dal ragazzo e si spinse a terra. Malfoy fu colpito in pieno petto e gettato nuovamente alla parete dal peso dei volumi grandi almeno 1700 pagine.
Hermione si diresse verso Harry e lo aiutò ad alzarsi mentre Malfoy faceva lo stesso con le proprie forze. Poi li guardò sprezzante.
<< La pagherete per questo… >> disse con voce baritonale. Poi sparì, Materializzandosi.
<< Stai bene? >> chiese Harry a Hermione.
<< Si. Adesso ritorniamo a casa della signora Figg. >>
Raccolsero i libri e uscirono dalla biblioteca, con una nuova luce negli occhi. Vendetta.
 
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wataaaaaaaa
view post Posted on 3/8/2007, 10:38




Annoi io?Tsk,tsk!Cara,tu non sai ancora cosa può annoiarmi,dopo essermi sorbita una intero dizionario dei termini (nn ho capito la parola che c'è scritta in mezzo) della crtitica letteraria post clasica-moderna...e dicersi che era per le scuole..alla faccia....
Cmq,adesso me lo leggo e poi ti dico se sono sveglia.Ma se mi hai fatto morire pel di carota,vengo a casa tua,(nn so come,consulto la carta geografica,ma ci riusciro,sono esperta di autobus e roba simile,prima o poi ci arrivo)e ti....prego di farlo rivivere.....
 
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wataaaaaaaa
view post Posted on 3/8/2007, 11:05




Ok,nn hai fatto morire i Weasley...domanda:che cavolo sono le maganò?
Hai fatto entrare in scena malfoy!!Waaa!!Ti amoooo!!!Cioè,aspetta..come più vecchio dei suoi 17 anni?Che orrore,yaa...
Il dolore è scoparso subito dopo l'attacco del serpeverde,c'è qualcosa da sapere?
ehm,cara..non vorrei...ehm:Raccolsero i libri e uscirono dalla biblioteca, con una nuova luce negli occhi. Vendetta.,perchè,scusa,prima che c'era?coniglietti tra i prati?
Ma seriooooo,cmq,nn mi sono annoiata,l'ho letto subito,peccato per aver ritratto malfoy così bastardo..ma c'est la vie.Aggiorna presto,baci^^
 
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-Keir@-
view post Posted on 3/8/2007, 14:56




Ahahahahaha! Povera gnurant come me, waty, credo di dover fare un excursus generale per spiegarti bene cosa sono i maganò.... XDXD
Allora, il fatto è questo, in linea massima:

Maghi/Streghe= hanno un genitore Mago e una genitrice Strega;

Babbani= hanno genitori babbani(cioè persone non magiche);

Mezzosangue= hanno un genitore babbano oppure entrambi babbani (come Hermione);

Maghinò/Maghenò= hanno genitori maghi e streghe, però loro non sono capaci di compiere magie...

COMPRENDI?
XDXD no dai, spero di essere stata chiara.
E poi cmq Draco risulta più vecchio perchè già nel sesto libro l'autrice diceva che aveva ombre scure sul volto... così io ho ripreso il filo ^_^

Comunque, toh, il 5° capitolo!!


IL FINTO ORDINE

Capitolo 5



<< Finalmente! >> esclamò Ron quando fecero ritorno a casa. << Ce ne avete messo di tempo… >> Harry nel frattempo si sedette sul divano, ancora leggermente dolorante.
<< Ehi, stai bene? >> chiese Ron immediatamente, preoccupato.
<< Malfoy, è stato lui. >> disse Hermione sedendosi sul tavolo.
<< Malfoy?! >> chiese Ginny all’improvviso, spuntando dalle scale.
<< Cosa ci faceva lì? >> chiese Ron orripilato.
<< Mi spiava credo. Ero talmente presa dai libri che non mi sono resa conto della sua
presenza… >>
<< Andiamo Hermione, non è stata colpa tua. >> disse Harry.
<< Certo che lo è stata! Se me ne fossi accorta, non avresti sofferto per il Cruciatus! >>
<< Un Cruciatus? O mio Dio, ti senti bene? >> chiese Ginny spaventata.
<< Si, sto bene. >> disse Harry. Chissà quante volte aveva detto quella frase nel corso dei sei anni a Hogwarts.
<< Quello è pazzo… decisamente pazzo… come può fare un Cruciatus in un luogo pubblico? >>
<< Eravamo solo in tre in quella stanza, nessuno ha visto nulla. >> disse Hermione depressa.
<< E poi Malfoy è un Mangiamorte, può permettersi questo ed altro finché si sentirà protetto dal potere di Voldemort… >> disse Harry.
<< Allora credo sia venuto il momento di contrattaccare. Guardiamo quei libri, esercitiamoci… dobbiamo pur fare qualcosa. >> disse Ginny.
<< Oh certo che dovremo, ma tu non puoi, sei minorenne. >> disse Hermione.
<< Violare la legge non mi importa più di tanto… >> rispose lei. << Certo, potrei rivelare la vostra posizione… >>
<< Al momento noi non siamo una delle loro preoccupazioni. >> la interruppe Ron.
<< Che vuoi dire? >> chiese Hermione.
Ron si alzò e prese un foglio stropicciato, come se fosse stato letto tante di quelle volte da essersi consumato, da un mobiletto malconcio stipato in un angolo che Harry notò solo allora.
Hermione si spostò e Ron lo mise sulla tavola. Gli altri si avvicinarono.
Era della Gazzetta del Profeta.
<< Me l’ha spedito papà quale settimana fa. >>
Hermione fece una faccia preoccupata.
<< No, non sa dove siamo, ha spedito Hermes per venire a trovarci. >>
<< Mi sembrava strano, Errol non il tipo che se ne va viaggiando per Londra. >> commentò Ginny, mentre leggeva mentalmente la Gazzetta. L’attenzione di tutti e tre era ormai rivolta al foglio di giornale, ma quando Harry vide il volto di Hermione trasformarsi in un espressione di paura, cominciò a leggere.


Il Ministero della Magia sabotato

Un terribile evento si è verificato al Ministero della Magia.
Stamani, un gruppo di dieci Mangiamorte travestiti da ragazzini della scuola di magia Isaac a Osburne, in gita con dei loro professori, hanno creato il panico fra dipendenti e visitatori del Ministero, aggredendo diciotto impiegati e schiantandone almeno cinque.
Parla il ministro della magia, Rufus Scrimgeour: << Siamo davvero addolorati per quanto accaduto e io stesso non riesco a capire come sia potuto succedere. Il nostro fedele guardiamago Eric ha controllato loro le bacchette e da quanto ci dice erano tutte nella norma, niente a che vedere quindi con il Lato Oscuro. Sospettiamo dunque che si tratti di esperti Mangiamorte Metamorfomagus e di un complicato incantesimo trasfigurante per bacchette magiche, oppure di un’eccezionale incantesimo Confundus che abbia appunto Confuso il nostro Guardiamago. Non si escludono però le probabilità in cui sia stato colpito da una Maledizione Imperius.>>
Conclude così il neoministro, aggiungendo anche che la Scientifica Magica del Reparto Magico Criminale della Scozia interverrà sul posto ormai distrutto.


<< Ecco perché quando ho aggredito Ron non mi è arrivata nessuna lettera dal Ministero. >> mormorò Harry.<< L’avevo detto che era successo qualcosa. >>
<< Perché non ce l’hai fatto leggere prima, Ron? >> chiese Hermione.
<< Non lo so, non credevo fosse importante. Papà mi ha anche detto che per il momento il Ministero della Magia della Bulgaria sta cercando di sorvegliare la situazione anche qui, ma si vede che non ci riesce molto bene. >>
<< Povero Rufus, la sua sede in pezzi. E noi autorizzati a fare incantesimi senza che ci facciano un’udienza. >> disse Ginny.
<< Una pacchia. >> commentò Ron.
<< Non è detto, possono anche intercettare la nostra magia. >> disse Hermione, seria.
<< Se non l’hanno fatto prima, perché riuscirci adesso? >> disse Ginny, colpita.
<< E poi voglio esercitarmi con la magia, non ho intenzione di essere una semplice palla al piede. E credo anche di essere brava con gli incantesimi, per cui non ho voglia di aspettare ancora un anno prima di poter esercitare. >>
Harry rifletté sulle parole dell’unica figlia femmina della famiglia Weasley. In effetti, aveva ragione.
<< Perché sono venuta qui allora, se non posso aiutarvi a sconfiggere
Voldemort? >>
<< Perché l’hai voluto tu, con quella tua testa dura che ti porti dietro. >> commentò Ron. << Se ti avesse scoperto qualcuno della Metropolvere… >>
<< Non mi ha scoperto. Credo che sia questo l’importante. Ormai il Ministero è fuori uso poi, non potevano fermarmi. E poi abbiamo appena cominciato la nostra vita da vagabondi, un po’ di azione ci vuole. >>
<< Non l’abbiamo cominciata ancora, Ginny, se non mi sbaglio siamo ancora qui, chiusi nella casa della signora Figg… >> commentò Ron.
<< Un momento. >> disse Harry all’improvviso. << La signora Figg sapeva della nostra fuga. E noi ora siamo a casa sua… l’Ordine… l’Ordine potrebbe essere qui a momenti… >> disse terrorizzato.
Hermione sbarrò gli occhi. A quanto pare nessuno dei tre ragazzi ci aveva pensato.
<< Dobbiamo andar via di qui… >> disse Harry improvvisamente, nel silenzio generale in cui, Harry poté giurare, udì i cervelli dei suoi amici lavorare freneticamente.
<< Come? Dove? >> chiese Ginny sconcertata.
<< Non lo so, da qualche parte in cui non possono trovarci. >> disse Harry semplicemente. Non poteva sapere la sua meta. Conosceva solo il suo scopo.
<< Ci Materializzeremo? >> chiese Ron.
<< Possiamo approfittare di qualunque mezzo, ora che il Ministero sta cercando di riabilitarsi. >> convenne Hermione.
Harry andò su e giù per la stanza.
<< Harry, non sai nemmeno tu cosa fare… >> disse Ginny in un sussurro.
<< Io so cosa fare, dobbiamo fuggire… fatemi solo pensare ad un luogo… >>
<< Ci sarebbe la Stamberga Strillante… >> propose Ginny.
<< Troppo vicina a Hogwarts. >> disse Ron.
<< Hogwarts è stata chiusa, ricordate? Chi potrà mai prendersi la briga di entrarci ora che ha chiuso i battenti? >> disse Hermione.
<< Voi non capite, non dobbiamo avere più niente a che fare con quel castello… potrebbero esserci dei quadri, non so… è troppo pericoloso, rivelerebbero la nostra posizione… >> disse Harry.
Mai come prima si era trovato a pensare tanto in fretta.
<< Be’, casa tua è rasa al suolo. Di Grimmould Place non se ne parla, è il Quartier Generale… dove potremmo stare? >> chiese Ginny disperata.
<< Ci servirebbe qualcuno di disperatamente spericolato per tenerci tutti e quattro. Qualcuno che non spifferi i nostri piani. Qualcuno che non sia in contatto con la nostra famiglia… >> pensò freneticamente Ron.
<< Qualcuno c’è >> disse Hermione all’improvviso.
<< Chi? >> chiese Harry, illuminandosi. Forse avevano trovato una sistemazione.
<< Fred e George. >> disse lei.
<< Non ho appena detto che ci serve qualcuno che non sia in contatto con la mia famiglia? >> chiese Ron accigliato.
<< Ron andiamo, Fred e George sono due canaglie, hanno inventato aggeggi in grado di ascoltare oltre le porte, pozioni in grado di far svenire la gente per pochi secondi… roba che crea una palude in una scuola… >>
<< E per di più hanno un appartamento sopra il loro negozio. Diagon Alley è deserta, sono tutti rintanati in casa per paura di essere azzannati da un Mangiamorte, solo poche persone hanno il fegato di uscire di tanto in tanto. Uno dei negozi in cui vanno è proprio Tiri Vispi Weasley, ma non credo siano così tanto stupidi da avvicinarsi a casa loro… >> disse Hermione.
<< Dobbiamo vedere se sono d’accordo… >> disse Harry preoccupato. Quella di stare dai gemelli era una buona idea, ma avrebbero davvero mantenuto il segreto?
<< Oh lo saranno… l’ultima volta che li ho visti mi hanno confessato che la monotonia che regnava nel loro locale poteva far paura persino a Voldemort e che serviva loro un po’ di movimento, oltre a quello dato dalle esplosioni delle loro pozioni… >> disse Ginny.
<< Bene. Preparate i vostri bagagli allora. Siamo pronti per partire. >> disse Harry.
In pochi minuti, erano pronti per andare dai gemelli Weasley.
<< Pronti? >> chiese Harry, una volta ritrovati in salotto. Ognuno di loro aveva accanto a sé il proprio enorme baule portatile.
<< Si. >> risposero loro in coro.
<< Ok… Ci vediamo nel loro appartamento allora. >>
Hermione sorrise, prima di chiudere gli occhi. Dopodiché la famosa sensazione di mancanza d’aria lo assalì. Poi accadde tutto velocemente.
Mentre fluttuava nel vuoto in quei pochi secondi, avvertì la presenza di qualcosa, un corpo estraneo. Qualcosa di grande e grosso che si avvicinava sempre di più a lui, o meglio, era Harry che si stava avvicinando al corpo senza potersi fermare…
Pochi secondi dopo si ritrovò steso sul pavimento del salotto che aveva appena lasciato, spinto via da una strana forza mentre cercava di raggiungere Diagon Alley.
<< Ma cosa diavolo è successo? >> esclamò una voce lontana dietro di lui.
Harry si girò e vide i suoi tre amici riversi accanto a lui.
<< Hermione, avevi detto che potevamo utilizzare qualsiasi mezzo ora che il Ministero era fuori uso! >> scoppiò una voce maschile. Forse era Ron. Harry non riuscì a riconoscerla, si sentiva ancora un po’ stordito.
Poi, quando ebbe messo a fuoco gli occhi e il cervello, capì che era scoppiato un altro litigio tra i suoi due migliori amici.
<< Come potevo sapere che avevano installato un Muro Respingi-Mago? >>
<< Dovevi saperlo, tu sai sempre tutto! >> scoppiò Ron.
<< Oh, tu e questa mania di rinfacciarmi il fatto che so più cose di te mi fa pena! >>
Le orecchie di Ron divennero rosse come i suoi capelli. << Farti pena? Sei tu che mi fai compatire vedendoti alle prese con un libro perché non hai altro di meglio da fare! >>
<< E tu, allora? Che poltrisci ogni giorno sul divano?! >>
<< Basta. Non è il momento di litigare questo. > disse Ginny irritata, mentre leggeva letteralmente nel pensiero di Harry.
Ron ammutolì, rosso come un peperone, e Hermione sembrava di essere in lotta con la sua lingua mordace.
<< Quel Muro Respingi-Mago… può averlo attivato la Bulgaria? >> chiese Ginny poi, calmandosi, mentre i ragazzi si rimettevano in piedi.
<< Lo ha attivato sicuramente la Bulgaria… staranno indubbiamente cercando un modo per non farci violare la legge. >> disse Hermione.
<< Come mai questo lo sai, eh? >> disse Ron.
<< Ron taci, o giuro che ti cucio la bocca con la bacchetta. >> gli ordinò la sorella.
<< Non è possibile… perché ci ha respinti tutti? Noi tre siamo maggiorenni… >> rifletté Harry.
<< Già, avrebbe dovuto lasciar fuori solo me. >> convenne Ginny.
<< Voi due siete maggiorenni è vero, ma non certo autorizzati a Materializzarvi… >> disse Hermione. Era vero: Harry non aveva ancora fatto l’esame e Ron era stato bocciato.
<< E tu allora? Perché sei tornata indietro? L’hai fatto tu l’esame, no? >> chiese Ron acido.
<< Certo che l’ho fatto. E se devo essere sincera non ho idea del perché sia qui e non nell’appartamento di Fred e George… >> disse Hermione allo stesso modo.
<< Non ricominciate adesso, d’accordo? Comunque sia dobbiamo trovare il modo di raggiungere Diagon Alley. >> disse Harry raggiungendo la porta d’ingresso.
<< Vuoi andarci a piedi?! >> esclamò Ron vedendolo.
<< Certo che no… Avevo pensato al Nottetempo… >>
<< E non credi che Stan Cicchetto o come si chiama, ci chiederà come mai siamo lì? >> chiese Ron
<< Diremo che non gli interessa. Che sono affari nostri. Non credo che Stan Picchetto abbia il diritto di sapere dove andiamo e cosa facciamo… >> rispose Hermione.
<< Io l’avevo chiesto a Harry, non a te… >> disse Ron maligno. Hermione stava per ribattere, ma Ginny li interruppe << Oh, basta! Siete insopportabili, ne ho fin sopra i capelli di voi due! >>
A Harry in quel momento venne da pensare che forse Ginny aveva qualche affarino magico nascosto nella tasca dei jeans che fosse in grado di leggere nella testa delle altre persone, perché era proprio quello che lui stava per dire.
<< Avanti, andiamo… >> disse Harry semplicemente. Aprì la porta d’ingresso e…
… una decina di persone stava appostata davanti alla porta impedendo loro di uscire, fissando i ragazzi con aria di rimprovero.
Harry tra loro scorse una curiosa ragazza con i capelli blu raccolti in una lunga coda di cavallo, Ninfadora Tonks, che Harry aveva visto solo l’anno prima, poi il suo giovane ma trasandato professore di Difesa Contro le Arti Oscure, Remus Lupin. E poi ancora Kingsley Shaklebolt, Elphias Doge, Hestia Jones, Dedalus Lux, Emmeline Vance…
I ragazzi li guardavano spaventati, Harry più di tutti era terrorizzato all’idea di essere portato via dai suoi piani.
<< Via di qui… >> sussurrò Hermione impercettibilmente ma i quattro erano talmente stretti fra loro per la paura che la sentirono chiaramente.
Si girarono e presero a correre, diretti alla porta sul retro, ma si bloccarono d’improvviso, sbattendo contro un grande omone con grandi cicatrici che solcavano il suo volto e uno strano occhio blu elettrico che saettava in tutte le direzioni…
<< P-professor Moody… >> balbettò Hermione intimorita.
<< Signorina Granger... >> disse quello con un falso inchino, come se stesse salutando la regina Elisabetta in persona.
<< Cosa ci fa lei qui? >> chiese aspra Ginny.
<< Cosa ci faccio io qui? Cosa ci fate voi qui! Vostra madre è incavolata nera per il vostro gesto irresponsabile e tua madre, Granger, è venuto un infarto quando ha saputo che la sua responsabile figlia se ne è andata a cercare Voi-Sapete-Chi con Harry Potter! >>
<< Non è stata colpa sua, noi l’abbiamo a farci andare con lui. >> disse Ron.
<< Colpa sua o no, passerete un gran guaio ragazzi. Adesso seguitemi, la professoressa McGranitt vi attende a Grimmauld Place. >>
<< NO >> disse in coro i quattro.
<< Come, prego? >> chiese ancora il professore.
<< Abbiamo detto di no. Non la seguiamo da nessuna parte. >> disse Hermione.
<< Davvero? Scommettiamo? >> disse Shaklebolt alle loro spalle.
<< Non potete farci un Imperius per seguirvi. Finireste ad Askaban. >> disse Ron in tono grave.
<< Il Ministero ci capirà >> disse Tonks.
Harry aggrottò le sopracciglia. C’era qualcosa che non andava.
<< Non hanno capito me quando ho sconfitto quei due Dissennatori qui, a Little Whinging, per salvarmi la vita. Figuriamoci voi… >> disse perplesso.
<< Noi siamo maghi esperti e maggiorenni. >> disse Lux.
<< Anche noi lo siamo! >> ribatté Ron indignato.
<< Tua sorella no, però. Per quanto mi riguarda questo è sequestro di strega minorenne… >>
<< Non è sequestro, ho voluto andare io con loro! >> disse Ginny.
<< Il punto è che noi non verremo al Quartier Generale. >> disse Harry deciso.
<< Intralcereste i nostri piani. >> disse Ron.
<< Ma quali piani? >> tuonò il professor Lupin << Vagabondare per la insicura Londra babbana aspettando che un Mangiamorte vi veda e vi uccida, è questo il vostro piano? >>
<< Non siamo così stupidi da farci scoprire… >> disse Hermione.
<< E quali misure di sicurezza adottereste? Eh? Un Mantello dell’Invisibilità? Un Incantesimo di Disillusione? >> disse Lupin.
Colti in pieno. Non avevano efficaci misure di sicurezza.
I ragazzi tacquero. Nessuno sapeva cosa dire. Harry più di tutti.
<< Non vogliamo seguirvi a Grimmould Place. >> disse Ginny.
<< Lo farete. Incarceramus… >> mormorò Lupin. Harry estrasse immediatamente la bacchetta magica dalla tasca e pensò: << Reducto! >>
E immediatamente le liane che li avevano incarcerati si sciolsero, per magia.
<< Stai diventando più bravo di quello che mi aspettavo, Harry. >> disse Lupin con uno strano sorrisetto sulle labbra. A Harry salì immediatamente un dubbio, e sembrava che anche Hermione, Ron e Ginny lo condividessero.
<< Professor Lupin, al tempo dei Malandrini… mio padre in che animale si trasformava? >> disse Harry in un soffio. Accanto a lui, sentì i suoi amici sfoderare le bacchette in caso di emergenza.
<< Che domande sono, ragazzo? >> chiese Moody. Lupin era evidentemente insicuro.
<< E’ solo una semplice domanda. >> disse Hermione.
<< Emh… be’, tuo padre si trasformava in un… in un cavallo, che razza di domande sono… >>
Il cuore di Harry pulsò follemente. James Potter si trasformava in un cervo…
<< Expelliarmus! >> urlò Moody guardando l’espressione sconvolta dei ragazzi.
Le loro bacchette volarono via, mentre gli altri Mangiamorte si riversavano nella stanza.
Harry pensò immediatamente: << Accio bacchetta >> e poi urlò << Stupeficium! >>
Due degli otto Mangiamorte, quelli travestiti da Hestia Jones e Dedalus Lux furono scagliati contro la parete accanto alla porta.
Mentre Hermione lottava contro Malocchio e Ginny e Ron tenevano a bada gli altri quattro Mangiamorte, Harry si ritrovò faccia a faccia con Tonks, che altri non poteva essere che Bellatrix Lestrange.
<< Tu. >> disse Harry con voce piena di disprezzo.
<< Tu… >> ripeté quella con voce da bambino. << Di’ un po’, Sfregiato, vuoi comportarti come un adulto? Credo proprio che non ci riuscirai, perché non sei altro che un bambino che cerca di fare l’eroe tragico… >>
Harry andò su tutte le furie, stava perdendo il controllo di sé.
<< Stupeficium! >> urlò, ma in qualche strano modo, Bellatrix respinse lo schiantesimo, riversandolo su Harry, il quale fu spinto in direzione della cucina, sfondando il vetro della porta.
Cadde sul pavimento, dolorante, ma ben presto si rialzò. Bellatrix era accanto a lui.
<< Ti sei fatto la bua, Potter? >> disse lei, mentre gli puntava contro la sua bacchetta.
Harry fissò quegli occhi malvagi, gli stessi che avevano visto Sirius morire, perché appartenenti al corpo del suo assassino… la cugina di Sirius aveva ucciso il suo padrino… e Harry non poteva dimenticarlo…
Con gesto fulmineo, Harry si lanciò su di lei, e da lì partì una lotta per la vita, da cui venne scagliata via la bacchetta della Mangiamorte.
Dopo attimi di pura follia, durante la quale volarono calci e pugni, Harry si ritrovò in ginocchio accanto a Bellatrix, con una mano stretta sul suo collo e l’altra che stringeva la bacchetta di Harry, puntata direttamente contro il suo cervello.
In un attimo la bacchetta della Mangiamorte le volò in mano in modo che entrambi avevano la propria bacchetta puntata verso l’altro.
<< Provaci e ti spezzo in due il cervelletto… >> disse Bellatrix a fatica mentre Harry stringeva ancora di più la sua presa. Bellatrix scoppiò in una risata soffocata.
<< Non mi uccideresti mai… >> rise quella.
<< Ucciderti no, ma posso farti soffrire… Sectumsempra! >>
Harry scattò in piedi mentre la Lestrange si riversava in un lago pieno di sangue, il proprio.
<< Tu… maledetto… Imperio! >> La maledizione colpì in pieno Harry che all’improvviso non fu più padrone del suo corpo.
Come se fosse spinto da mani invisibili, cozzò contro le pareti della cucina poi, sempre sotto il controllo della bacchetta della Mangiamorte, fu scagliato contro il salotto, dove Ron, Hermione e Ginny stavano ancora lottando.
Urtò la schiena contro il pianoforte nuovo di zecca della signora Figg e quando sentì un dolore lacerante invadergli il corpo, gemette silenziosamente.
Poi fu sollevato nuovamente in aria e lanciato pesantemente contro l’alto mobile di legno che dominava il largo corridoio, andando a sbattere contro uno degli spigoli appuntiti dell’armadio.
Harry sentì la forza invisibile che lo sbatacchiava di qua e di là cedere e, come una goccia che scende lenta sulla parete nuda della roccia, Harry si lasciò cadere lungo il fianco del mobile, mentre una scia rossa si disegnava lì dove Harry aveva appena lasciato la testa.
 
