| Ogni volta che chiamavi al telefono era una risata, o da parte tua o da parte nostra, c'era sempre. Perché tu eri fatto così, eri un bambino in un corpo d'adulto. Ci volevi bene come se fossimo stati figli tuoi, dato che non ne avevi. Da te ho preso il vizio di essere una buona forchetta. Infatti ogni volta che venivamo a pranzo da te e la zia, era sempre un banchetto che puntualmente finiva tutto nei nostri stomaci. Ironia della sorte, è stato proprio durante pranzo che c'è arrivata la notizia. Marco è arrivato spedito, dicendo che la zia aveva una voce disperata. E per un buon motivo. Tu non c'eri più. Ci hai lasciato all'improvviso, senza dire nulla. Un infarto. Avevamo chiesto di venire a vederti, ma zia Francesca c'ha detto che eri già nella cella frigo. Da lì in poi siamo scoppiati. Marco per primo, tu per secondo, io per ultima. Volevo essere forte ma non ci sono riuscita. Continuo a pensare che non è vero, che sounti fuori e ci dici "è uno scherzo". Non sono scoppiata, ma le lacrime hanno cominciato a sgorgare senza che io potessi fare nulla. Tutti, perfino quel burbero e tutto d'un pezzo di Alessandro, è scoppiato a piangere. Al telefono mi chiedevi sempre se ero innamorata. Io ti rispondevo di no, perché tu continuavi a dire che eri geloso e che eri tu il mio principe azzurro. Mi sarebbe piaciuto poterti rispondere "Si, sono innamorata" ma ormai non posso più. E anche adesso che ti scrivo questa lettera, mi piacerebbe che tu potessi leggerla, perché tu possa capire quanto ti abbia voluto bene, e quanto ogni volta ero allegra a sentirti. Mi sarebbe piaciuto venire a trovarti almeno un'ultima volta, ma non ce l'ho fatta. E mi dispiace da matti, non ho potuto dirti ciao un'ultima volta.
Beh, te lo dico con questa zio, ciao e a presto. Mi raccomando, fatti una scorpacciata lassu da parte mia, e quando ci reincontreremo, mi dirai se si mangia bene lassu, così ti faccio compagnia.
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