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wataaaaaaaa
view post Posted on 3/8/2007, 17:15




Oddio,che violenza..ho fatto bene a dirti di mettere R....
però mi ha impressionato.

oddio..non posso aspettare il prossimo aggiornamento,ti spiace se lo leggo in anteprima?Thanks,commenterò poi qui perà.Ciauu.^^
 
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-Keir@-
view post Posted on 3/8/2007, 18:33




Premetto, per amiche color carne si intendono le Orecchie Oblunghe, se non avete visto il quinto film di Hp allora vi spiego cosa sono: nel libro parla di fili lunghi e sottili che permettono a chi sta all'altro capo del filo, di ascoltare ciò che si dice dall'altra parte. Nel film invece lo Orecchie sono comunque fili, solo che presentano un vero e proprio orecchio alla fine della corda, appunto, color carne. Spero di essere stata chiara.




VECCHIE AMICHE COLOR CARNE
Capitolo 6

Poi, un immagine sfocata apparve davanti agli occhi di Harry.
Qualcosa che assomigliava a un cimitero. Tanti uomini incappucciati.
E un uomo con gli occhi iniettati di sangue, la carnagione chiara, come quella di qualcuno che non vede la luce del sole da tempo, con lunghe dita raggrinzite che stringevano una bacchetta bianca, con dei serpenti che correvano lungo il manico. E ai suoi piedi, un ragazzo inerme steso su un fianco, smilzo come chi è cresciuto troppo in fretta, proprio lì davanti agli occhi di Harry. Il suo torace non si alzava e non si abbassava, il che significava che era morto.
Harry si avvicinò per vedere meglio chi fosse colui che Voldemort aveva appena ucciso. La luce pallida del sole alle spalle di Harry cominciò a diffondersi per il prato incolto, ricco di lapidi dall’espressione sinistra, illuminando il volto della vittima.
Un ragazzo occhialuto, con una profonda cicatrice a forma di saetta sulla fronte sanguinante…
Harry si sentì mancare, mentre tutto intorno a lui sfocava…
Poi una risata spaccatimpani, profonda e gelida, maligna, da far rizzare i peli sulla testa, fece svegliare Harry si soprassalto, col fiatone, tutto sudato, e la cicatrice che gli doleva e prudeva terribilmente.
Si toccò la fronte per grattarsela, ma notò che c’erano delle bende che la coprivano, avvolgendo tutta la nuca. Tastò accanto a sé in cerca degli occhiali e li inforcò.
Si trovava in una stanza sghemba, con un mobile alto e polveroso, in cima alla quale era appostata una meravigliosa civetta bianca che lo fissava.
<< Edvige! >> esclamò Harry, ma subito se ne pentì, perché una fitta alle tempie lo aveva scosso.
La civetta volò accanto a lui, e si appoggiò sul comodino.
<< Cosa ci fai qui? >>
Lei gli diede una dolce beccata sul dorso della mano destra di Harry con la quale lui la stava accarezzando.
Visto che i gufi non avevano facoltà di parola, sapendo di non poter ottenere risposta, Harry lasciò vagare lo sguardo per la stanza, in cerca di qualche indizio con cui la potesse identificare.
Un baule, nell’angolo a destra, accanto alla porta per metà scardinata, stava sbadigliando assonnato, mentre le prime luci dell’alba penetravano dalla finestra impolverata. Difficile dire che quel posto fosse adatto alla presenza di esseri umani.
Le tende appese alla finestra, che un tempo dovevano essere state di un verde acceso, ora erano quasi sbiadite, e pendevano sinistramente. Le ante dell’armadio che Harry vedeva dritto davanti a sé pendevano abbandonate, rivelando mensole polverose e forse piene di Doxy.
Quando Harry mise piede a terra, sentì girare le testa, ma non ci fece caso. Voleva scoprire dove si trovava. Lasciò Edvige volare allegramente nella stanza, poi, raggiunse la rampa di scale. Strane teste mozze pendevano con un’espressione mancina appese alle pareti e nell’ingresso uno strano portaombrelli a forma di zampa di Troll occupava talmente tanto spazio che Harry dovette scavalcarlo.
Era già stato in quel posto, lo sapeva. Voltandosi vide le famose tende tirate che stavano accanto alla porta d’ingresso, e che sicuramente celavano l’anziana signora che chiamava sudici ibridi chiunque mettesse piede in quella casa.
Quella casa che un tempo era appartenuta a Sirius. Grimmauld Place numero 12. Ecco dove si trovava. Al Quartier Generale.
Pian piano ricordò che otto Mangiamorte travestiti da componenti dell’Ordine della Fenice erano venuti a casa della signora Figg dove Harry, Ron, Hermione e Ginny se ne stavano nascosti temporaneamente. Ricordò di aver duellato con Tonks, o meglio, con colei travestita da Tonks, Bellatrix Lestrange, che un anno prima aveva ucciso il suo padrino.
Scese in cucina, dove sicuramente erano radunati tutti quanti, ma prima di poterlo fare, il vecchio elfo domestico di nome Kreacher scivolò davanti a lui con un profondo inchino.
<< Come Kreacher vede, il suo padrone Harry Potter si è svegliato… >> disse con una falsa voce contenta. Poi sussurrò. << Il suo sudicio padrone Harry Potter doveva restare a letto, questo ha detto la vecchia donna con i suoi sudici figli… >>
<< Ciao Kreacher. >> Harry ricordò che dopo la morte di Sirius, aveva scoperto che lui gli aveva lasciato quella casa, e quindi anche Kreacher. << Sai dirmi dove sono tutti? >>
<< Oh, si padrone, Kreacher lo sa, sono tutti in cucina signore. >> disse.
<< Grazie, Kreacher. >> disse Harry dirigendosi alla cucina, ma prima di scomparire dietro le scale sentì l’elfo mormorare: << Harry Potter ha detto “grazie” a Kreacher, ma Kreacher non vuole essere ringraziato, no, se solo la padrona di Kreacher sapesse in che stato è ridotta la sua bella casa… >>
Poi Harry non sentì più nulla. Mentre si avvicinava alle scale sentì però una lite burrascosa tra quella che sembrava la signora Weasley e Ron.
<< Sei scappato di casa, Ronald, ero preoccupatissima! >>
<< Signora Weasley, la prego di contenersi, il signor Potter sta ancora dormendo. >> disse una voce seria e solenne. La professoressa McGranitt.
<< Oh, si, mi scusi. Ma a proposito di Harry, Ron, come hai potuto seguirlo in quel suo inutile tentativo di uccidere Tu-Sai-Chi? >>
<< Non era un inutile tentativo mamma! >> scoppiò Ginny. << E poi non dare la colpa a Harry, siamo stati noi a costringerlo a portarci con lui, non so quante volte te l’ho detto! >>
<< Signorina Weasley… >> disse la McGranitt in tono di ammonimento.
<< Oh, mi lasci parlare un attimo, lei. >> disse Ginny arrabbiata. << Harry ha avuto ragione a comportarsi così, voi non state facendo niente per catturare Voldemort! >> La signora Weasley sobbalzò.
<< Niente, signorina Weasley? Le rammento che abbiamo catturato una ventina di Mangiamorte, più gli otto che avete catturato voi, certo… >> disse un’altra voce. Harry la riconobbe come quella di Malocchio Moody.
<< Catturare Mangiamorte non ucciderà Voldemort! >> scoppiò qualcun altro. Era la voce di Hermione.
<< Lo sappiamo benissimo signorina Granger, ma noi non siamo avventati quanto Potter, che rischia la propria vita pur di ucciderlo. >> disse la McGranitt.
<< Qualcuno deve pure farlo, visto che voi non vi date una mossa. >> disse Ron amaro.
<< Ron, ascolta. >> disse qualcun altro.
<< No, io non voglio ascoltare niente! Questo è il minimo che Harry poteva fare. Avrebbe cercato i Trorcrux o come si chiamano per sconfiggerlo, e invece voi vi preoccupate di dargli dello stupido perché finalmente si è dato una mossa invece che ingabbiare Mangiamorte?! >> scoppiò Ron.
<< Se miriamo alle difese di Voldemort, lui non avrà più dei sostenitori, e così lo beccheremo quando sarà più debole che mai… >> disse Moody.
<< I Mangiamorte non lo fanno potente, professor Moody. E’ Voldemort stesso che è spietato. E vero, indebolirete le sue difese, ma non credete che ci penserà due volte prima di crearsi altri sostenitori… >> disse Hermione.
<< Questo è vero, ma non credere che non stiamo cercando gli altri Horcrux, Hermione. E’ vero, stiamo catturando i suoi seguaci, ma alcuni di noi si stanno occupando anche di distruggere le parti della sua anima. >> Harry riconobbe l’altra voce. Probabilmente apparteneva al professor Lupin.
Ci fu uno strano silenzio, poi Ginny riprese. << Li avete trovati? >>
<< No, ma siamo sulla strada giusta per uno di quelli che suggerì Silente, e se le sue supposizioni erano esatte, una parte di Voldemort morirà per sempre. >> disse la professoressa.
<< Quale state cercando? >> chiese Hermione curiosa.
<< La coppa di Tassorosso. Tonks e Kingsley hanno fatto delle ricerche su al Ministero. Prima che fosse attaccato naturalmente. >> disse Moody.
<< Ci hanno detto che in alcuni fascicoli risulta che dopo la morte di Hepzibah Smith, la coppa di Tassorosso fu ritrovata e riportata a Hogwarts. Naturalmente si sapeva che era stata nelle mani di Voldemort e schiere di maghi e streghe esperti hanno cercato di rilevare tracce di Magie Oscure celate in essa, che invece non sono mai state rilevate. >> disse Lupin.
<< Poi accadde uno spiacevole evento. Thomas Patrick. Povero ragazzo. >> disse la signora Weasley tristemente.
<< Chi è Thomas Patrick? >> chiese Ron.
<< Tempo fa a Hogwarts, forse una ventina d’anni or sono, alcuni Mangiamorte attaccarono la scuola. >>
Harry si appiattì alla parete per ascoltare meglio.
<< Il piccolo Thomas era un ragazzino tutto pepe, lo ricordo, ma anche molto abile con gli incantesimi. Molti dicevano che sarebbe stato il nuovo Silente. Era di Tassorosso, comunque. Uno dei Mangiamorte prese in ostaggio sua sorella, che apparteneva a Corvonero. Lui la salvò, che caro ragazzo, ma il Mangiamorte non lo risparmiò: lo prese e lo uccise davanti agli occhi di tutti. >> disse la professoressa McGranitt tristemente.
<< Era considerato come una specie di eroe. Così, a sua madre, venne consegnata la coppa di Tassorosso. >>
<< Si può fare? >> chiese Ginny esterrefatta. << Voglio dire, consegnare una reliquia di una Casa a una strega? >>
<< Non è una cosa che succede tutti i giorni, proprio no. >> disse Moody.
<< Un attimo. Voi avete detto che non c’era nessuna traccia di roba Oscura nella Coppa, che la state cercando a fare? >> chiese Ron.
<< Voldemort può essere più potente di quando immagini Ron. Se voleva far in modo che i suoi Horcrux non venissero scoperti, l’avrebbe fatto. >> disse Lupin.
<< E poi non dimenticarti che uccise una strega per averla, ragazzo. Un motivo ci sarà stato. >> disse Malocchio.
<< Dov’è la madre di Patrick adesso? >> chiese Hermione.
<< Giusta domanda signorina Granger. In questo momento risiede a Edimburgo per una breve vacanza da sua sorella. Il terremoto l’ha spaventata parecchio, lo stesso terremoto che tra parentesi, avrebbe potuto uccidere lei e il signor Potter. >> disse la McGranitt.
Harry ebbe una stretta allo stomaco. Lui sapeva di qualcuno che risiedeva a Edimburgo dalla sorella, gliel’aveva spiegato Ron… Ed era anche stato a casa sua…
Nel silenzio che seguì, Harry immaginò che Hermione, Ginny e Ron stavano pensando la sua stessa cosa.
<< La madre è… è una maganò? >> chiese Ginny titubante.
<< Esatto. Come fate a saperlo? >> chiese Alastor. La sua voce era quasi soffocata, probabilmente aveva parlato mentre masticava qualcosa.
Harry non resistette più. Si fece avanti ed entrò nella stanza.
Moody era all’impiedi con una mela rosso sangue in mano; Lupin era seduto a tavola con Ron, Ginny e Hermione che davano le spalle a Harry. La signora Weasley stava lavando le stoviglie e la professoressa McGranitt la stava aiutando a pulirle.
<< Harry? >> esclamò Lupin vedendolo.
<< Harry! >> gridò la signora Weasley abbracciandolo, lasciando un piatto bagnato in mano alla professoressa.
<< Harry! >> disse Hermione sorridendo esterrefatta.
<< Hai una testa dura come un mattone ragazzo… >> commentò Moody mangiando la sua mela.
Lasciando perdere le cerimonie, Harry si sedette al tavolo, accanto a Ron.
<< Vi ho ascoltati prima. State parlando di Arabella Doreen Figg? >>
Lupin lo fissò tra l’allibito per il fatto di vederlo in piedi e lo stupito per il fatto che conoscesse colei che aveva la Coppa.
<< Come… come…? >> stava dicendo la professoressa McGranitt.
<< Ci avete trovati da lei. >> disse Hermione. << Se ci avete trovati lì ovviamente, non ci avete ancora detto come avete fatto a trovarci. >>
<< Voi, teste calde! Io l’ho sempre detto che quella signora Figg era la stessa che ci aveva chiamato per dirci di loro! >> urlò la signora Weasley.
Harry notò, guardando Hermione, che aveva un braccio fasciato, mentre Ron aveva una profonda cicatrice sul braccio e Ginny una fascia sulla spalla.
<< La signora Figg ci ha avvisati non appena voi due avete lasciato casa
sua… >> disse Lupin indicando Ron e Hermione. << Poi abbiamo scoperto che Ginny non era più nel suo letto e abbiamo dedotto che fosse con voi. >>
<< Vi abbiamo cercato in lungo e in largo ma non vi abbiamo trovati. >> disse la McGranitt.
<< Cominciavamo a preoccuparci… >> disse Molly.
<< Poi, Athur, seguendo un notiziario babbano, ci ha detto che una casa era scoppiata nella Londra babbana in seguito a un terremoto. La casa dei
Potter. >> continuò Lupin. << Non ci è voluto molto per capire che vi eravate rintanati lì. >>
<< Poi, improvvisamente, Tonks e Shaklebolt vengono da noi e ci dicono della Coppa di Tassorosso… >> disse Moody masticando furiosamente.
<< Io suppongo che la signora Figg sia la stessa che ci ha contattato per dirci di voi, ma loro non mi credono… >> disse Molly Weasley con stizza.
<< Abbiamo fatto un grave errore… >> commentò Moody.
<< E poi di voi non c’è più traccia. Arthur decide di spedirvi un gufo con la speranza che vi trovi e che ci dica dove stavate nascosti. >> continuò Lupin.
<< Ma i gufi non hanno facoltà di parola, e quindi il suo tentativo è risultato inutile. >>
Mentre Harry ascoltava attentamente il discorso, schizzi di pioggia leggera cominciarono a tamburellare contro la finestra.
<< Allora cominciamo le nostre ricerche sulla signora Figg e scopriamo che abita a Edimburgo dalla sorella. >> disse stavolta Moody. << e allora Molly comincia a tacere dopo averci riempito la testa del fatto che la Signora Figg era la stessa che ci aveva chiamato… >>
<< Be’, voi avevate scoperto che abitava a Edimburgo, non potevo continuare ad inculcarvi la mia idea… >> disse la signora Weasley stizzita.
<< Allora decidemmo di andare dalla signora Figg per chiederle della Coppa, ma proprio quando Tonks e Lupin stanno per uscire per andare da lei, un gufo planò in casa. >> disse la professoressa in tono pratico.
<< Edvige. >> disse Moody.
<< Era scappata subito dopo l’incendio. >> disse Harry.
<< Già, ed era venuta da noi. >> disse la signora Weasley.
<< Ha cercato di dirci in tutti modi dove potevamo trovarti. >> disse la professoressa McGranitt. << Hai una civetta davvero intelligente Potter. Non faceva altro che dare beccate su Privet Drive, su una mappa che le avevamo messo davanti. >>
<< Ma noi non abbiamo sospettato neanche minimamente che potessi essere a casa della Figg, così abbiamo contattato i tuoi zii, che ci hanno detto di non
averti più miracolosamente visto dopo che eri scappato durante una notte. >>
Harry ricordò il volo di sei metri che si era fatto evacuando dalla finestra della sua stanza.
<< Ma Edvige continuava a beccare sulla cartina che le avevamo messo davanti, e stava aggredendo anche noi perché non riuscivamo a capirla. Poi il Ministro Bulgaro ci ha contattato per via camino dicendo che Tonks non doveva andare in giro con i capelli blu nella Londra babbana, sarebbe stato sospetto. >> disse Lupin.
<< Ma Tonks era accanto a noi in quel momento e portava i capelli di un rosso acceso. Così gliel’abbiamo detto ma lui mi ha chiesto cosa ci facevo lì anch’io quando stavo entrando nella casa al numero 5. >> disse Moody.
<< Credevamo che fosse diventato pazzo, ma poi abbiamo cominciato a prenderlo sul serio, perché ci ha detto che, attraverso il Satellite Magico Finegard aveva individuato tre ragazzi: due con i capelli rossi, una con i capelli ricci e un altro con una profonda cicatrice sulla fronte. Allora ci siamo preoccupati sul serio. >> disse la McGranitt.
<< Ci siamo praticamente catapultati al numero 5, ma era troppo tardi. Harry era andato a sbattere contro un mobile e perdeva sangue, voi due stavate lottando con dei Mangiamorte ma eravate talmente stanchi che appena siamo intervenuti siete svenuti e di Hermione non c’era traccia. >>
<< Davvero? >> chiese Hermione.
<< Forse non te lo ricordi, avevi perso i sensi, ma il mio doppio di stava portando via. >> disse Moody.
<< Perché? >> chiese Hermione inorridita.
<< Forse aveva intenzione di usarti come merce di baratto. Se noi avessimo dato Harry Potter tu saresti ritornata indietro. Io la vedo così. >> disse Lupin.
<< Comunque quei Mangiamorte erano ridotti davvero male. Ma nessuno era peggio di Lestrange. >> disse Malocchio.
<< Che le è successo? >> chiese Harry.
<< Morta. Dissanguata sul pavimento della cucina. >> disse la professoressa McGranitt gravemente.
<< Io… io… stavo lottando contro di lei. >> disse Harry terrorizzato.
Aveva ucciso Bellatrix Lestrange.
<< Lo sappiamo. E’ stata lei a sbatterti contro il mobile, vero? Con un Imperius immagino. >> disse Moody.
<< S-si… >>
<< Meritava di fare quella fine. >> disse Lupin.
<< Cosa? >> disse Harry all’improvviso. << Io… io… io l’ho uccisa… come fate a dire che se l’è meritato… io… ho ucciso una persona… >> disse Harry pietrificato.
<< E’ vero, ma lei poteva benissimo curarsi invece che lasciarti ballare su e giù per la casa. >> disse Moody.
<< Non è stata colpa tua Harry. Certo, l’incantesimo che le hai scagliato non era uno dei migliori, ma aveva la bacchetta e una certa manciata di minuti prima di morire. >> disse la McGranitt.
Harry fissò il tavolo.
<< Se le avessi fatto una Maledizione Senza Perdono adesso saresti in guai davvero seri, però… >> disse Moody.
Harry ringraziò di non averle fatto un Avada Kedavra.
<< Oh, comunque scusaci Harry, io e Ron stavamo urlando così forte che forse ti sarai svegliato… >> disse la signora Weasley passando l’ultimo piatto a Minerva McGranitt e dirigendosi verso di lui, dandogli affettuose pacche sulla spalla.
Harry improvvisamente ricordò il motivo per cui si era svegliato.
Il sogno. Il sogno in cui vedeva lui disteso per terra davanti a Voldemort, nel cimitero, subito dopo che lui gli aveva scagliato un Avada Kedavra.
<< Tutto bene, Harry caro? >> disse la signora Weasley vedendo inorridire.
<< Si… si, si certo, sto bene… >> disse lui.
<< Non lo sarai ancora per molto, eh no. Devi beccarti ancora la tua
ramanzina… >> disse Moody, gettando il torsolo della mela nel mangiarifiuti.
<< Sono stato un irresponsabile, lo so. >> disse Harry.
<< Irresponsabile è dire poco, Harry, ti sei praticamente condannato a morte da solo e se i Mangiamorte ti avrebbero ucciso, saresti riuscito in
quell’intento. >> disse Lupin.
<< Credevo che non stavate facendo niente per cercare Voldemort… ero così frustrato… >>
<< A proposito, che fine hanno fatto Tonks e Kingsley? >> chiese improvvisamente la professoressa McGranitt.
<< Sono a Edimburgo, non te l’ho detto? >> chiese Moody, appollaiandosi sul divano macabro e puzzolente.
<< No. >> disse la McGranitt.
<< Bene, ora lo sai. Sono partiti ieri notte, vogliono recuperare la Coppa. >>
<< E dire che noi siamo stati in casa sua senza sapere niente… >> mormorò Hermione.
<< Dev’essere un brutto colpo per te non sapere niente, vero Hermione? >> disse Moody ridendo e grugnendo allo stesso tempo. Vedendo che nessuno rideva, tantomeno Hermione, cessò imbarazzato. << Hem hem… >> disse, schiarendosi la voce, in un imitazione perfetta della professoressa Umbridge.
<< Bene. Direi che è ora di colazione. >> propose la signora Weasley.
<< Oh, si, ho una fame… >> disse Ginny alzandosi e aiutandola a preparare.
Nel frattempo, la McGranitt e Moody si liquidarono a causa di alcune faccende importanti per l’Ordine, ma Harry pensò che almeno potevano dirle, visto che avevano praticamente rivelato ciò che stavano facendo al momento.
Hermione andò alla ricerca di Kreacher per “dialogare” un po’ con lui e Ron sparì accusando di aver bisogno del bagno, quando invece, Harry ne era sicuro, aveva visto un grosso ragno spuntare via dai cuscini del divano.
Lupin si avvicinò a Harry. << Hai sognato qualcosa stanotte, Harry? >>
Lui lo guardò esterrefatto.
<< Emh… be’… diciamo di si… >> confessò lui.
<< Che hai sognato? >> chiese in un sussurro, mentre Molly e Ginny trafficavano con la colazione.
<< Niente di speciale… solo un sogno… >> disse lui allo stesso modo.
<< C’era Voldemort? >>
Harry continuò a fissarlo. << Non guardami così Harry, lo so perché i tuoi occhi sono semplicemente uno specchio. >> Harry rimase in silenzio per un momento. << Diciamo che ho sognato Voldemort, sì. >>
<< Tutto qui? >>
<< C’ero… c’ero anche io… con lui… >>
<< Stavate duellando? >>
<< No, no… eravamo al cimitero, e c’erano alcuni Mangiamorte intorno… intorno a me. >>
<< E? >>
<< Ero steso accanto ai suoi piedi. Morto. >>
Lupin trasalì.
<< Teneva la sua bacchetta ancora puntata su di me. E poi ha riso malignamente e mi sono svegliato con la cicatrice che mi faceva male. >> bisbigliò Harry.
Lupin era senza parole.
<< Inutile dire che era solo un sogno. >> disse Harry, rassicurandosi.
<< Be’, certo, ovviamente. >> disse semplicemente Lupin.
Harry in cuor suo non sapeva cosa credere. Di certo non era un veggente, e quella non era un visione, assolutamente no… Ma allora perché l’aveva sognato? Poi, improvvisamente, a Harry venne in mente l’Occlumanzia, tutte quelle lezioni che aveva fatto con Piton un anno prima. Voldemort stava cercando ancora una volta di impossessarsi di lui?
Accanto a lui, probabilmente Lupin stava seguendo lo stesso suo ragionamento.
<< La colazione è pronta! >> gridò la signora Weasley.
Intanto, fuori, una pioggia burrascosa stava bagnando le strade deserte, con nubi così nere, da oscurare il paesaggio.
Quel pomeriggio a Grimmauld Place, vennero anche Dedalus Lux e Hestia Jones per un rapido caffè, prima di partire di nuovo a causa di un avvistamento di Mangiamorte a Diagon Alley.
<< Mangiamorte in Diagon Alley… >>disse perplessa la signora Weasley, quando Lux e jones se ne furono andati.
<< Chissà se sono davvero Mangiamorte poi… >> mormorò Ron giocherellando con la moquette consunta, in salotto.
<< Già, se lo fossero non se ne andrebbero in giro dicendo a tutti la loro vera identità… >> disse Ginny.
<< Che tempaccio… >> mormorò Lupin improvvisamente, guardando fuori dalla finestra.
<< Già… >> disse Ron, sbuffando.
<< Oh, vi ho detto che più tardi ci raggiungeranno Fred, George e Bill e
Fleur? >> disse improvvisamente la signora Weasley.
<< Cos’è, una riunione di famiglia? >> disse Ron, seccato.
<< Volevano solo vedervi… >>
<< Come sta Bill? >> mormorò Harry, ricordando che l’anno prima era stato attaccato da un lupo mannaro e che il suo volto era stato sfigurato.
<< Oh, bene, molto bene… >> disse la signora Weasley sorridendo.
<< E’… Bill è… un lupo mannaro? >>
<< Oh no. No, non lo è. >> disse la signora Weasley. << Continua ancora a mostrare interesse per le bistecche al sangue però… credo siano la sua
passione. >>
<< Lui è Fleur si sposeranno? >> chiese Ginny.
<< Si. Al più presto almeno. Devono ancora stabilire la data, e Bill ha sempre da fare con la Gringott… >>
<< Sapete qualcosa del Ministero? >> chiese improvvisamente Hermione.
<< Sta ricominciando a funzionare… Hanno avuto qualche problema con l’intercettazione della magia praticata da maghi o streghe minorenni… >> disse Lupin.
<< Sapete niente di Muri Respingi-Maghi? >> chiese Ron.
<< No… perché? >> chiese Lupin interessato.
<< Stavamo cercando di Materializzarci da Fred e George prima che venissero i Mangiamorte… >> disse Hermione.
<< E siamo stati respinti indietro. >> continuò Ron.
<< Be’, loro non avevano fatto l’esame, Ginny era minorenne addirittura, ma io l’ho superato e ho 17 anni… perché sono stata respinta? >> chiese Hermione.
<< Probabilmente è stata una magia dei Mangiamorte, per impedirvi di lasciare la casa della signora Figg… >> disse la signora Weasley.
<< Non ci avevo pensato… >> disse Ron riflettendo.
<< Tu pensi? >> chiese Ginny ironica.
<< Già… >> disse Ron di rimando, stizzito.
Più tardi, quando fuori si scatenava un brutto temporale, qualcuno bussò alla porta di Grimmauld Place.
<< Sudici ibridi, sozzura, immondizia che ha infangato la mia bella casa, traditori del vostro sangue, brutti Mezzosangue… >> stava urlando la vecchia donna al suonare del campanello. Lupin e Harry corsero subito a sprangare le tende ostinatamente aperte, mentre la signora Weasley urlava quasi quanto la madre di Sirius: << Quante volte devo dirvi di non suonare il campanello!!! >>
e corse di sotto, aprendo la porta, pronta ad aggredire chiunque fosse il malcapitato ospite.
Hermione e Ginny corsero ad aiutare il professore ed Harry, mentre Ron stava ben attento a star lontano dalle tende brulicanti di esserini a otto zampe.
Due figure estremamente alte con una chiazza di capelli rossi comparvero sulla soglia inzuppati d’acqua.
<< La prossima volta applicherò un Incantesimo Elettrizzante a quel maledetto campanello! >> urlo la signora Weasley.
Mentre Harry tentava con tutte le sue forze di chiudere le tende sotto gli epiteti emanati dalla signora Black, Ginny esplose: << Oh, sta zitta! >>
<< Tu, feccia… >> stava dicendo l’anziana donna a Ginny, ma lei, con un colpo di bacchetta, la fece tacere, in modo che il professor Lupin e Harry poterono sprangare le tende; la signora Black intanto, apriva e chiudeva la bocca come un pesce fuor d’acqua.
<< Incarceramus… >> sibilò Lupin e delle liane verdognole sigillarono le tende sbiadite, attaccandosi come ventose alla parete.
<< Ora va molto meglio. >> disse Fred.
<< Cosa è meglio di un Incantesimo Tacitante, perché non ci ho pensato? >> disse Lupin, dando pacche compiaciute a Ginny. << Peccato che non ti abbia avuta come alunna, Ginny, sei molto brillante… >>
<< Nella botte piccola c’è il vino buono… >> mormorò George.
<< Come vanno gli affari, ragazzi? >> chiese Hermione mentre si dirigevano verso le camere superiori.
<< Una meraviglia… >> disse Fred.
<< Credo proprio che un giorno di questi ci godremo una lunga vacanza… >> esclamò sognante George.
<< Peccato però che la gente abbia paura di mettere il naso fuori di casa… >> disse Fred depresso.
<< Già, se non avremo clienti per la prossima settimana, non ce la faremo con i galeoni per i biglietti… >> disse George allo stesso modo.
<< …e arriveremo in ritardo per il viaggio… Non voglio aspettare un altro
anno… >> continuò Fred.
<< Di quale viaggio state parlando? >> chiese Ginny, mentre Lupin e la signora Weasley si rintanavano in cucina.
<< Irlanda del Nord. >> disse Fred orgoglioso.
<< Il trenta settembre a Lifford disputeranno una partita di Quidditch… dicono che giocherà anche Baston… >> disse George.
<< Quidditch? Wow… >> esclamò Ron.
<< Già… Abbiamo controllato gli orari delle Passaporte, c’è un vecchio barattolo arrugginito nei bagni della Testa di Porco che parte alle 16,00 in punto di martedì ventinove… >> disse Fred.
<< …ma ci mancano ancora trenta galeoni per completare i soldi del viaggio e dieci falci da dare a Madama Rosmerta… >>
<< Ha detto che non vuole che la gente entri nel suo locale senza che lei ci guadagni
qualcosa… >>
<< …e così le dobbiamo cinque falci a testa… >>
<< …sarà anche un tipo carino, ma è molto esigente. >>
La mente di Harry lavorava frenetica. Quanto gli mancava il Quidditch…
<< Ma la mamma è d’accordo? >> chiese Ron.
<< Avanti, Ron, siamo maggiorenni da più di un anno, non abbiamo bisogno del permesso della mamma… >> disse George.
<< Di cosa non avete bisogno? >> chiese Molly Weasley dietro i gemelli, con le mani suoi fianchi, in una posa assolutamente degna di lei.
A Harry si trattenne dalla voglia di rotolarsi per terra dalle risate, quando vide i gemelli confessare i loro piani come se fosse stato loro somministrata qualche goccia di Veritaserum.
Nel pomeriggio tardi arrivarono anche Bill e Fleur, seguiti da un inaspettato e indaffarato signor Weasley che cercava di non far cadere sul pavimento le scartoffie fradice che stringeva tra le braccia.
<< Harry, ragazzo, che piacere vederti! >> esclamò per la terza volta, da quando fu entrato in casa: ciò dimostrava che aveva la testa da tutt’altra parte.
<< Ehi, vi hanno già rimproverato a voi quattro? >> chiese George, mentre Harry era appollaiato sul letto in cui si era svegliato quella mattina, Ron giocava con Edvige e Hermione e Ginny fissavano le tende con profondo disgusto.
<< Diciamo di sì… >> disse Ron con voce assente.
<< Per noi invece siete stati davvero forti… >> esclamò Fred.
<< Davvero? >> chiese Ginny ironica.
<< Davvero! Quattro ragazzi pronti a uccidere Voi-Sapete-Chi mentre l’Ordine della Fenice poltrisce a letto girandosi i pollici… Questo sì che sarebbe un bel titolo per la Gazzetta se lo venisse a sapere… >> rifletté George.
<< Insomma, diciamocelo, non è che stanno facendo molto… >> disse Fred.
<< Ci hanno detto che stanno catturando molti Mangiamorte, e che Tonks e Kingsley sono a Edimburgo dalla sorella della signora Figg… >> disse Harry.
<< Chi è la signora Figg? >> lo interruppe George. Ron e Hermione spiegarono loro tutto quello che era successo, dove erano stati, il fatto che Arabella possedesse la coppa di Tassorosso…
<< Fatemi capire bene… Silente credeva che la coppa di Tassorosso fosse un Trorcrux o come si chiamano? >>
<< Esatto… e per tua informazione si chiamano Horcrux… >> disse Ginny.
<< Saputella… >> mormorò George.
<< Ficcanaso… >> disse lei.
<< Nanetta… >>
<< Spilungone. >>
<< Oh, piantatela voi due… >> li rimbeccò Fred.
<< Credo che i suoi sospetti erano fondati però… In fondo ha ucciso una strega per avere quella coppa e non credo l’abbia tenuta come soprammobile… >> disse Hermione.
<< Le probabilità che sia un Horcrux sono molto alte… >> continuò Ginny.
<< Ragazzi, volete rimanere a cena con noi? >> esclamarono di sotto.
<< Ok! >> disse George di rimando.
Anche Bill e Fleur acconsentirono a restare a cena e Harry notò che il bel volto di Bill era rovinato quasi come quello di Moody, ma non ci fece molto caso: era rimasto il solito, con la sua chioma rossa legata in un codino e il suo orecchino che terminava con una zanna e questo bastò a non fargli pensare che proprio mentre Bill veniva aggredito qualche mese prima, lui era immobilizzato sotto un mantello, mentre Piton scagliava un Avada Kedavra contro Silente…
Poi li raggiunsero anche Moody e la professoressa McGranitt, i quali, insieme a Lupin e i signori Weasley, si rinchiusero in salotto per una buona mezz’ora.
<< Guardate qui che abbiamo portato… >> disse Fred sulle scale e con gesto teatrale estrasse dalla tasca alcuni fili sottili e lunghi, coloro carne, che Harry aveva già visto…
<< Orecchie Oblunghe! >> esclamò Hermione guardandole.
<< Credo che tre o quattro persone dall’altra parte del mondo non ti abbiano sentito… >> sibilò Fred irritato.
<< Scusa… >> disse Hermione prendendo il proprio Orecchio.
<< Avanti, facciamo presto, la riunione segreta sta per essere svelata… >> disse George eccitato.
Corsero con le punte dei piedi sino alla porta marcita del soggiorno, sotto alla quale infilarono sei fili rosa, pronti ad ascoltare la discussione.
<< Ma non è possibile… >>
<< Me l’ha detto prima Harry… >>
<< Cosa gli hai detto? >> domando Ron, ma Hermione gli pestò un piede per farlo tacere.
Harry sapeva benissimo a cosa si stava riferendo quello che probabilmente era stato Lupin a parlare: aveva detto agli altri del suo sogno.
<< Cosa può significare? >>
<< Be’, che lo scontro finale avrebbe preso luogo, lo sapevano anche i muri… >>
<< Harry non è un veggente, non ha mica…? >>
<< Predetto il suo futuro? Oh no, non credo, a quanto ne so non è mai stato tanto brillante in Divinazione… >>
<< Pourquoi sognore la propria morte, alora? >> disse qualcun altro. A quanto pareva c’era anche Fleur, con il suo indimenticabile accento.
<< Fleur ha ragione, Harry può aver fatto solo un brutto sogno e basta… >> disse quello che sembrava Bill.
<< In uno di quei brutti sogni che ha fatto però, c’ero io che venivo aggredito da un serpente… >> disse il signor Weasley.<< Poteva essere anche quello un brutto sogno, no? E invece si è dimostrato vero… >>
<< Si, ma quello si stava verificando al momento… E al momento credo che Harry sia vivo e vegeto… >> disse la professoressa McGranitt.
<< Quel sogno potrebbe avverarsi, però… >> disse Moody, con la sua voce che assomigliava a un grugno. << Ormai Silente è morto e Potter non gode più di quella protezione che solo lui poteva assicurargli… >>
<< Quel sogno non si avvorerà, Arrì è molto forte… >>
<< Concordo con Fleur, Harry sa badare a sé stesso… >>
<< Ma se invece Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato stesse cercando di impossessarsi nuovamente di lui? In fondo l’ha già fatto… >> disse una preoccupata professoressa McGranitt.
<< Occlumanzia. E’ quello che ci vuole… >> disse Moody.
Harry ebbe un tonfo al cuore. Odiava quella disciplina.
<< Non gli farà piacere sapere di essere di nuovo sotto la mira di
Voldemort… >>
<< Ammettendo che lo sia. Non eliminando la possibilità che sia trattato solo di un incubo… >> disse Bill.
<< Essere prevenuti è meglio. Se non si è trattato solo di un sogno, non possiamo stare a guardare, mentre Voi-Sapete-Chi prende il controllo di una mente impreparata. >> disse la professoressa McGranitt, seria. << Chi di voi due è disposto a insegnargli? >>
<< Credo che Potter preferisca più Lupin, in fondo di me non sa quasi nulla, visto che quel brutto impostore mi ha rinchiuso in un baule… >> grugnì Moody.
<< Sono d’accordo. >> mormorò Harry.
<< Credo che tutti siamo d’accordo, no? >> chiese il signor Weasley.
<< Certamonte… >>
<< Certo, si… >>
<< Domani comincerai ad insegnargli Occlumanzia, allora, Lupin… >> disse la McGranitt.
<< Credo che la riunione sia terminata… yawn… sono così stanco… >> disse Moody con uno sbadiglio.
IL sestetto ritrasse immediatamente le Orecchie Oblunghe dalla fessura della porta e corse di sopra, proprio mentre gli adulti uscivano dal soggiorno.
 
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wataaaaaaaa
view post Posted on 4/8/2007, 14:10




Ehehe,Moody fa il furbo,tanto ha visto tutto...
E' l'ora delle domande:Kreacher.è cattivo o buono?
La madre di Sirius è in realtà un ritratto?
E poi,chi è che parla con questo accento francese?
Cos'è l'occul..roba simile...
Chi è Lupin,spero non quello su italia uno...>__>....
E avrei un sacco di domande,però...quelle riguardo al matrimonio,ma ci arriveremo..sisi^_^!!!!!!!
 
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-Keir@-
view post Posted on 4/8/2007, 15:55




Siiiii..... dunque, allora andiamo con ordine:
Kreacher (con mio sommo stranimento, si legge "cricer", mentre io lo chiamavo "creker") era l'elfo domestico di casa Black, ovvero di Sirius. E' terribilmente attaccato alla madre di Sirius, la sua padrona, che ormai è morta, ma il cui ritratto è appeso a una parete. Ovviamente, come tutti i ritratti, la madre di Sirius parla, e sopratutto, strilla.
Poooi....Quella che parla con l'accento francese è Fleur Delacour, una tipa che sposa Bill Weasley, il fratello di Ron, e che, questa tipa, aveva fatto parte del Torneo tremaghi a cui anche Harry partecipò il quarto anno...
L'occlumanzia è il potere di leggere nella mente degli altri. chi pratica l'occlumanzia viene detto Legilimens, che è anche la formula per entrare nella testa degli altri. Tra Hary e Voldemort esiste un legame particolare, che per ora, non viene ancora svelato, per cui Harri riesce a vedere nella testa di VOldemort senza che questi lo sappia.
Lupin, Remus john Lupin, era un vecchio amico del padre di Harry, James Potter. Lupin è un lupo mannaro, e insegna al terzo anno a Hogwarts, per cui Harry lo conosce lì. E' stato anche colui che, sempre insieme al padre di Harry, Sirius e Codaliscia, ha creato la Mappa del Malandrino, da cui Harry non si separerà mai più. Per ora è tutto.


BUONE NOTIZIE, FERITI ED ESCREMENTI DI TROLL


Capitolo 7


<<occlumanzia. Ma che bello. >> ironizzò Harry la mattina dopo, mentre lui e Ron si preparavano ad andare di sotto per la colazione.
<< Andiamo, non è così brutto. >> disse Ron, che solo in quel momento si accorse di essersi infilato i pantaloni al contrario.
<< Be’, non è una sensazione piacevole sapere che una persona estranea sta guardando nei tuoi ricordi… >> disse Harry, alquanto nervoso, mentre si infilava la maglietta.
<< In questo caso la persona non è mica tanto estranea però… Insomma, è Lupin ad insegnarti… E comunque non farne parola a tavola, lascia che te lo dicano loro… ricordati che noi non dovremo saperlo… >>
Harry scese le scale più irritato che mai, e divorò i toast che la signora Weasley gli mise davanti in pochi minuti.
<< Qualcosa non va, Harry? >> chiese lei.
<< Oh, no… avevo solo un certo appetito… >> disse Harry, sentendosi addosso gli occhi di Ron, Hermione e Ginny.
<< Harry… devo dirti una cosa… >> disse Lupin a tavola.
<< Lo sa già… >> disse Moody poltrendo sul divano.
<< Come? >> chiese Lupin.
<< Ti dico che lo sa già e basta. >>
L’attenzione di Harry si fermò sull’occhio blu elettrico di Moody. Era stato uno sciocco a non pensare che li avrebbe visti oltre la porta.
Lupin cercò lo sguardo di Harry.
<< Deve insegnarmi Occlumanzia, vero? >> azzardò Harry.
<< Come lo sai? >>
<< Siamo passati accidentalmente davanti alla porta del salotto… >> disse Ginny senza arrossire.
<< Accidentalmente? >> disse la signora Weasley isterica.
<< Si, mamma. Stavamo andando di sopra con Fred e George e vi abbiamo
sentiti… >> disse Ron, anche lui senza il minimo imbarazzo.
<< E io li ho visti. >> disse Moody con uno strano sorrisetto dipinto sulle labbra. Sapeva meglio di loro che non era affatto vero.
<< Cosa avete sentito? >> chiese Lupin.
<< Solo che eravate tutti d’accordo per rendere lei il mio insegnante di Occlumanzia. >> disse Harry serio.
<< Capisci il perché? >> chiese la signora Weasley.
<< Andiamo mamma, non è stupido. Probabilmente avete parlato del suo sogno, vero? >> chiese Ginny.
Ci fu uno strano silenzio. Stavano inscenando davvero bene, pensò Harry.
<< Temete che possa possedermi di nuovo? L’ho pensato anch’io. >> disse Harry.
<< Quindi sarai d’accordo con noi su queste lezioni. >> disse Lupin.
<< Credo di sì. >>
<< Bene. Al piano superiore ho scoperto un’ampia stanza per gli ospiti, credo che ci sarà molto utile. Appena finita la colazione, andiamo ad esercitarci, ti va? >>
<< D’accordo… >>
Intanto l’occhio blu elettrico di Moody continuava a fissare la sedia di Ron, mentre un sorrisetto compariva sulle sue labbra.
Ron lo fissò preoccupato. << Cosa c’è? >>
<< Niente Ron, tranne un grosso esserino nero a otto zampe che sta seriamente pensando di morderti la chiappa destra… >>
Ron balzò dalla sedia con scatto felino e vide un grosso ragno zampettare dove lui un attimo fa era stato seduto.
Ginny scoppiò in una sonora risata, mentre la signora Weasley, con un colpo di bacchetta, spostava il ragno fuori dalla finestra.
<< Andiamo Harry… >> disse Lupin. Harry si alzò riluttante, mentre Hermione mormorava: << Andrà tutto bene… >>
Harry le sorrise per farle capire che aveva capito, poi salì la scricchiolante rampa per poi arrivare in una enorme stanza rettangolare con le pareti spoglie e un’acre puzza di muffa. Accanto alla finestra impolverata un vecchio divano a tre posti se ne stava abbandonato sotto il cellofan ammuffito e più in là c’era un tavolino circolare senza una gamba con un vaso grigio che un tempo avrebbe dovuto essere azzurro, con dei rametti rinsecchiti dentro.
<< Harry, aiutami a spostare questo… >>> disse Lupin indicando il divano, poi insieme, lo posizionarono al centro della stanza, creando una sorta di campo di battaglia.
<< Ok. Dunque… >> fece Lupin guardandosi intorno, poi corse alla finestra e la strofinò con pugno, in modo da far passare un debole filo di luce.
<< Bene. Immagino già sai che devi liberare la mente… >>
Harry annuì.
<< D’accordo. Emh… puoi usare la bacchetta per contrastarmi, ma poi con il tempo vedrai che riuscirai a farlo solo con la testa. Ora, cercherò di entrare nella tua testa, e tu devi impedirmi di vedere i tuoi ricordi e le tue emozioni, ok? Ricordati che puoi usare la bacchetta… pronto? >>
<< Si. >>
<< Va bene. Uno, due, tre… Legilimens >>
L’enorme stanza ammuffita svanì a poco a poco, lasciando spazio a immagini sfuggevoli e sfocate…
Harry aveva sei anni e Sparta il bulldog lo stava rincorrendo per tutto il vicinato, facendo ridere Dudley come un forsennato… aveva undici anni e un enorme uomo-montagna con il pellicciotto aveva appena sfondato la porta del faro, portandogli una graziosa torta di buon compleanno… aveva tredici anni e un cane nero era appena balzato davanti a lui, impedendo a un lupo mannaro di azzannare lui, Ron ed Hermione… era a scuola, nella torre di astronomia, pietrificato sotto un mantello, mentre un fascio di luce verde gli balzava davanti agli occhi, diretto ad un uomo anziano dalla barba e capelli bianchi…
<< NOOOO! >>
Si ritrovò steso per terra sul consunto pavimento di legno, con le mani in faccia, quasi volesse impedirsi di vedere la morte di Silente…
<< Harry, stai bene? >> chiese una voce lontana, tirandolo su.
<< Si… >> mormorò lui, rendendosi conto di dov’era e cosa stava facendo. << Ha visto tutto? >> chiese tremante.
<< Si. >>
Harry abbassò la testa. << Ricominciamo. >>
Un sorriso compiaciuto apparve sul volto giovane di Lupin.
<< Legilimens! >>
Era appena fuggito di casa, facendo un volo di sei metri… ora stava cercando di entrare nella casa dei suoi genitori… adesso aveva colpito Ron… Harry stava parlando con Hermione e qualcosa gli si stava rovesciando dalle parti dell’intestino…
No, questo no…
Cercò di rendersi conto che aveva la bacchetta in mano e gridò, o almeno era quello che gli parve di fare, mentre vedeva Hermione avvolta in un asciugamano davanti a un mobiletto traballante: << Expelliarmus! >>
Quando riaprì gli occhi si ritrovò in piedi, con la bacchetta in mano e Lupin oltre il divano, scaraventato alla parete.
<< Professore! >> urlò Harry. << Sta bene? >>
<< Be’, direi che doveva essere qualcosa di molto personale per gettarmi alla parete… >> disse mentre Harry lo aiutava ad alzarsi.
<< L’ha visto? >> chiese Harry imbarazzato.
<< Ho visto qualcosa, si… >>
Harry abbassò lo sguardo più rosso che mai.
<< Adesso prova a liberare la mente, Harry. Cerca di stare calmo, liberati di ogni emozione… >>
<< Come se fosse facile… >> bofonchiò Harry in modo impercettibile.
<< Uno, due, tre… Legilimens! >>
Harry si trovava nella casa dei suoi genitori, mentre un terremoto stava scuotendo le fondamenta… poi vide un cervo bianco contrastare l’esplosione… ora era in una biblioteca, con Draco Malfoy che gli stava scagliando un Avada Kedavra mentre Hermione lo contrastava… Nel frattempo però, vedeva ancora nitido davanti a sé il professor Lupin che diceva qualcosa a mezza voce con gli occhi fissi sui suoi…
<< Protego! >>
Poi la mente di Harry si riempì di ricordi non suoi: quattro animali, un topo, un lupo mannaro, un cervo e un cane, se ne stavano calmi in una vecchia stanza con un grosso letto a baldacchino e Harry la riconobbe come la Stamberga Strillante… poi vide una lotta in uno spazio ampio, alcuni ragazzi tra cui due con i capelli rossi che cercavano di rendersi utili, mentre un ragazzo con l’orecchino veniva aggredito da un lupo mannaro…
<< Può bastare, Harry… >>
Sentì una leggera spinta sul petto e vide Lupin rialzarsi. << Direi che stai migliorando Harry, e di gran lunga… >> disse lui con un grande sorriso stampato sulla faccia.
Ma Harry non aveva niente da sorridere: aveva appena visto la lotta che stava scoppiando nel castello mentre lui era nella torre di Astronomia con Silente.
<< E’ tutto ok? >>
<< Si… Si, certo… >>
<< Correggimi se sbaglio, Harry… quello che ho visto era Draco Malfoy? >>
<< Si. L’abbiamo “incontrato” in una biblioteca, nella Londra babbana… Io e Hermione stavamo cercando libri per esercitarci contro la Magia nera, sa… per sconfiggere Voldemort… >>
<< Cosa ci faceva lì? >>
<< Non lo so, professore… non ne ho idea… >>
Un’espressione preoccupata si dipinse sul volto di Remus Lupin.
<< Bene, direi che per oggi può bastare… Se ti va riprendiamo domani… >>
<< D’accordo. >>
<< Ehi… vedi ti tenere la mente sgombra stanotte. Voldemort potrebbe approfittarsene. >>
<< Va bene… >>
<< E… dimmi… sbaglio, o provi una certa simpatia per Hermione Granger? >>
Harry non seppe cosa rispondere. L’unica cosa che fece fu arrossire.
<< Ehi, con me puoi parlarne… >> disse Lupin in tono amichevole.
<< Non… non… be’, ecco… >> balbettò Harry indifferente, mentre cercava di non far sparire il rossore dalle guance.
<< Oh, adesso si capisce tutto. >> disse Lupin con uno strano sorrisetto sulle labbra.
<< Cosa si capisce, professore? >> chiese Harry spaesato. Lupin si limitò a sorridere, mentre usciva dalla stanza.
<< Cosa si capisce? >> continuò Harry, ma Lupin non gli rispose.
Nei giorni seguenti Harry e gli altri aiutarono la signora Weasley nella disinfestazione della casa.
<< Oggi vorrei pulire la soffitta. Si continuano a sentire dei tonfi, voi li sentite? >> disse la signora Weasley la settimana dopo, un attimo dopo aver pulito la stanza degli ospiti.
<< Ancora? Mamma, ti prego… >> si lamentò Ron dal divano.
<< Se nello sgabuzzino c’erano quei ragni grandi come una scarpa, chissà cosa c’è in soffitta, vero Ron? >> lo prese in giro Ginny.
Hermione sorrise.
<< Divertente. >> disse Ron sarcastico.
<< Forza, la soffitta ci aspetta. >>
E così, Harry, Ron, Hermione, Ginny e la signora Weasley si diressero verso le scale, armati di Spray Soporifero Contro Ogni Tipo Di Aracnidi, Spray Anti-Doxy,
e stracci intorno alla bocca per poter respirare.
Quando Ginny, che era davanti, aprì la porta della soffitta, una sgradevole puzza di chiuso li investì e Harry giurò di aver sentito battere un paio d’ali di pipistrello.
<< Che cos’era? >> disse Ron terrorizzato. A quanto pare l’aveva sentito anche lui.
<< Un ragno con le ali, Ronald… Avanti, entra… >> disse la signora Weasley spingendolo nel buio insieme agli altri.
<< E se vi prendessi una tazza di te? >>
<< Avanti, non essere fifone… >> disse Hermione.
<< Lumos >> mormorò Harry. La luce della sua bacchetta illuminò la piccola stanza piena di animaletti.
<< QUELLI SONO RAGNI! >> urlò Ron in preda al panico, indicando un branco di animaletti zampettanti che venivano verso di loro.
Hermione li stese con uno spruzzo di Spray Soporifero.
<< Ma ci sono le finestre qui? Questa stanza ha l’aria di non essere aperta dal almeno dieci anni! >> disse la signora Weasley accendendo la propria finestra. Davanti a sé, Harry poté scorgere un insediamento di topi grandi come forchette in un angolo della stanza, dietro a una cassapanca nera.
<< Dubito che questo posto tornerà a splendere… >> disse Hermione guardandosi intorno. La signora Weasley intanto ebbe trovato la finestra.
<< E’ sbarrata! >> esclamò in preda alla rabbia.
<< Bombarda! >> esclamò Hermione e la finestra si spalancò immediatamente, lasciando entrare una luce accecante all’interno della stanza impolverata.
Harry scorse un anziano signore muoversi nella casa affianco.
<< Ma non ci vedono? >> disse Ron, dando voce ai suoi pensieri.
<< No… Questa casa- se così la si può chiamare date le sue condizioni- è dotata di un incantesimo di Materializzazione molto potente… è stata costruita in modo che nessun mago o strega possa vederla, figuriamoci un vecchio Babbano! >> disse ridendo. Poi rivolse lo sguardo verso l’interno della stanza.
<< Forza. Abbiamo un gran lavoro da fare… Hermione, tu cerca di pulire quel piccolo mobiletto… Tieni, questo è per precauzione… >> disse la signora Weasley dando a Hermione l’Anti-Doxy. Ginny, tu occupati dell’armadio… ecco, tieni anche tu lo Spray Anti-Doxy, non si sa mai… Ron, tu pulirai la cassapanca. >> disse indicando il baule accanto all’accampamento di topi che Harry aveva notato prima. Ignaro dell’abitacolo, Ron si diresse a lucidarla.
<< Harry, a te tocca lo specchio. Usa questo non riesci ad arrivare fino in cima… >> e con un piccolo gesto della mano fece apparire uno sgabello trasandato.
Harry, mentre cercava di disincrostare una macchia di sporco per nulla propensa a svanire, osservò con attenzione le profonde intagliature dei bordi un tempo dorati.
C’erano scritture latine sulle sommità e tutto intorno correvano complicati svolazzi.
Non sentì nemmeno gli strilli di un Ron molto terrorizzato che aveva appena scoperto l’abitazione di topi.
Quando finalmente ebbe finito di lucidarlo, vide chiaramente, sulla superficie liscia del vetro, un vecchio uomo dalla barba e dai capelli bianchi, quasi argentei, vestito di un magnifico abito viola e con una fenice rossa su una spalla.
<< Questo è uno specchio delle brame? >> chiese Harry tremolante, rendendosi conto che quello era Albus Silente, il quale svanì all’istante.
<< Ma no, Harry, cosa dici… >> disse la signora Weasley girandosi, ma ammutolì subito, osservando lo specchio. Probabilmente stava vedendo qualcosa a lei molto cara, perché subito delle lacrime cominciarono ad inumidirle gli occhi.
Abbassò la testa di scatto e ricominciò a lavare il pavimento.
<< Non dovrebbe essere qui… >> disse alla fine, in tono grave. << Chiederò al professor Lupin di trasportarlo fuori da questa casa… >>
<< Cos’hai visto mamma? >> chiese Ginny.
<< Già, cosa c’era lì dentro? >> chiese Ron.
<< Niente d’importante, adesso… Direi che può bastare… >>
<< Era Percy vero? >> chiese ancora Ron, insistente.
<< Non sono affari che vi riguardano, adesso filate. Qui abbiamo finito… >>
Ma Ron sembrava deciso a continuare. << Quando capirai che adesso è dalla parte del Ministero? >>
<< Ron… >> lo ammonì la signora Weasley.
<< Non ha voluto credere al ritorno di Tu-Sai-Chi. E adesso dieci Mangiamorte hanno attaccato il suo posto di lavoro, credo che se l’è meritato. >> disse Ginny.
<< Ma come puoi dire una cosa simile, è tuo fratello! >>
<< Già, un fratello che ci ha voltato le spalle, dando a papà dell’incapace… >> disse Ron scarlatto.
<< Ron smettila. >>
<< Non so come fai ancora a volergli bene, mamma, dopo tutto quello che ha fatto alla nostra famiglia… >> ribatté Ginny.
<< E’ mio figlio! Proprio come voi due… >> disse la signora Weasley in preda alle lacrime.
Harry all’improvviso si sentì fuori posto. Non doveva essere lì, in quella stanza, ad ascoltare litigi che non riguardavano la sua famiglia.
Guardò Hermione e seppe che stava pensando la stessa cosa. Così si avvicinarono alla porta, uscendo di soppiatto.
<< Ron ha ragione, come fa la signora Weasley a voler bene a Percy? Gli ha voltato le spalle… >> rifletté Harry scendendo le scale.
<< E’ sempre suo figlio. Vuole bene a lui come vuole bene a tutti quanti… >>
Quando arrivarono in cucina, il signor Weasley stava urlando dalla gioia, con la professoressa la McGranitt, Lupin e Moody che ridevano contenti.
<< Che succede? >> disse Harry cercando sovrastare il frastuono.
<< E’ magnifico, Harry, semplicemente magnifico! >> urlò il signor Weasley.
<< Cos’è successo? >> chiese Hermione sedendosi al tavolo.
<< Ti va una partita di Scacchi dei Maghi, Alastor? >> chiese Lupin.
<< Certamente, vecchio mio! >> disse Moody, facendo comparire una vecchia scacchiera trasandata e piena di polvere.
<< E’ orrenda! >> esclamò Hermione.
<< E mancano due cavalli e quattro pedoni… >> disse la McGranitt squadrando il piccolo aggeggio.
<< Queste donne… >> disse Moody, alzando l’occhio normale al cielo, mentre l’altro squadrava la credenza dietro la sua testa. Poi, con un gesto pigro della bacchetta, fece comparire sei minuscole statuine che, pigre a loro volta, si posizionarono sulla scacchiera. Un cavallo bianco, notò Harry, nitrì pieno di sonno, e due dei pedoni rossi spolverano il loro posto, guardando torvi Moody che non aveva saputo dar loro sistemazione migliore. Un pedone bianco, poi, fissò Harry e con vocetta stridula, urlò:
<< Che hai da guardare? >>
Harry non seppe cosa pensare e ciò lo riportò al discorso principale.
<< Allora? Che succede? >>
<< Ah, già giusto… Il fatto è… >> stava dicendo il signor Weasley ma Moody lo interruppe.
<< …che i Mangiamorte si stanno moltiplicando… Pedone in B5… >> aggiunse e il suo pedone di un bianco sbiadito, sonnolento e dall’aria vecchissima, si diresse in quel posto.
<< V-voi stavate esultando… >> disse Hermione incerta.
Harry all’improvviso squadrò tutti da cima a fondo, terrorizzato all’idea che quelli fossero i seguaci di Voldemort.
<< No, no, non è per quello! >> disse la McGranitt sorridendo. << Harry, non fare quella
faccia… >>
<< Signor Weasley… precisamente, dov’è stato in vacanza, poco prima che Ron, Harry ed io frequentassimo il terzo anno di scuola a Hogwarts? >> chiese Hermione.
<< In Egitto… vinsi il primo premio della lotteria annuale Super Galeone d’Oro della Gazzetta del Profeta… >> dissi il signor Weasley accigliato per la domanda.
Harry si girò verso Hermione, che gli rivolse uno sguardo che Harry interpretò come: “ Va tutto bene, sono loro… ”
<< Il punto è… >> stava dicendo la professoressa McGranitt.
<< …che Voldemort li ha imbrogliati. Ha detto ad alcuni disoccupati della Londra babbana che un posto di lavoro era libero in un grande MegaSpar… >> disse Moody. << Torre in H4… A-ha, puoi dire addio al tuo cavallo, Remus! >> esultò poi.
<< Intende dire MegaStore, forse… >> disse Hermione.
<< Quello lì… >> disse Moody imbronciato come sempre, raccogliendo i resti del cavallo del professor Lupin che presto si ricongiunsero.
<< Invece li ha tratti in inganno, sottoponendoli agli effetti della maledizione Imperius… >> continuò il signor Weasley.
<< Creando Mangiamorte con scarse abilità… Re in H4… Addio alla tua torre, vorrai dire, Alastor! >> rise Lupin.
<< Oserei dire che le loro abilità erano nulle, più che scarse… li hanno presi in otto in un colpo solo… >> disse la McGranitt guardando il re procedere lento e solenne verso la torre.
<< Be’, questa di certo sarà una notizia che finirà sulla Gazzetta, non perdono mai un attimo per vantarsi, quelli del Ministero… >> mormorò Moody.
<< Questo è vero… >> disse la McGranitt.
<< E c’è anche un’altra cosa… mio figlio Bill e Fleur si sposano! >> esultò il signor Weasley.
<< Davvero? E’ magnifico, quando? >> disse Hermione contenta.
<< Verso la metà di Ottobre… Devono ancora scegliere la data precisa, quel parroco non si decide a farsi vivo… Dicono che sia ancora in vacanza alle Canarie, bah… >>
<< Be’, è una bella notizia… >> disse Harry.
<< Sono tanto orgoglioso di Bill… >> disse il signor Weasley compiaciuto.
<< Mai quanto lo sarai di Percy, papà! >> esplose qualcuno sulle scale. All’improvviso Ginny, Ron e la signora Weasley li raggiunsero in cucina.
<< Che succede? >> chiese la McGranitt alzando lo sguardo.
<< Niente, Minerva… >> disse la signora Weasley rossa in faccia.
<< Niente? Niente! Sentitela… >> disse Ron furibondo.
<< Lupin, su in soffitta c’è uno specchio della brame, deve essere tolto, qualcuno potrebbe uscire di senno guardandolo… >>
<< Qualcuno è già uscito di senno mamma! >> urlò Ginny.
<< Sudici ibridi, sozzura, massa di mezzosangue che ha infangato la mia bella casa… >> esplose contemporaneamente la mamma di Sirius nell’ingresso.
Moody e Lupin si alzarono immediatamente per metterla a tacere.
<< Ecco, hai visto? Hai fatto svegliare quella testa vuota! >> disse Ron rivolto a Ginny.
<< Vorresti dire che l’unica a urlare qui sono io? >>
<< SMETTETELA! >> urlò il signor Weasley. Tutti tacquero, anche la madre di Sirius, e poco dopo in cucina fecero capolino Lupin e Moody, i quali ritornarono alla loro partita.
<< Cosa succede? >> chiese la professoressa McGranitt con la sua voce severa, mentre di sottofondo risuonavano i piccoli passi delle statuine degli Scacchi.
<< Piccole divergenze fra familiari. >> disse Ginny riprendendo fiato, in tono amaro.
<< Parlavate di Percy? >> disse il signor Weasley con cipiglio severo.
<< Già, mamma vuole che Bill lo invitasse al matrimonio! >> disse Ron.
Evidentemente erano stati appena avvertiti.
<< Troppo tardi, è già stato invitato. >>
Ron rimase a bocca aperta, proprio come la sorella.
<< Cosa? >> mormorò Ginny a mezza voce.
<< Bill ha deciso così, mi ha scritto che è suo fratello e che non può fare a meno di invitarlo, visto che Fleur ha inserito anche la cugina e i tre figli della madre nella lista… E poi non è detto che accetti no? >>
<< Chi capisce come ragiona la testa di Bill deve avere una certa esperienza in psicologia babbana… >> mormorò Ron.
<< Smettila di mormorare tu. Avanti sedetevi… e smettetela di litigare! >> ordinò il signor Weasley.
Ron si posizionò accanto a Harry, mentre Ginny vicino a Hermione.
<< E voi due perché siete andati via, mi avete lasciato da solo con quelle due galline! >> mormorò stizzito Ron.
<< Gallina a me? Non dovresti neanche fiatare, piccolo bamboccio fifone! >> disse Ginny.
<< Che ho appena finito di dire? >> disse il signor Weasley stizzito.
Ron e Ginny tacquero durante tutta la cena, prima della quale Lupin e Moody, dopo la vittoria del primo, si diressero in soffitta per Materializzare lo specchio al Ministero, accompagnato con una lettera.
<< Oh, che sonno… io vado a dormire… chiudi la mente, Harry… >> disse Lupin sazio, quella sera. Ormai invece dei soliti “buonanotte” non faceva altro che ripetere “chiudi la mente” e Harry ci provava tutte le sere, e anche se ciò gli garantiva notti senza sogni, era esasperante dover credere che Voldemort avrebbe potuto prendere possesso della sua mente da un momento all’altro. Ma era diventato abbastanza abile a proteggersi dalla Legilimanzia grazie a Lupin, quindi non c’era alcun motivo di preoccuparsi: se Voldemort avrebbe attaccato, lui si sarebbe difeso.
Settembre passò in fretta e lui era sempre più irrequieto: odiava stare impalato in casa senza poter aiutare nessuno dell’Ordine, ormai decimato. Adesso riusciva a capire meglio di chiunque altro come Sirius si fosse sentito un anno fa, quando era costretto a restare in casa per non essere scoperto. Una fitta di nostalgia lo percosse. Gli mancavano quei suoi modi di fare, così sempre impulsivi ma talvolta efficaci, e gli mancava la sua voce, soprattutto quel tono dolce che assumeva quando gli diceva che i suoi occhi erano quelli di Lily Evans. D’improvviso, ricordò come si sentiva quando Sirius morì, in quella stanza dell’Ufficio Misteri, di come avesse sperato che diventasse un fantasma per vederlo ancora lì davanti a sé, sorridente. Ma Nick-Quasi-Senza-Testa gli aveva detto che solo chi aveva paura davvero della morte tornava indietro, invece di lasciare un ombra di sé stesso che non era né qua, né là.
Poi ricordò un vecchio specchio, polveroso, fracassarsi, con un rumore lontano. Lo specchio che Sirius gli aveva dato. Quello con cui potevano comunicare in caso di bisogno. Ricordò che in preda alla rabbia, l’aveva scaraventato all’aria, rompendolo. Ma anche se non l’avesse fatto, non sarebbe servito a nulla. Sirius non possedeva l’altra metà quando era morto.
Harry decise di pensare ad altro… Tutto ciò lo faceva sentire stranamente triste.
Di Tonks e Kingsley nessuno ancora sapeva niente, ma Molly era convinta che sarebbero arrivati in tempo per il matrimonio.
Le giornate passavano veloci, e quando la madre di Sirius scoppiò a parlare a causa del campanello che suonò una mattina alle 4,00, scoppiò il putiferio.
<< SUDICI IBRIDI, PUTRIDI E INSOLENTI MEZZOSANGUE, FECCIA TRADITRICE DEL VOSTRO RANGO, LETAME CHE INFANGA LA MIA BELLA CASA! >>
Drinnnnn! Drin drin drin!!!
<< Che qualcuno apra quella porta!!! >> urlò la signora Weasley dal piano superiore.
<< BRUTTI MEZZOSANGUE SCAPESTRATI, ESCREMENTI DI TROLL, CACCOLE DI GIGANTI
IMBUFALITI! >>
<< La pianti di lodarci! >> urlò qualcun altro.
Drinnnnn! Drin drinnnnn!
<< La porta santo cielo! >>
Harry che in quel momento si stava svegliando, corse sul pianerottolo ancora dormiente. Lì incontrò Ron e Hermione e Ginny intontiti quanto lui.
<< Ma che diamine succede?? >> urlò qualcuno in fondo al corridoio.
<< SILENZIO! >> urlò Ron, ma nessuno lo ascoltò.
<< Che famiglia di matti… >> mormorò Ginny stropicciandosi gli occhi.
Drinnnnn, drin drinnnnnn!
<< LA PORTA! >>
<< SOZZURA, FECCIA, SOTTOSPECIE DI MAGHI, LETAME… >>
<< TACI! >> urlò Ron contro la vecchia nel quadro, una volta raggiunto l’ingresso. Harry ringraziò che quella casa fosse magica: se qualcosa del genere fosse successo in una casa babbana, il mondo si sarebbe rivoltato.
Hermione la zittì con un incantesimo Tacitante e piombò il silenzio, perché Harry aprì la porta e il campanello cessò di suonare.
Tonks e Kingsley si riversarono sul pavimento dell’ingresso, feriti e moribondi, con strane espressioni distorte sul viso.
<< Tonks? Kingsley? Ehi! >> esclamò Ron vedendoli.
<< Sono morti? >> disse Ginny preoccupata.
<< MAMMA! >> chiamò Ron.
<< FECCIA, LETAME… >>
<< STA ZITTA! >> esplose Hermione scagliando di nuovo un Incantesimo.
<< Ginny va a chiamare gli altri… >> disse Ron rivolto alla sorella.
Lei non si mosse.
<< GINNY! >>
Ginny corse di sopra senza una parola, ma Harry sentì chiaramente le porte del piano superiore aprirsi una ad una e vari mormorii di disappunto.
Nel frattempo Harry, Ron ed Hermione accompagnarono i due morenti sul divano.
<< Che è vi è successo? >> chiese Hermione terrorizzata.
<< Remus… >> disse Tonks difficoltosamente.
In quel momento il professor Lupin, in pantaloncini, li raggiunse, seguito da Moody in uno strano completo verde militare che non gli donava affatto, e la professoressa McGranitt, sorretta dalla signora Weasley, dato che stava ancora dormendo. Ginny era dietro di loro, sconvolta.
<< Santo cielo cos’è successo? >> disse la signora Weasley. In quel momento la McGranitt si svegliò del tutto perché la signora Weasley spinse la sua testa via dalla propria spalla.
Il professor Lupin intanto era corso da Tonks preoccupatissimo.
<< Cos’è successo? >> chiese il signor Weasley scendendo le scale. << Mio Dio, Kingsley, Ninfadora! >> urlò avvicinandosi al divano.
<< Che è successo? >> ripeté il signor Weasley rivolto ai tre ragazzi, ancora allibiti.
<< Abbiamo aperto la porta… Sono caduti sul pavimento… >> disse Hermione senza fiato.
<< Filate di sopra voi tre, anche tu ragazzina… Forza, di sopra… >> disse Moody spingendo i quattro su per le scale.
<< Noi… >> stava dicendo Ron.
<< Zitto, si sta riprendendo! >> disse Lupin, con in braccio Tonks.
<< Vol… demort… >>
<< Si? Cos’ha fatto, dimmi… >> disse mentre la McGranitt provvedeva a curare Kingsley e Lupin pensava alle ferite di Tonks.
<< Nel treno… i babbani… c’è stata un’esp… un’esp… >>
<< Un’esplosione? >> disse Harry.
<< …si… morti… tutti… >>
<< O mio Dio! Molly avverti il Ministero! >>
<< Certo, si… >> disse la signora Weasley correndo verso la gabbia di Leo, al piano superiore.
<< Ci siamo Mate… Mate… >>
<< Materializzati, si… qua davanti? >>
<< Si… nessuno rispondeva… >>
<< Vi hanno visto? >> chiese la McGranitt.
<< Avanti, Minerva, questo non è importante… >> disse Moody, continuando a spingere i ragazzi su per le scale, che opponevano una certa resistenza per restare a sentire.
<< La coppa… >> mormorò poi Kingsley riprendendosi.
<< Si? >> chiese la McGranitt.
<< E’ andata distrutta… era… era un Horcrux… Silente… aveva ragione… >>
<< Ok, per ora può, bastare!!! Voi quattro salite immediatamente in camera vostra! Non una sola parola, ritornate a dormire! >> urlò il signor Weasley. Harry, Ron, Hermione e Ginny non se lo lasciarono ripetere due volte.
<< Lasciateli a me, li Materializzerò al San Mungo! >> sentirono la McGranitt gridare, seguito da un Crac.
Harry corse le scale più lentamente possibile, come Ron, sperando di ascoltare qualcosa.
<< Di sopra ho detto! >> esplose il signor Weasley. I due corsero per il resto della rampa. Non poterono fare a meno di sentire le urla della madre di Sirius.
<< SOZZURA, MEZZOSANGUE INSOLENTI TRADITORI DEL VOSTRO SANGUE, CACCOLE DI TROLL!! >>
<< La pianti!!! >> urlò Moody e subito di sentirono delle urla soffocate.
<< Le sono cresciuti i denti! >> disse Hermione contenta.
<< Almeno dovremmo sopportare solo sibili adesso e non urla spaccatimpani… >> mormorò Ron.
<< Cosa credete che sia successo? >> chiese Ginny scandalizzata.
<< Hai sentito Tonks, ha detto che c’è stata un’esplosione… o almeno ha tentato di dirlo… >> disse Hermione guardando Harry.
<< Non mi piace questa faccenda… E’ opera di Mangiamorte, sicuramente… >> disse Ron.
<< Un semplice Bombarda e mezza stazione salta in aria. >> disse Harry in tono grave.
<< TORNATE A DORMIRE, HO DETTO! >>
I ragazzi si rintanarono nelle proprie camere senza una parola.


Premetto che la poesia in latino qui sotto l'ho fatta in terza media, quindi non so se sia corretta. Se non lo è perdonatemi, il mio latino è parecchio scadente =_='''... e in più ho perso la poesia in italiano, quindi non credo di saperla tradurre di nuovo anche se mi applicassi ^///^


UNA LEZIONE PARTICOLARE
Capitolo 8


<<che ne dici di quello? Carino, no?>> chiese Hermione tempo dopo a Ginny,
nel negozio di Madama McClan, mentre lei, Hermione, Harry, Ron, i
gemelli e i signori Weasley sceglievano l’abito per l’imminente matrimonio di Bill e Fleur, in data quindici ottobre.
<< E’ stupendo! >> disse Ginny ammirata.
<< Ma non s’intona con i tuoi capelli, tesoro… >> disse la signora Weasley.
<< E’ vero… be’, emh… allora cosa ne dici di quello lì? >>
<< Oh, questo sì che è stupendo… Dovrai stare attenta a non sporcarlo però, tesoro, è
bianco… >>
<< Non lo sporcherò! >> disse Ginny.
<< Va bene, forza, chiediamo a Madama McClan di fartelo misurare… >> Ginny entusiasta si diresse verso il bancone.
<< Mio Dio, sono orrendi… >> disse George indicando un abito color limone.
<< Si…guarda questo… >> disse Harry indicandone un altro marrone.
<< Mi fa ricordare quello della mia prozia Tessy. >> disse Ron schifato.
<< Allora, ragazzi, scelto l’abito? >>
<< Io direi questo qui… è di seconda mano ma è carino… >> disse Ron indicando un completo nero.
<< Ron… >> disse Weasley guardando il prezzo.
<< Ci pensiamo noi. >> dissero in coro i gemelli in coro.
<< Siete impazziti? >> chiese Arthur Weasley.
<< Affatto. Se il nostro fratellino vuole quello, noi gli diamo quello… >> disse George contento.
<< Non trattatemi da bambino viziato! >> disse Ron con un sorriso.
<< Non lo stiamo facendo… Harry, tu hai deciso? >>
<< Be’, c’è questo qui che mi piace, ma non so se adatto… >> disse indicando uno nero.
<< E’ adattissimo, forza andiamo a pagare… >> disse Fred.
<< E voi? >> chiese Ginny, di ritorno.
I gemelli si guardarono. << Abbiamo già i nostri vestiti. >>
<< Come mai? >>
<< C’è stata una festicciola tempo fa, il compleanno del figlio più piccolo di Madama Piediburro… >> disse George.
<< Oh, che festa stupenda… >> disse Madama McClan sognante.
<< Già… compiva solo un anno ma era come se stesse facendo un matrimonio… >> commentò Fred.
<< E la torta? Oh… squisita… >> disse Madama McClan.
George fece una risata, mentre pagavano il vestito di Ron. << Gli abbiamo regalato uno Spioscopio, dicono che sono tornati di nuovo di moda quei cosetti… >>
<< Dovevi vedere come si divertiva il piccoletto… >> disse Fred mentre uscivano a Ron.
<< Tu non hai preso il vestito? >> chiese Ginny a Hermione.
<< Oh, no, ho ancora quello del matrimonio di mia cugina, l’altro giorno ho spedito un gufo a casa, spero che i miei me lo recapitino al più presto… >>
<< Avanti, ragazzi, dobbiamo sbrigarci, su, su! >> disse il signor Weasley spingendoli in un vicolo buio.
<< Fred, George, voi aiutate Ron, Io penserò a Harry, Molly cara tu Materializza Ginny… >>
<< Ma io lo so fare! >> sbottò Ginny.
<< Cara, non hai ancora fatto l’esame… >>
<< Non lo farò mai, visto che Hogwarts ha chiuso, papà! >>
<< Il Ministero starà già pensando a come svolgere questo problema, Ginny cara, adesso al mio tre tutti a Grimmauld Place numero 12, intesi? >>
<< Si… >> mormorò Hermione, mentre gli altri annuirono.
<< Uno, due, TRE! >>
Con una serie di rumorosi Crac, la famiglia Weasley più Harry e Hermione ritornò a Grimmauld Place, dove il quadro della madre di Sirius, appena loro varcarono l’ingresso, li riempì di insulti sibilati, dato che le erano cresciuti un bel paio di denti.
<< Non finirò mai di ringraziare Alastor per questo… >> disse Molly guardando il quadro ammirata.
<< Dovrebbero farlo santo, si, si… Ora, voi filate di sopra, Harry, Lupin è in salotto, ti vuole per un’altra lezione di Occlumanzia… >>
<< Un’altra? Ancora? >> disse Harry frastornato.
<< Figliolo, non sarai mai preparato abbastanza… >> disse Molly
<< Ne avrà fatte una ventina da quando ha cominciato, non crede che può bastare? >> disse Ginny sconvolta.
<< Questa è diversa dalle altre, avanti, vai Harry. >>
Harry appese il suo soprabito all’appendiabiti macabro e scarno appena dietro la porta, poi si diresse in salotto, mentre Ron e i suoi fratelli più Hermione corsero su per le scale.
<< Oh Harry. >> disse Lupin girandosi distrattamente. Stava osservando un quadro polveroso di una strega che volava su una scopa.
<< Ti starai chiedendo perché continui a farti certe lezioni, quando tu ormai hai imparato a dominare la materia… >>
Harry annuì.
<< Ebbene, oggi, e credo che questa sia davvero l’ultima lezione, imparerai come esplorare la mente degli altri. Questo può servirti a respingere un qualsiasi attacco con estrema facilità, più di quella che impieghi normalmente. >>
<< Mi sta dicendo che devo esplorare la sua mente? >>
<< Esattamente. Sempre che tu riesca a farlo. >>
Harry si accigliò. << Non so come si fa. >>
<< Te lo insegno io, non ti preoccupare. Mettiti lì per favore. >> Lupin gli indicò il fondo della stanza, leggermente più vivibile rispetto alle altre.
Lui si mise dall’altra parte, di fronte a lui.
<< Perfetto. Come saprai, il contatto visivo è fondamentale. >>
Harry annuì.
<< Hai bisogno di una gran concentrazione, non distogliere mai i tuoi occhi dai miei, anche se li chiudo e mi rovescio per terra, intesi? >>
<< D’accordo. >>
<< Tutto quello che devi fare è dire Legilimens, poi, per continuare a vedere nella mia testa dovrai ripetere un’antica poesia latina, che cesserai di narrare quando vorrai fermarti nell’esplorazione, chiamiamola così, della mia testa, oppure quando io stesso ti respingerò… Tutto chiaro? >>
<< Si… ma la poesia… >>
<< Oh, si, certo, tu non la conosci. >> Lupin tirò fuori la bacchetta dalla tasca interna della giacca color grigio topo, poi fece comparire un foglio di pergamena e una strana penna, come quella Prendiappunti di Rita Skeeter, l’inviata ficcanaso della Gazzetta del Profeta. Quella, di uno strano colore blu, cominciò a scrivere andando avanti e indietro sulla superficie rigata della pergamena, poi si fermò improvvisamente, e si dissolse nel nulla. Successivamente Lupin fece levitare la pergamena fin tra le mani di Harry, il quale lesse ad alta voce la poesia che era stata appena scritta:


Mentem tua explorabo,
Inter cogitates tua adsperam,
Decolores et lentae immagines videbo,
et dolore affici aequalitas
Ex cogitates tua expellere mihi potebis
et facere tuus ea qui mea erant.
Occlumanzia digna animosus coris est
non probo, aut seria damna erunt.


<< Esattamente. >> disse Lupin quando Harry finì di leggere.
Harry tornò a guardare il suo professore. << Dovrò impararla? >>
<< Di solito è così, si… >> disse lui.
<<e’… difficile… >> disse Harry ripetendo in mente le parole, ma dimenticandosene sempre qualcuna.
<< All’inizio dicono tutti la stessa cosa… >>
Quando Harry memorizzò finalmente la piccola poesia, Lupin gli spiegò ancora una volte le procedure, poi cominciarono.
<< La bacchetta levata, Harry… poi dì Legilimens… >>
Harry annuì, fissando Lupin negli occhi. << Uno… due… tre… Legilimens! >> gridò Harry.
Riuscì a scorgere un bambino che veniva attaccato da una persona con caratteri animaleschi tra le varie immagini fuggevoli, prima di essere respinto.
<< La poesia, Harry… >> gli ricordò Lupin.
<< Oh, già… emh… Uno, due, tre… Legilimens! >> Immediatamente cominciò a ripete in fretta le parole latine precedentemente imparate, una parola dopo l’altra, senza fermarsi mai, mentre fissava gli occhi di Lupin e contemporaneamente guardava dentro la sua testa, un bambino che durante una notte gridava, dal dolore forse, e poi un ragazzo, insieme ad altri tre della sua stessa età… Poi una ragazza dai capelli di un verde acceso con un uomo giovane ma malandato che si guardavano con occhi pieni di passione… Poi sentì il remoto urlo di qualcuno, e dopo una lieve spinta sul petto, tutto si rivoltò: vide sé stesso urlare di dolore per una ferita inferta al braccio in un macabro cimitero… e poi un ragazzo steso a terra, esanime, e una Coppa più in là… vide la sua mano destra sanguinante, quella su cui erano state inferte le parole NON DEVO DIRE BUGIE quando era al quinto anno, e poi due ragazzi uguali dai capelli rossi, fuggire dalla finestra di un grande castello a bordo di un manico di scopa…
<< Protego! >> urlò. E poi vide di nuovo Lupin davanti a sé, nel modestissimo salotto di casa Black, che tentava di rialzarsi.
<< Bravo… davvero… davvero bravo… >>
<< Mi dispiace… >>
<< Oh, non fa niente, ho sopportato di peggio… >>
<< Quella che ho visto era Tonks? >> chiese Harry a bruciapelo.
<< Dove? >> chiese Lupin distratto, mentre cercava di riaggiustarsi la giacca.
<< Nei suoi ricordi… aveva… i capelli verdi… e… >>
<< Si! >> disse, come se volesse evitare che Harry andasse avanti. << Si, era Ninfadora, si, e adesso vorrei continuare… con le lezioni… esattamente si… >> disse, mentre cercava a tutti i costi di non mostrarsi imbarazzato.
<< Bene, emh… si, riprendiamo da dove abbiamo lasciato… si, avanti, leggimi la mente… >>
<< Va bene… Legilimens! >> disse Harry e subito riprese a ripetere la poesia silenziosamente, mentre vedeva tre ragazzi tra cui uno con la gamba ferita, ai piedi di un albero i cui rami si muovevano autonomamente, di notte, e poi un uomo smilzo, con i capelli sporchi, e uno basso e grasso dall’espressione topesca…
Questa volta fu Harry a interrompere il contatto: aveva appena visto Sirius, quella notte del terzo anno, e Codaliscia, un attimo prima che fuggisse.
<< Qualcosa non va? >> chiese Lupin esausto.
<< Oh… no, niente… sono… solo un po’ stanco… >> disse Harry, ed era vero, la testa gli doleva un po’ e sentiva le gambe molli.
<< Mai quanto me ragazzo… mi chiedo come hai fatto a sopportare le mie “intrusioni mentali”
tutto questo tempo… bene, emh… credo proprio che per oggi può bastare, si, si… >> disse accasciandosi sul divano.
Harry si sedette su una delle sedie dell’ampio tavolo, incerto se fargli una domanda.
Lupin, intercettando il suo sguardo vacuo chiese: << Devi chiedermi qualcosa Harry? >>
<< Chi, io? No, emh… cioè, veramente si… >>
<< Dimmi, sono qui per ascoltare. >>
<< Lei è innamorato di Tonks vero? >> chiese Harry.
Lupin rimase zitto per qualche istante, poi rispose: << Be’, la mia è un’infatuazione con i fiocchi, si… >> rispose alla fine. << Perché? >>
<< Mi sono ricordato di quando Bill fu aggredito >> disse Harry. << Perché lei non voleva mettersi con Tonks? >>
<< Mi meravigliava soltanto che una bella donna come lei scegliesse… uno come me. >> disse alla fine. << Io che sono… come dire, aggressivo, pericoloso, quando c‘è la luna piena… >>
<< Infondo accade solo una volta al mese, nei restanti trenta giorni è sé stesso… >> disse Harry, continuando a non capire.
<< Be’, ma quando succede potrebbe avvenire la sua morte, non so se mi spiego. >> disse Lupin alzandosi dal divano.
Harry lo vide fissare dalla finestra la giornata plumbea che dominava il quartiere.
<< E’ pericoloso convivere con un lupo mannaro, e preparare la pozione è estremamente complicato. Ora che Piton si è dimostrato un traditore, non posso più approfittare del suo
aiuto. >>
<< Tonks è brava in Pozioni? >>
<< Quasi quanto in Segretezza e Inseguimento… >> rise Lupin. << Ma posso cavarmela benissimo da solo. Sono un modesto Pozionista, a dire il vero… >> disse infilando le mani in tasca.
Tornò a fissare Harry.
<< E tra te e Hermione? >>
Lui gli rivolse uno sguardo accigliato, arrossendo. << Come, scusi? >>
<< Ne se cotto, no? >> disse lui in tono ovvio.
<< Cotto è una parola grossa… credo… credo che mi passerà… >> disse lui, cercando di non inciampare nelle parole.
<< Devo ammettere che trovo la signorina Granger molto più propensa a trattarti come fratello, Harry… >>
<< Lo credo anch’io... >> disse Harry, con voce atona.
<< E molto più… infatuata, ecco… del sesto figlio di Arthur, Ron… >> disse, attento all’espressione di Harry, che fu del tutto indifferente. << Malgrado i litigi continui, si capisce lontano un miglio che c’è una certa simpatia che li lega. >>
<< Questo è vero… >> disse Harry concorde.
<< E a te non dispiace? >> chiese Lupin.
<< Perché dovrebbe? >>
<< Non lo so… >> disse Lupin dubbioso.
Harry fissò il pavimento. Forse se Ron e Hermione si fossero messi insieme avrebbe provato un po’ di rabbia, ma in fondo sapeva che quella era solo una cotta passeggera.
<< Ti consiglio una cosa Harry. >>
Harry lo guardò accigliato.
<< Non perdere un amico per una ragazza. >>
Harry era decisamente perplesso. << Non lo farei mai… >>
<< Avresti mai detto di litigare con Ron, tre anni fa? >>
<< Lei come lo sa… ? >>
<< Le notizie volano, ragazzo, i quadri sentono… e… spettegolano… fin dentro le case della gente… Chiedi a Phineas Nigellus quando lo vedi… Ora perdonami, ma ho appena scoperto un rifugio di nargilli dietro un mobile della stanza degli ospiti e sarà meglio avvertire Molly prima che uno dei suoi figli giochi a nascondino e se li trovi addosso… >> e così dicendo uscì dalla stanza, lasciando solo Harry, che dopo poco raggiunse gli altri al piano superiore, perplesso.
<< Allora? >> chiese Ron, appollaiato sul proprio letto. Nella stessa stanza c’erano Fred e George che giocavano a un duello tra maghi estremamente silenzioso e Ginny che ammirava il suo vestito rapita, con Hermione che le faceva mille complimenti per la scelta.
<< Siete impazziti? >> sibilò Harry chiudendo immediatamente la porta, facendo in modo che il Diffindo di George non uscisse fuori dalla stanza. << Se vi scoprono siete fritti! >>
<< E’ la stessa cosa che ho detto io, ma se i gemelli Weasley ascoltano le avvertenze io sono Pansy Parkinson… >> rise Hermione.
<< Andiamo Hermione… >> disse Fred schivando un Immobilus.
<<… secondo te siamo così imbecilli da non esercitare un Muffliato? >>
<< Muffliato? >> disse Harry frastornato. Quell’incantesimo era uno dei tanti segnati sul libro del Principe Mezzosangue.
<< Ce l’ha suggerito Ron… >> disse George.
<< Doveva pur fare qualcosa dopo quell’abito che gli abbiamo regalato, no, fratellone? >> disse Fred scombinandogli i capelli.
<< Ci ha detto anche dove l’hai preso… >> disse George evocando un Expelliarmus.
Harry si accigliò.
<< Ma li ho chiaramente avvertiti di non farne parola con nessuno… >> disse Ron guardandoli torvi. << E se negherete, ci sono due testimoni oculari… >> disse indicando Ginny e Hermione che annuirono.
<< Non ho mica… detto questo… >> disse George schivando uno Schiantesimo.
<< E semmai ti venga in mente dove l’hai nascosto, Harry, le nostre mani potranno… ecco… >> stava dicendo Fred.
<< Scivolare sul nostro manico di scopa… >>
<< … che ci porteranno magicamente a Hogwarts per… >>
<< …farci raggiungere… quel posticino ecco… >>
<< Era di Piton quel libro. >> disse Harry amaro.
<< QUESTO NON CE L’HAI DETTO! >> esplosero i fratelli, cessando di gareggiare.
<< Mi è sfuggito… >> di Ron in un soffio.
<< Ritiro umilmente le mie parole… >> disse George.
<< Spregevoli, direi… chiedere di avere tra le mani il libro che possedette quel viscido
serpente… >> continuò Fred.
<< Ehi, l’hai chiesto anche tu, attaccabrighe!! >> esplose George, scagliandogli un nuovo Diffindo.
<< Attaccabrighe? A me? Il tuo fratello gemello, del tuo stesso sangue, col quale hai condiviso tanti guai e sventure… >>
<< Dacci un taglio Fred… >> mormorò Ginny.
<< Ecco, appunto… Allora, dicci Harry, cos’è successo con Lupin? >> chiese Hermione, abbassandosi nuovamente per evitare un incantesimo di George. << George se ci riprovi ti trasformo in una spazzola per il water! >> urlò poi, tastandosi i capelli per vedere che fossero apposto.
<< Che finezza, Hermione… >> disse Fred.
Lei scosse la testa, in un gesto di impazienza. << Allora? >> chiese ancora rivolta a Harry.
<< E’ andata bene… >> disse semplicemente Harry.
<< Solo? >> chiese Ginny.
<< Che ti ha fatto fare, il vecchio Lupin? >> chiese George.
<< Non è vecchio! E’ solo… un po’ malandato… >> disse Ginny.
<< Per me ne sei innamorata… >> disse Ron fissandola sconcertato.
<< Piantala >> disse lei gettandogli addosso il cuscino del letto su cui era seduta con Hermione.
Poi lo sguardo di Hermione cadde di nuovo su Harry, che disse: << Be’, mi… mi ha fatto fare l’esercizio inverso… >>
<< Cioè? >> chiese Ron.
<< Ho guardato fra i suoi ricordi. >> confessò Harry.
<< FORTE! >> esclamarono i gemelli, gettando a terra la bacchetta e sedendosi sul pavimento per ascoltare.
<< Ehi, non sto narrando una novella! >> disse Harry.
<< Fa lo stesso, avanti, dicci che hai visto. >> disse George.
<< Cose sfocate… >> disse Harry.
<< Puoi guardare fra i miei di ricordi? >> chiese Fred affascinato.
<< Non è così stupendo. >> disse Hermione.
<< Tu che ne sai? >> chiese George.
<< Emh… fammi pensare… >> disse Hermione falsamente meditabonda. << Leggo? >>
Lui gli rivolse un sorriso eccessivamente mielato. << Avanti, ti prego! >> supplicò poi.
<< Non so se ne sarei capace… >>
<< Vabbe’ che lui è un professore e io so di essere più superiore di lui, ma tutta queste eccessive
adulazioni mi emozionano… >> disse George compiaciuto. Fred rise di gusto, poi si rivolse di nuovo a Harry.
<< Avanti, ti prego, guarda nella mia testa. >>
Harry scosse la testa. << Non posso. >>
<< Perché? >>
<< Perché di solito l’Occlumanzia è una materia che Voldemort sa dominare eccellentemente. >> disse Hermione. I gemelli sussultarono. Ron sembrava esserci abituato.
<< Lui… lui la pratica? >> chiese George in un soffio.
<< E’ così che due anni fa ha preso possesso della sua testa per raggiungere l’Ufficio Misteri.>> disse Ginny.
Harry annuì.
<< E… e ora la pratichi anche tu? >> chiese Fred.
<< Per difendermi da lui. >> disse Harry in tono ovvio.
<< Emh, lascia perdere… credo che la mia testa non voglia essere più esplorata, si… >> mormorò poi.
<< Ehi, a proposito, voi due non ci avete ancora detto com’è stata la partita! >> esclamò Harry ricordando.
<< WOW >> esclamò sognante Fred.
<< Già… all’inizio però abbiamo avuto dei problemi con il viaggio… >>
<< E con la mamma che non voleva lasciarci partire… >> continuò Fred annoiato.
<< Ma alla fine l’abbiamo convinta. >> disse George incalzante.
<< Già, già… >>
Fred raccolse la sua bacchetta e fece comparire una pista di gobbiglie.
George si mise sul letto a giocare con lui.
<< Che problemi avete avuto oltre alla mamma? >> chiese Ginny.
<< La Testa di Porco. >> disse George.
<< C’era una fila che arrivava fino al Serraglio Stregato… >>
<< Abbiamo dovuto aspettare due ore e mezza, ti rendi conto? >> esclamò George.
<< E alla fine abbiamo preso la Passaporta delle 18 e trenta… >>
<< E la partita? >> chiese Harry.
<< Baston è stato grande… >> disse Fred osservando sognante il soffitto pieno di ragnatele.
<< Fred ti perdi la gobbiglia… >> lo ammonì Ron.
<< Ah, già… >>
<< E comunque non credevo che Kentelton sapesse fare la Finta Wronsky! >> esultò George.
<< Ha copiato Viktor, non c’è dubbio. >> mormorò Hermione.
Ron le rivolse un’occhiata infuocata.
<< L’hai più sentito? >> chiese Ginny.
Hermione scosse la testa, triste. << E’ partito per l’Alaska. >>
<< Alaska?! >> borbottò Fred.
<< Si. >> disse Hermione in tono ovvio. << E dubito che un gufo possa fare andata e ritorno dall’Inghilterra all’America senza rimanerci stecchito… >>
Harry scorse negli occhi di Ron un lampo di felicità. << Allora, stavate dicendo voi due? >> chiese, con uno strano tono eccitato.
<< Ah già… l’inizio è stato penoso… >> mormorò George lanciando la propria gobbiglia.
<< Rischiavamo di perdere per 50 a 170… >> disse Fred orripilato.
<< E i francesi non cessavano di segnare punti… Baston era distrutto poverino. >> disse George.
<< Menomale che quell’impiastro di Ford si è deciso a segnare trenta punti di seguito… >>
<< E poi, dopo attimi depressivi, Kentelton ha preso il boccino. >> continuò Fred lanciando la propria biglia verso quella di George.
<< C’è stata un’esultanza nazionale… >> disse Fred.
<< E in più abbiamo vinto la scommessa! >>
<< Scommessa? >> chiese Hermione allarmata.
<< Si, ma non ditelo alla mamma… >> li avvertì Fred.
<< Oh, non fatelo, o saranno guai seri… prima per noi, s’intende, e poi per voi… >>
<< Non lo faremo… >> disse Ron seccato.
<< Abbiamo scommesso venti galeoni e tre falci che la Francia avrebbe perso. >>
<< Nessuno ci ha voluto credere, sapete… >>
<< Baston era ridotto davvero male, lo sapevate che durante un allenamento è scivolato dalla scopa? >>
<< Davvero?>> chiese Harry.
<< Si. Si fratturato un braccio e per tutta la partita ha dovuto servirsi solo del sinistro. >> disse George.
<< Non voleva abbandonare la sua squadra, ha detto. >>
<< Be’, è un gesto eroico… >> disse Ginny ammirata.
<< Già, ma anche stupido, perché alla fine della partita, si è rotto anche l’altro. >>
<< L’ultimo goal l’ha parato con la coda del manico… >>
<< Che fortuna… >> disse Ron.
<< Che darei per farmi una partita di Quidditch… >> disse Ginny depressa.
<< Già. Se solo il solaio fosse un po’ più spazioso… >> disse Fred sognante.
<< Fred, la gobbiglia. >> lo avvertì di nuovo Ron.
<< Ah già. >>
<< Abbiamo racimolato la bellezza di 100 galeoni e quindici falci… >>
<< Ecco perché abbiamo potuto prenderti l’abito prima… >> disse Fred.
<< A proposito di abito! >> urlò Hermione vedendo alla finestra un Leo agitatissimo con un grande pacco legato alla zampa.
<< E’ il tuo vestito? >> chiese Ginny eccitata quanto Leo.
<< SI! >> disse lei aprendo la finestra e facendo entrare il piccolo gufetto.
<< Come ha fatto a portare un pacco così pesante? >> chiese Ron allibito.
<< Non lo so, ma sei stato bravissimo, piccoletto! >> disse Ginny accarezzandolo. Lui corse via per le altre stanze.
Hermione si sedette sul letto e aprì il pacco, tirandone fuori un bellissimo abito azzurro.
<< E’ stupendo! >> disse Ginny ammirandolo. << Ma è reale? >> chiese poi toccandolo.
<< Si che lo è! >> disse lei ridendo. << Vado a provarlo! >> così dicendo corse via in bagno.
<< Ti aspetto qui! >> le urlò dietro Ginny.
<< A proposito, avete notizie di Tonks e Kingsley? >> chiese Harry, ricordando i due feriti che tempo prima erano stati a Grimmould Place.
<< Be’, sono stati ricoverati d’urgenza al San Mungo, stando a quanto ha detto il vecchio
Lupin… >>
<< Non è vecchio! >> esplose Ginny.
<< Non c’è bisogno che ti ecciti tanto, lo sappiamo che sei cotta di lui… >> disse George.
<< Vuoi un cuscino in faccia? >> chiese lei intimidatoria.
<< No, grazie, preferisco una torta. >>
<< Come vuoi >> disse Ginny facendo apparire dal nulla una torta al cioccolato.
<< Guarda che io scherzavo! >> disse George terrorizzato. Nel frattempo Ron e Harry si alzarono dal letto per paura di essere colpiti da schizzi di panna montata.
<< Per ora non voglio sprecarla, ma fa un altro passo falso e te la ritrovi spiaccicata addosso. >> disse lei beffarda.
George ammutolì per il resto del tempo.
<< Ginny, puoi uscire un secondo? >> chiese Hermione dal corridoio.
<< Arrivo! >> disse lei trascinandosi la torta levitante dietro. Poi chiuse la porta dietro le sue spalle.
<< E’ bellissimo! >> si sentì mormorare. << Stai una favola… >>
<< Non è vero… >>
<< Scommetto proprio che farai colpo su tutti alla festa… >>
<< E smettila, che m’imbarazzo… >>
Ron era furente. << Io… vado a bere… >> disse alzandosi.
<< Fermati. >> disse George. << Veniamo anche noi. Harry vuoi seguirci? >>
Harry si alzò perplesso.
Poi Fred, in testa a tutti, aprì la porta di qualche spanna, e tutti e quattro i ragazzi si sporsero per v Hermione era bellissima. IL vestito le stava benissimo, e le sarebbe stato ancora meglio quando avesse fatto l’acconciatura, che era precisamente quello che Ginny le stava dicendo.
<< Credo che in casa ci sono degli ingredienti per la pozione Allisciante o come si chiama… Potremo fare una piccola modifica ai capelli… >>
<< Piccola? >> buttò lì Hermione ridendo. << Ancora mi chiedo come ho fatto a nascere con i capelli ricci quando tutta la mia famiglia li ha lisci… >>
<< Scherzi del destino… >> disse Ginny.
<< O mio Dio! >> esclamò Hermione vedendo quattro teste che spuntavano dalla stanza.
Ginny si girò, e in men che non si dica gli occhiali di Harry si appannarono di una sostanza bianca e marrone, poi l’assaggiò, cercando di asciugarsi la faccia. Panna montata e cioccolato.
<< Ehi, però è buona. >> disse quello che sembrava George. Poi, quando si ripulì gli occhiali vide gli altri tre nelle sue stesse condizioni, mentre di sottofondo aleggiavano le risate divertite di Ginny e Hermione.



Ora waty puoi farmi quante domande vuoi!



IL MATRIMONIO
Capitolo 9



Tutti gli Weasley a raccolta! >> gridò una voce remota. Harry aprì gli occhi e una sostanza velata gli si presentò davanti. Stropicciò gli occhi e allungò la mano destra verso il comodino, cercando gli occhiali.
<< Oh, vi prego, ditemi che non c’è un altro ferito sulla soglia della porta… >> sentì mormorare. Harry si voltò a destra e vide Ron rigirarsi nel letto saldamente attaccato al suo fedele cuscino.
<< Niente del genere figliolo! E’ ora! Forza, avanti giù dal letto!!!! >> Prima che le lenzuola gli sfuggissero di mano perché tirate brutalmente dal signor Weasley, Harry riuscì a scorgere il polso di Ron, dove l’orologio indicava le cinque e mezzo del mattino. Quando il caldo abitacolo di ron fu spodestato, gridò: << Ehi, fa freddo! >> poi più sottovoce: << Voglio il diritto di dormire fino a mezzogiorno… >>
<< Avanti ragazzi, giù! >> Harry sentì una porta sbattere.
<< Che succede? Il terremoto, Georgeeeee! >> gridò qualcun altro.
<< Mamma, prenditi a papà, ti prego… >>
<< Ehi, ma che succede? >>
Quando Harry posò a terra i piedi caldi e si alzò trascinò Ron per un polso e lui si alzò tremolante, usando la spalla di Harry come poggiatesta provvisorio.
<< Ma si può essere così orgogliosi del proprio figlio da svegliare mezza famiglia alle cinque e mezza? >> mormorò Ginny portandosi dietro un orsacchiotto peloso.
<< Allora, le scosse sono finite? >> disse Fred pallido.
Harry, malgrado il sonno che gli paralizzava le meningi, scoppiò a ridere.
<< Sono le sei meno un quarto ragazzi, ed è già troppo tardi! Su, ora sedetevi, ho preparato le focaccie. >>
<< Alle sei meno un quarto? Vi prego, ditemi che sto ancora sognando…>> disse George.
<< Intanto però la loro forma succulenta si presenta invitante… >> disse Fred sorridente prendendo posto.
I ragazzi mangiarono, poi dopo una breve pausa durante la quale i loro cervelli ripresero a lavorare, le donne presero possesso del bagno.
<< PAPA’!?! Fai uscire quelle lumache ti prego… >> gridò Ron.
<< Le donne hanno bisogno dei loro tempi non lo sapevi, Ronald >>
<< Mezz’ora mi sembra un po’ esagerato come tempo, non credi? >>
<< Andiamo, non sono in bagno da mezz’ora… >>
<< Hai ragione! Precisamente da tre quarti d’ora e dieci minuti! >> gridò Fred dal salotto.
<< E’ esasperante… >> disse Ron a Harry con una faccia arresa. << Voglio far materializzare un altro bagno… e poi il mio corpo reclama! >> gridò più forte in direzione del piano superiore.
Dal soffitto si sentirono tre tonfi, proprio sotto il bagno, come se Ginny e Hermione chiedessero di non disturbare.
Ron scosse la testa, roteando gli occhi al cielo in un gesto di impazienza.
Tempo dopo, quando le donne uscirono, si creò un vero e proprio putiferio: Harry, Ron, Fred e George corsero verso il bagno arrampicandosi lungo le scale, nell’intento di arrivare per primi. Ron si accaparrò la stanza.
<< NO! >> disse Fred vedendosi sbattere la porta in faccia.
<< Dato che adesso ho l’opportunità di vendicarmi dei vostri misfatti nei miei confronti, per primo entra Harry! >>
<< Grazie >> sussurrò lui, ancora in boxer.
Quando finalmente tutti si prepararono, Fred e George si rintanarono in un angolo a parlottare di altre invenzioni per il loro negozio ( << Sai, quei boxer all’ultima moda di Harry mi hanno fatto venire un’idea… Mutandoni Emorroidali… >>)
<< Papà! Come si allaccia questo affare? >> chiese Ron a tutto volume cercando il padre per allacciare la cravatta.
<< Finalmente, aspettavamo solo voi! >> gridò il signor Weasley afferrando il collo di Ron.
<< Ci saremmo sbrigati prima se certe persone non ci avrebbero messo un’ora… >> disse Ron guardando male sua sorella. Lei gli fece la linguaccia.
<< Oh, Harry vieni qui, facciamo prima. >> disse Lupin, appena sceso con un elegante abito nero che sottolineava i suoi giovani lineamenti, avvicinandolo.
<< Oh, grazie. >> disse Harry.
<< Dormito bene stanotte? >> disse lui facendo complicati giri con le mani intorno alla sua cravatta.
<< Si. >> disse Harry al momento perplesso dalla domanda. Poi ricordò l’Occlumanzia.
<< Tieni sempre a freno la mente? >>
<< Certo >> disse Harry in una mezza bugia. In realtà negli ultimi tempi era stato distratto da altra cose, il matrimonio e… Hermione, per potersi concentrare la notte.
<< Mm… fatto. Perfetto. Sei un figurino. >>
<< Grazie. >>
<< Ci siamo tutti? >> chiese la signora Weasley.
<< Bene, possiamo andare finalmente. >> mormorò Moody seguita da una scorbutica McGranitt che forse rimembrava i tempi passati a guidare file e file di studenti per le strade trafficate di Hogsmeade.
Appena usciti di casa, il Signor Weasley fece alcune raccomandazioni. << Allora. Giusto per ricordare alcune cosette. Voi sapete cosa, sotto la giacca, ben stretta, mi raccomando. >>
Harry strinse le mani intorno alla bacchetta nella tasca interna della giacca.
<< Poi… dovremo essere lì per le nove. Il matrimonio inizia alle dieci in punto. Niente ritardi. Voi due non combinate pasticci – disse indicando i gemelli – tu, non mangiare troppo o vomiterai come al funerale della prozia Tessy – disse poi rivolgendosi a Ron – e voi due, ragazze, non fissate i parenti di Fleur come dei scesi in terra. Noi maschi ci offendiamo spesso per questo. Vale anche per te Molly… >> la signora Weasley arrossì. << Continuando, mai abbassare la guardia, soprattutto per te ragazzo. >> guardò Harry.
<< Moody ti prego, fa sparire quel broncio. >> disse la signora Weasley ad Alastor, la quale bocca si curvò in un sorriso derisorio irrimediabilmente riuscito male.
<< Be’… direi che è perfetto. No? >> disse lei guardandosi intorno in cerca di conferme.
<< Certo… si… >> mormorarono gli altri.
<< D’accordo. Pronti? AH, un’altra cosa. Useremo mezzi babbani! >> il viso anzianotto del signor Weasley s’illuminò. << Bill mi ha detto che dobbiamo scendere in aperta campagna, in Dakota Boulevard. Ci siamo tutti? Bene, andiamo. Minerva, sii contenta, te ne prego. >> disse Arthur intercettando lo sguardo malevolo della professoressa.
Quando raggiunsero la stazione, il signor Weasley fu particolarmente eccitato nel vedere una macchinetta dall’aria macabra obliterare i biglietti per il viaggio.
<< Ancora cinque fermate, Molly cara… solo quattro, Ron, sii paziente… si, Ginny, tra poco arriviamo… George lascia stare in pace quel gatto! Lo scusi, signora, è nato così…
Oh è la nostra. >>
Quando scesero tutti quanti, si ritrovarono in aperta campagna, proprio come aveva detto il signor Weasley.
<< Bene. Ci siamo. >>
<< Bel posto come matrimonio. Spighe di grano, il sole cocente… siamo sicuri di non averlo confuso con un picnic? >> chiese Ginny guardandosi intorno.
<< No, è qui, Ginny cara. Hanno Materializzato il posto… >>
<< Qui. C’è un cartello, antiche rune… >> disse la McGranitt indicando un cartellaccio malandato.
<< “Sotto di te”. Enigmatico, non trovate? >> chiese Hermione traducendo.
Harry e gli altri di riflesso si guardarono i piedi. Ron anche sotto le scarpe.
<< Niente. >> disse il signor Weasley grattandosi nervoso la pelata.
<< Rischieremo di non arrivare in tempo. >> mormorò Ginny.
<< Ce la faremo, non è questo il problema. >>
<< Dunque. “Sotto di te” significa che un oggetto si trova sotto i tuoi piedi dico bene? >> mormorò George inginocchiandosi a terra.
<< Si fratello, ma cosa hai intenzione di fare scavando? >> chiese Fred orripilato.
<< Mm… >> mormorò Hermione vedendo la polvere volare in aria.
<< Non è scavare quello che ti chiede. Così ti sporcherai solo il vestito. >> disse Ron.
George lo guardò. << Risposta intelligente. Giusto. Non scaviamo. >>
<< Dev’esserci una botola, qualcosa… tipo il primo anno, ricordate? >> chiese Ron.
<< Io non vedo nessun cane a tre teste… >> disse Hermione.
<< E’ solo un paragone, come siete pesanti… allora. Dunque, vediamo… >>
<< E il nostro caro fratellino si mette all’opera >> sentenziò Fred.
<< Almeno io faccio qualcosa. >> disse Ron calpestando il terreno. Poi il suo sguardo sul cartello.
<< Secondo voi un mago sprecherebbe la propria magia solo per incidere su uno stupido cartello simbolo antichi come la nascita del mondo? >>
<< Non sono così vecchi, signor Weasley. >> disse la McGranitt.
<< La differenza è poca… >> soffiò Ron. Poi si avvicinò al cartello e spinse dritto davanti a sé, spezzandolo.
<< E bravo Ron >>> ironizzò George.
<< Hai rotto il nostro unico… >> stava dicendo Fred ma qualcosa sotto di lui colse il suo interesse. La terra si stava gonfiando sotto i gemelli. << Mamma! >> gridò George affiancando la signora Weasley.
<< Ed ecco che la natura si ritorce contro di loro. >> disse Ginny.
<< Ottimista… >> mormorò Ron vedendo che al loro posto, seguiti da tanti piccoli crac, tanti oggetti si smaterializzavano: sedie bianche disposte in due file con una navata centrale, poi un podio bianco dove il prete avrebbe annunciato la messa, e intorno piccoli banchi dove veniva servito del cibo dall’aspetto prelibato, e poi ancora le singole persone, tanti omini biondi, alcuni con una chiazza rossa, altri brizzolati, qualcuno molto più basso del dovuto, maghi normali.
<< Quello è Bill! Ehi, Bill! >> chiamò Ginny rivolta a una chiazza rossa di spalle. Appena quella si girò la famiglia Weasley ebbe un sussulto. Percy era davanti a loro che li guardava con un mezzo sorriso. Accanto a Harry, la signora Weasley singhiozzò correndo ad abbracciarlo, mentre Ron, in un moto di rabbia, strinse i pugni, come gli altri ragazzi, mentre il signor Weasley si diresse a pazzo sostenuto verso un anziano uomo che l’aveva chiamato, forse per fargli auguri dell’imminente matrimonio per suo figlio.
<< Bene ragazzi… emh… direi che quello è proprio Bill. >> indicò Lupin rivolto ad un altro ragazzo con la chioma rosso fuoco.
<< Salve, ragazzi! >> salutò lui appena li vide.
<< Congratulazioni! >> sorrise Harry.
<< Oh, Harry, vecchio mio, da quanto! >> disse Bill stringendogli la mano. << Professori… ci siete anche voi! >> salutò poi. << E i miei? Dove…? >>
Ginny, con un gesto lento della testa indicò tre figure fiammeggianti riunite in un abbraccio collettivo al centro della navata centrale.
<< Oh! Hanno fatto pace! Quale miglior regalo, vado a salutarli! Oh, se vuoi veder Fleur, Ron e di là, ma non me la rubare mi raccomando! >> sorrise Bill facendogli l’occhiolino. Ron sorrise imbarazzato sotto il cipiglio severo di Hermione che Harry non riuscì a spiegarsi.
<< Bene, andiamo a salutare l’ex campionessa… >> disse la McGranitt portando il gruppetto verso Fleur Delacour, più bella che mai nel giorno più felice della sua vita.
Ron rimase estasiato alla sua figura.
<< Oh, bonjour vous etez ici aussi! >>
<< Eh ? >> mormorò Ron rivolto a Hermione.
<< Harrì, Ron! Che piascere vedervi! Oh, tu est Hermione, è vero? >>
<< Si… congratulazioni, Fleur… >> sorrise Hermione.
<< Oh, grazie… oh, bounjour professeurs! Come state voi? >>
<< E’ una magnifica giornata Fleur, stai per sposarti nel giorno più bello. >> la rincuorò Lupin.
<< Grazie, professor! Oh, ora devo andare, Ginny, tu devi venire avec moi, dobbiamo
prepararsci! >>
<< Va bene… avvisate voi la mamma. >> disse Ginny che in quegli ultimi giorno era diventata paranoica a causa della sua comparsa in pubblico come damigella d’onore, insieme alla sorella di Fleur.
<< Au revoir ! >> salutò Fleur eccitata, mentre Ginny camminava come un automa tra la folla, paralizzata per l’emozione.
<< Prendiamo posto, ragazzi, avanti. >> li invitò la McGranitt. Poco dopo furono raggiunti dalla signora Weasley e Arthur.
Poi, Harry e gli altri ammutolirono: le nozze erano iniziate.
Il prete salì sul piccolo podio mentre Bill avanzò agitato in un magnifico abito nero con cravatta.
<< Com’è bello mio figlio! >> disse la signora Weasley commovendosi per la seconda volta in quel giorno.
Quando la marcia nuziale iniziò, Ginny e la sorellina di Fleur avanzarono emozionate, completamente vestite di bianco e con i capelli legati minuziosamente.
Anche Fleur era bellissima. Accanto a lui, Harry sentì Ron arrossire ma non stava guardando lei, bensì i proprio piedi. Anche lei vestita di bianco, un abito molto ricercato e costoso dall’aspetto elegante che diffondeva, i capelli legati sopra la testa, la coda dell’abito sorretta da un bambino non più grande del gatto di Hermione, probabilmente parente di Fleur.
La cerimonia andò avanti, e non solo per Harry fu alquanto noiosa. Accanto a lui, Ron ronfava beato e silenzioso, mentre dietro di loro, Fred e George stavano per addentrarsi nel mondo dei sogni.
Quando poi gli anelli furono scambiati e la fatidica frase :<<lo voglio>> fu pronunciata da entrambi, la gente esclamò in un grande applauso che fece svegliare Ron e i gemelli di soprassalto. Poi, imitando gli altri, presero a battere le mani, Ron con una guancia arrossata dato che aveva dormito sulla spalla di Harry per tutto il tempo e i gemelli con un gran torcicollo visto che avevano dormito con la testa reclinata di lato.
<< Bene, e ora che la coppia è stata unita nel matrimonio, potete godervi il banchetto >> sentenziò il prete, il quale poi andò via.
<< Alleluia, il mio stomaco reclamava… >> mormorò George alzandosi.
<< Ehi, Hermione! Hermione! >> la ragazza si voltò e vide un’agitatissima Ginny parlarle imbarazzata.
<< Che… che…? >>
<< L’hai visto? No, dico, l’hai visto? >>
<< Chi? Cosa? >> disse Hermione che cominciava a preoccuparsi.
<< Quel ragazzo… il cugino di Fleur… ah, eccolo, ha la maglietta bianca, dietro di me… >>
<< Be’? >> disse Hermione vedendolo. Harry scorse in lei un qualcosa di imbarazzato.
<< Non hai notato quant’è carino?? Secondo te mi invita a ballare stasera? >>
<< Ballare? >> interloquì Fred.
<< Non avete sentito? C’era quella donna brutta, vecchia e pelosa dritto davanti a me che non la smetteva di parlottare di una certa pista, qui, stasera. >>
<< Dovremmo ballare? >> chiese Ron, le orecchie scarlatte.
<< Non è mica un obbligo, ma spero che tu non finisca come al Ballo del Ceppo, fratellone. >> disse Ginny. Lui la guardò malevolo.
<< Anche se hai ballato con Neville Paciock non è detto che sia stato uno spasso anche per te, dato che ti ha pestato i piedi per tutta la durata del tempo… >>
<< Era solo un po’ imbranato! >> disse Ginny riscaldandosi.
<< Ehi, ehi, finitela voi due, ok? >> chiese Hermione guardandosi attorno con nervosismo.
<< Che hai? >> le chiese Ginny, in confidenza.
<< Niente. Forza, andiamo a mangiare, ho una fame da lupi! >>
Harry non fu molto sicuro della sua risposta. Cercando la fonte di tutto quell’imbarazzo, notò un ragazzo sui diciotto anni guardarla ammirato, e si rese conto che era quello indicato da Ginny, il parente di Fleur.
Il banchetto fu delizioso. Sedettero accanto a Bill, che fu costretto a stringere mani per tutta la durata del primo piatto.
<< Oh, non se ne può più tesoro, ho stretto più mani adesso che alla Conferenza sui Draghi in Egitto… >> disse sedendosi alla destra di sua moglie.
<< Lo so, Bill, ma la mascior parte dei miei paronti non ti honno ancora conosciuto di
persona… >>
<< D’accordo, vorrà dire che dopo stringerò altre trecento mani… Ginny che stai fissando? >>
Ginny si ridestò dalla bella figura maschile del diciottenne, ma fu troppo tardi perché Bill la scoprì.
<< Oh, mia sorella ha una cotta per tuo cugino, Fleur…. >>
<< Non è vero! >>
<< Oh, davvero? Be’, è un bel ragazzo, non scè che dire… >> disse Fleur sorridente. << Attualmente sta frequentondo il Corso per Spescializzazione Auror, al Ministero, in Franscia… Si è diplomato a Beauxbatons, lo sapevi, Ginnì? >>
Ginny scosse la testa ammirata. << Come si chiama? >>
<< Francois. >> rispose Bill riprendendo a mangiare.
<< Francois… che nome romantico, non è vero? >> bisbigliò Ginny a Hermione impercettibilmente.
<< SI… >> mormorò lei, con le gote in fiamme.
Ron dal canto suo, tenne il broncio per tutta la durata del pranzo.
Durante il pomeriggio, poi, alcune persone organizzarono giochi per gli adulti e ragazzi, alcuni con la magia, altri, semplici giochi babbani, giusto per intrattenere la gente. Intanto, Ginny e Hermione non facevano altro che imbarazzarsi quando Francois intercettava i loro sguardi e Ron teneva sempre più il muso, nel contempo, Harry stava cominciando ad odiare quel Francois che rubava sguardi tanto sdolcinati al candido viso di Ginny Weasley.
Tutti però, non potevano fare a meno di essere nervosi, sapevo che Percy Weasley era con loro. Fred e George erano più agguerriti che mai e Ginny s’induriva quando vedeva il primogenito della famiglia.
Harry si chiese se avrebbero mai fatto pace.
All’improvviso, forse più ritardatari che mai, Tonks e Kingsley apparvero dal nulla.
Il professor Lupin era meravigliato e nel contempo strafelice di rivederla, tanto che l’abbracciò pieno di stupore. Quando entrambi salutarono la nuova coppia di sposi, si congiunsero agli Weasley garantendo loro di essere rimasti al San Mungo il tempo necessario per non perdersi assolutamente un matrimonio così bello.
Più sul tardi, verso sera, quando le prime stelle cominciarono ad affollare il cielo scuro, Bill e Fleur salirono sul palco l’attenzione fu tutta rivolta verso di loro.
<< Be’, spero che la cerimonia sia stata di vostro gradimento! >> rise Bill. Ora era diventato molto più sciolto nel parlare, la tensione e l’imbarazzo primordiale erano scivolati in divertimento.
Dalla folla comunque si elevò una risata divertita in risposta.
<< Bien! In giro si disce che ci sarà un ballo, oui? >> disse Fleur in mezzo francese e inglese.
<< Non vediamo l’ora! >> esplosero i gemelli.
<< Calma fratelli, il momento tanto atteso è arrivato, care le signore che lo attendono con
ansia! >> disse Bill. Le donne più anziane ridacchiarono contente come bambine che mangiano un lecca-lecca.
<< Che le dance abbia inizio! >> disse Fleur entusiasta. Al posto del banchetto in cui servivano punch e bevande varie accompagnati da invitanti dolcetti, sparì, con sommo dolore di Ron e i gemelli.
Sotto i piedi di Harry e gli altri comparve una magnifica pista da ballo e Ginny non riusciva a staccare gli occhi di dosso da Francois.
I signori Weasley si precipitarono subito al centro della pista, accanto alla nuova coppia di sposi. Harry, Ron, Hermione e Ginny si ritirarono su delle panchine azzurre ai bordi. Fred e George, invece, con la loro fortuna sfacciata, accalappiarono due parenti di Fleur molto affinate che accettarono di ballare con loro. Lupin e Tonks si spinsero in pista con tutto l’imbarazzo da parte del professore, anche se quando riacquistò il controllo di sé, sembrava un uomo molto distinto che passava un momento scatenato con la sua fidanzata.
In quel momento comparve un palco molto più grande di quel piccolo podio che Fleur e Bill avevano lasciato, e lì si Materializzarono le Sorelle Stravagarie che attaccarono subito un loro pezzo molto movimentato.
Harry vide la McGranitt cominciare a sciogliersi con un grand’uomo castano mille volte più alto di lei che però aveva l’aria simpatica.
<< Vedete Francois? >> chiese Ginny trattenendo fra le mani il braccio di Hermione ormai in cancrena.
<< E’ là >> soffiò Hermione indicandolo, mentre parlava col suo vecchio, vecchio nonno.
<< Quant’è carino… >>
A Harry quel Francois stava già antipatico. E sembrava che Ron condivideva il suo pensiero, mentre stava seduto con le braccia sul petto, fissando imbronciato la scena, proprio come al Ballo del Ceppo. Quando, dopo tre o quattro balli, Fred e George fecero ritorno, sembravano leggermente esaltati.
<< Wow >> mormorò George tra il poetico e l’allibito.
Harry lo guardò perplesso. << Charlene… oh… luce dei miei occhi… >> mormorò poi guardando le stelle.
<< O mio Dio. >> rise di gusto Ginny.
<< E’ cotto perso >> disse Ron scioccato.
Fred intanto fissava un punto imprecisato dietro le spalle di Ginny. Lei si voltò.
<< E lei come si chiama? >>
<< Lavinia… >> disse Fred innamorato.
<< E’ un nome stupendo. >> disse Hermione guardando Francois e sorridendogli.
<< Gli hai sorriso? Che fortuna! >> si lamentò Ginny guardandola.
<< Noi andiamo… >> disse George mezzo incosciente di sé stesso.
<< Le nostre damigelle ci aspettano… >> continuò Fred.
<< Ciao e buona fortuna >> mormorò Ron irritato.
Appena i gemelli andarono via, a Ginny venne una sottospecie d’infarto.
<< Hermione… o mio Dio, Hermione… >>
<< Si? >>
<< Eccolo, si sta dirigendo verso di noi… è lui, è lui! >>
Francois infatti si diresse verso le ragazze.
<< Ho notato che due belle madame sciono senza partner… >> disse lui in inglese storpiato.
<< Be’… sai com’è… >> disse Ginny evidentemente imbarazzata.
<< Io allora volevo chiedere la vostra mano… Vuole ballare con me Madame? >> chiese Francois a Hermione che per poco non svenne.
Ron era a dir poco furioso.
<< Emh… >> Hermione cercò gli occhi di Ginny, per chiederle il permesso.
<< Andiamo, va a ballare! >> rise lei spingendola lievemente.
Si stava alzando quando Ron interloquì inaspettatamente. << No >> disse semplicemente.
<< Pardon? >> chiese il francese.
<< Già, pardon? >> disse Ginny scettica.
Harry non riusciva a credere ai propri occhi: Ron Weasley si era fatto avanti.
<< Io… >> cercò di dire Ron, assimilando tutto il coraggio che aveva in corpo. Intanto Hermione lo fissava tra l’allibita e l’ironica. << Io… c’ero prima io >>
<< Oh, je ne saivais pas, pardon-moi! >> disse in fretta il francese.
<< Ma non è vero! >> disse Ginny scioccata. Harry le diete una lieve gomitata. Ron aveva fatto la prima mossa, non valeva la pena sprecarla per una bugia a fin di bene. << Oh… già… Si, che sbadata è vero >> si corresse in fretta ancora perplessa.
<< Oh, bien, allora je vais… >> Ginny lo guardò andare via delusa.
<< Non mi ha calcolata proprio! Questi uomini… >> disse sconcertata.
Harry aveva un vago desiderio di invitarla, ma prima voleva assimilare tutto il coraggio che aveva.
<< Emh… se vuoi ti invito io… emh… vuoi ballare con… con me? >> chiese alla fine, sia perché voleva davvero ballare con lei, ma anche per lasciare Hermione e Ron da soli.
<< Davvero? >> chiese lei sorpresa ma contenta.
<< Si… >> disse HArry con fatica.
<< Ok! >> disse poi entusiasta e insieme si lanciarono in una specie di twist, lasciando una
Hermione evidentemente imbarazzata e un Ron le cui orecchie fungevano da faro per le navi in alto mare.
Dopo vari minuti scatenati, Ginny parlò: << Cosa credi che succederà tra loro? >> mentre ballavano, con la musica a tutto volume che sovrastava le loro voci.
<< Cosa?! >> chiese Harry che non sentiva.
<< Ho detto: cosa credi che succederà tra loro! >>
<< Non lo so, tu che ne pensi? >>
<< Non saprei, ma c’è davvero qualcosa che non va in mio fratello in questi ultimi
tempi! >>
Mentre si scatenava, Harry lanciò un’occhiata in un angolino remoto, dove due ragazzi stavano parlando molto imbarazzati. Voltando lo sguardo, Harry però, notò una scena insolita: il signor Weasley aveva lasciato la pista e stava parlando con un ragazzo alto quanto lui, pomposo, dall’aria malinconica e rattristata. Percy. D’improvviso i due si abbracciarono, entrambi in preda a una crisi di pianto.
Harry si bloccò all’improvviso.
<< Che c’è? >> gli chiese Ginny. << Non ti piace la canzone? Dai è bellissima! >>
<< No… guarda là! >> gli indicò i due uomini.
<< Là dove? >> chiese Ginny guardano. Harry si avvicinò a Ginny, le prese la mano e le fece indicare i sue uomini. Ormai erano molto vicini e quando Ginny si voltò verso Harry per ringraziarlo, si accorse che il suo viso era estremamente vicino al suo. S’imbarazzò a tal punto che abbassò la testa e ritrasse il braccio.
<< E’ Percy. >> disse alla fine Ginny, con lo sguardo a terra.
<< Proprio lui. E sta facendo pace con tuo padre, non è meraviglioso? >>
<< Si. Proprio meraviglioso. >> disse Ginny con voce amara. Poi lasciò la pista di ballo.
<< Dove vai? Tra poco ricominciano… >> chiese Harry sconcertato, seguendola. Quando Ginny si girò, vide il suo volto pieno di risentimento, forse per Percy.
<< Non mi va più di ballare. Magari ricominciamo dopo. >>
Harry annuì consapevole del fatto che era sconcertata quanto lui per Percy.
Poi voltandosi verso sinistra per andarsi a sedere, vide di nuovo Hermione e Ron parlare imbarazzati. Vide Ron agitare il mani come se stesse spiegando qualcosa di troppo complicato da esprimere con semplici parole. Poi Hermione abbassò la testa e sorrise. Quando alzò la testa, Ron le era vicinissimo. Un moto di gelosia si scatenò in Harry, qualcosa che non riuscì a controllare. Strinse i pugni. Le frasi del professor Lupin gli balenarono subito in testa. “Non perdere un amico per una ragazza”. Non l’avrebbe fatto. Decise di sciogliere la tensione sciogliendo anche i pugni, doloranti.
Hermione sorrideva divertita, Ron era la causa di tutte quelle risate. Poi le risate cessarono, l’aria divenne pesante tra loro due. Ron aveva forse detto qualcosa che l’aveva colpita, infatti Hermione lo guardò perplessa, poi mormorò qualcosa. Sembravano molto intimi.
Cosa che fece andare Harry su di giri, ma decise comunque di mantenere l’autocontrollo.
Improvvisamente anche Hermione parve avvicinarsi a Ron e anche lui dal canto suo, sembrava molto imbarazzato.
Harry temette il peggio. Ma era sicuro che si sarebbe verificato. Lo sapeva.
Un istante. Due sguardi persi l’uno nell’altro. Due labbra che s’avvicinano. Un grande moto di gelosia. La soppressione del sentimento. Non poteva prendere a pugni il suo migliore amico. Purtroppo o per fortuna.
Girò sui tacchi e andò a sedersi, attento a non guardare i suoi due migliori amici scambiarsi un tenero bacio sotto le stelle.
 
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wataaaaaaaa
view post Posted on 4/8/2007, 17:49




Wow,io Amo la madre di Sirius!!!!!!!!Fatemela conoscere,voglio attaccarla davanti alla mia porta...ohhh...magari....°ççç°....tanto per fartelo sapere,sono una seguccia del sadomaso e mao farmi chimare caccola di troll...
La sua voce stridula e come Beethoven per le mie orecchieeeee...
cmq,stavo dicendo,a proposito del matrimonio.Chi cacchio è Percy,cioè,è il fratello si,ma che ha fatto di così orribile?
E poi,sto Bill...io sapevo che c'erano solo Ginny,Ron e i due fettentati nella famiglia..boh,gnuranza completa...
Ah,e Fleur chi è?E poi,perchè..perchè....Ron b.bbb...bbbacia..Hermion????Cosa ti ho fatto di male?ç_ç...
Ah,Lupin,è un lupomannaro....ya..che squallore.E perchè Harry non gli spacca la faccia?Eh?EH?Eh?????
Ah,un ultima cosa..quella poesia di latino...ma perchè dico io?ç_ç?
 
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22 replies since 1/8/2007, 14:23   1488 views
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